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Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi al Folk Club.

Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi // Folk Club, Torino 19 e 20 settembre 2024.

Eccezionale.
Preferite sensazionale? Clamoroso? Strabiliante? Scegliete voi, basta che il termine renda l’idea dell’evento e del conseguente entusiasmo che si è manifestato al cospetto del duo composto da Rhiannon Giddens e Francesco Turrisi al Folk Club di Torino.
Chi scrive ha assistito alla prima di due serate, quella di giovedì 19 settembre.
Come più volte sottolineato dallo stesso pianista/percussionista/fisarmonicista (che, nell’occasione, si è anche cimentato degnissimamente all’ukulele) torinese, la storica venue sabauda, così intima ed accogliente, consente a questa coppia di incredibili musicisti di sperimentare e approcciare repertori inconsueti rispetto ai propri standard, che solitamente li vedono affrontare audience molto, molto più numerose.
L’abilità con la quale padroneggiano gli strumenti e l’incredibile duttilità vocale della Giddens sono aspetti consistenti, ma sarebbero poco significativi se non fossero permeati da una passione che raramente si riscontra, oggidì, in campo non solo musicale.

Aneddoti e racconti fluiscono tra le esecuzioni di brani autografi e cover di assoluto prestigio, oltre a traditional che introducono raccontandone la genesi e il senso del loro inserimento in scaletta. Rhiannon, riconosciuta regina del banjo (nel 2016 ha vinto, prima donna e prima artista afroamericana ad ottenerlo, il premio istituito da Steve Martin, attore che a sua volta è considerato un virtuoso dello strumento), ha spesso imbracciato una viola da spalla dimostrando di saperne trarre ogni sonorità possibile, nonostante ne abbia iniziato lo studio di recente.

La sua voce, ora potentissima, ora sussurrata con sublime intensità, si è espressa in varie lingue: dall’inglese, ovviamente, allo spagnolo (una sorprendente versione, accompagnata dal piano di Turrisi, di Dos Gardenias, dal progetto Buena Vista Social Club), al gaelico (la coppia risiede in Irlanda, inevitabile una giga tradizionale), fino all’italiano (un’emozionante Estate di Bruno Martino) e al dialetto salentino per una pizzica che ha scatenato il pubblico. Il tutto esibendo un’unitarietà di suono e d’intenti che, dalla matrice folk/bluegrass di base, spazia tra i generi mantendo un’identità personalissima.

Insomma, tra abilità strumentale (affascinante cosa scaturisca dai tamburelli di Francesco, da sempre alla ricerca di una connessione storica tra la tradizione dell’Italia meridionale e quella dell’America rurale) e sensibilità emotiva, qualsiasi appuntamento (siamo ormai al quarto) del duo col pubblico del Club torinese diventa irrinunciabile. E, infatti, abbiamo contato anche presenze tra torinesi d’adozione, originari degli U.S.A. e della Scozia, ma anche chi si è sobbarcato appositamente un viaggio impegnativo da Bologna e persino da Salerno.
Eccezionale? Sensazionale? Clamoroso? Strabiliante? Scegliete voi, basta che la prossima volta non ve li perdiate. Ma questo vale per ogni proposta del Folk Club, ne converrete.

 

 

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Massimo Perolini

Appassionato di musica, libri, cinema e Toro. Ex conduttore radiofonico per varie emittenti torinesi e manager di alcune band locali. Il suo motto l'ha preso da David Bowie: "I am the dj, I am what I play".