Live Reports

Kevin Morby – Ferrara, Cortile del Castello Estense.

Ferrara, 14 giugno 2023.

Non si vedevano rose attorcigliate ai microfoni da quando Willy De Ville non è più tra noi.
In una serata tiepida e gradevole ci ha pensato Kevin Morby, che le ha poi lanciate dal palco allestito all’interno delle mura del suggestivo Castello Estense in omaggio a un pubblico attento e coinvolto di una Ferrara sempre bellissima e accogliente.
Città che, come le fotografie dell’ultimo album dell’autore texano, ha il potere di farti viaggiare tra i ricordi.
Il prolifico musicista texano (all’attivo già sette album in pochi anni, più altre cose sparse) ha offerto un set principale dall’andamento circolare, aperto e chiuso da due versioni differenti della canzone che dà il titolo al suo ultimo album e alla sua estensione “More Photographs” atteso in formato fisico il prossimo settembre su Dead Oceans.
Accompagnato da una band notevole e ben allestita (sono della partita Cyrus Gengras alla chitarra, Cochemea Gastelum a sax e flauto traverso, il bassista Liam Kazar, Erik Slick ai tamburi, alle tastiere Dave “Moose” Sherman e a violino e cori la preziosa Macie Stewart), una E-Street Band in sedicesimo che ha le potenzialità per diventare qualcosa di molto importante, Kevin Morby ha offerto un concerto quasi impeccabile, tirato e molto rock, suonato con forza e urgenza.
Forse si è fatta sentire la mancanza di una quindicina di minuti da dedicare ai brani più intimi che costellano i suoi dischi, ma è un piccolissimo appunto.


Diciassette brani, istantanee di vite vissute, stanze disadorne, fotografie in bianco e nero o dai colori lavati dal tempo, visi, strade polverose, campi di grano, ricordi di famiglia, falò accesi sotto le Pleiadi, il sole accecante del Texas, fiumi.
Tanti fiumi, che scorrono come il tempo, che portano vita e portano morte: il Mississippi fatale a Jeff Buckley di A Coat of Bitterflies, dolce e amara e che sarebbe piaciuta tantissimo a Leonard Cohen.
Una finestra sul passato, con storie di rock’n’roll, di città abitate – la New York di Lou Reed fa da sfondo a City Music, dedicata alla città di Ferrara – e luoghi visitati – il Kansas, gli studi della Sun Records, il Tennessee.
Proprio Bittersweet, Tennessee è resa più elettrica e per questo un po’ meno commovente, ma resta una canzone fantastica.
Nel mezzo gli strascichi garage di Rock Bottom, una spregiudicata No Halo, e i tre atti di Campfire, il capolavoro tratto da “Sundowner”. 

There’s a campfire inside my soul
And it billows
And the sky was a thousand years old
Always kept time in my back pocket
No man, goddamn, came to take my soul
Shut the door, then lock it
And where have all of my friends gone?

Splendono Dorothy e I Have Been To The Mountain, i ricami di pianoforte in Piss River e il violino di Five Easy Pieces sono un aratro che rinfresca i solchi che erano stati seminati a folk dal Mellencamp di “Lonesome Jubilee” e a cotone dal Dylan di “Oh Mercy”.
Nei bis tocca alla straordinaria Harlem River l’onore di chiudere il concerto, un lungo e psichedelico talking-blues dal retrogusto vagamente africano che si riallaccia idealmente ai sentori afro-beat dell’iniziale This Is A Photograph,
Lasciamo la città. Sulla nostra destra le luci della gigantesca centrale elettrica, di fronte a noi il Po, il nostro fiume.
Lo superiamo e guidiamo nella notte parlando di musica e di concerti bellissimi come quello che abbiamo appena visto.

Kevin Morby, Ferrara 14/06/2023
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Roberto Remondino

"Wishin' and hopin' and thinkin' and prayin' Plannin' and dreamin' each night of her charms That won't get you into her arms So if you're lookin' to find love you can share All you gotta do is hold her and kiss her and love her And show her that you care".