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Di bene in peggio

“Tutto andrà bene alla fine. Se non va bene, allora non è la fine.”
(John Lennon)

“Alla domanda se io sia pessimista o ottimista, rispondo che la mia conoscenza è pessimista, ma la mia volontà e la mia speranza sono ottimiste.”
(Albert Schweitzer)

“Try to see it my way,
Do I have to keep on talking till I can’t go on?
While you see it your way,
Run the risk of knowing that our love may soon be gone.
We can work it out,
We can work it out.”
(The Beatles, “We can work it out”)

Viviamo nell’epoca del pensiero positivo, della positività ad ogni costo.
Siamo cioè immersi continuamente in situazione, trasmissioni televisive, film, letteratura, o anche semplici post che coltivano l’esegesi della tecnica di modifica e di miglioramento della qualità della vita attraverso l’osservazione e la gestione cosciente dei propri pensieri, cercando di farcene appropriare la filosofia che sta alla base. Uno dei principali presupposti su cui si basa la filosofia del pensiero positivo è infatti che i pensieri sono materia viva e creativa, sulla quale l’individuo ha ampia possibilità d’intervento. In parole povere, il solo fatto di pensare che tutto andrà bene provvederà a fare in modo che ogni cosa successa nel presente o nel passato possa essere stimolo o substrato per qualcosa di buono.
Ma non sempre è così. E nonostante sia anche piuttosto confortante – ed epidermicamente accettabile – il vecchio adagio che “ciò che non ci uccide ci rende più forti”, va anche detto che a volte ciò che non ci uccide ci rende comunque menomati. A volte, cioè, non è facile trarre qualcosa di positivo da qualcosa di realmente brutto, da qualsiasi parte si guardi quel qualcosa.
E se è vero che un fatto negativo va sempre affrontato e superato, non è sempre altrettanto scontato che, guardando poi a quell’evento una volta trascorso parecchio tempo, ne sarà possibile sorriderne o semplicemente riviverne lo svolgimento con asettico differimento. Anche a distanza di tempo, la ferita continuerà a dolere, anche laddove cicatrizzata.
A volte un male può essere solo ciò che è: se stesso, un male. E nessuna visione prospettica potrà farvi cambiare idea. Nemmeno quando riuscirete a guardarlo dall’altra parte del guado, una volta superatone il vortice tragico delle conseguenze immediate.

 

 

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".