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“1000 dischi per un secolo: 1900-2000” alla seconda edizione

Quattro chiacchiere con l’autore Enrico Merlin

Non esito a definire “1000 dischi per un secolo: 1900-2000” un’enciclopedia ragionata della musica. Nel suo formato cartaceo, stile elenco telefonico, è un’opera monumentale: mille pagine per mille schede, ciascuna dedicata ad un album pubblicato nel corso del ‘900.
L’autore è Enrico Merlin, eclettica chitarra jazz di lunga carriera e chiara fama; tuttavia “1000 dischi” non è un libro sul jazz. C’è il jazz, certamente, ma anche il pop, il rock, il funk… e non manca la musica classica. Ma c’è un fil rouge che attraversa con naturalezza tanta eterogeneità: ciascuno degli album di cui si parla rappresenta uno snodo innovativo nell’ambito del suo genere, o della sua epoca. Dischi che hanno fatto storia, insomma, e senza i quali la musica, adesso, non sarebbe quella che è.

Si tranquillizzi chi teme di ritrovarsi in mano un migliaio di paginette infarcite di paroloni e voli pindarici, tanto carini da leggere quanto vacui nel concreto (in altre parole: una riproposizione in salsa enciclopedica di quello che troppo spesso si legge nelle pubblicazioni in ambito musicale). Enrico Merlin è un musicista, e -conseguentemente- il suo commento è quello di un musicista. Il cenno estetico c’è, e ci vuole, ma il piatto più ghiotto è il commento tecnico. L’autore entra senza pedanteria nel merito delle scelte stilistiche, mette a nudo la struttura dei brani, rivela dettagli della composizione: tutti aspetti che difficilmente possono essere colti dall’ascoltatore medio, cioè da chi, come il sottoscritto, ascolta la musica soprattutto con l’emisfero destro del cervello. Enrico Merlin offre a tutti l’opportunità per attivare anche quello sinistro, deputato al ragionamento logico, nell’andare a cogliere tutti quei dettagli comprensibili solo a chi la musica la studia e la fa. Da semplici fruitori a conoscitori: è un bel passo in avanti. Ma non basta ancora.

Ogni scheda, infatti, è corredata della tracklist, della formazione (ospiti inclusi), dell’elenco dei brani (comprese eventuali ghost tracks), nonché delle informazioni discografiche. Tra l’altro, Merlin si preoccupa anche di indicare, tra le differenti versioni reperibili di ogni album, quella che a suo giudizio offre la migliore esperienza di ascolto. Infine, non mancano -ove possibile- chicche da veri intenditori: ad esempio, per il live “Agharta” di Miles Davis, accanto alla scombiccherata tracklist ufficiale stampata sulla copertina, è riportato l’elenco dei brani effettivamente eseguiti in concerto.

Il testo è organizzato cronologicamente con suddivisione in anni; per ciascuno di essi sono elencati, in una pagina dedicata, i più interessanti eventi musicali e discografici, nonché i musicisti “notevoli” nati e morti. Insomma, tutto quello che avreste sempre voluto sapere ma non avete mai nemmeno immaginato di poter chiedere.
La lettura può, naturalmente, essere sistematica, partendo dalla prima scheda per procedere sino all’ultima; ma sono possibili approcci alternativi. Ad esempio, si può cominciare dagli album che si conoscono, per approfondire gli aspetti di tecnica musicale, e procedere poi con tutti gli altri. Al contrario, può essere interessante andare dapprima alla scoperta degli album sconosciuti, per poi dedicarsi alla fase di approfondimento collocando in un orizzonte più ampio gli album noti. Quale che sia l’approccio scelto, il mio personale consiglio è di tenere a portata di mano un browser aperto su Wikipedia e Youtube (o analoghi): il commento di Merlin stuzzica la curiosità e risulta quasi istintivo andare a documentarsi sulla terminologia tecnica di cui non si conosce in dettaglio il significato e, al tempo stesso, ascoltare l’album e verificare se quel che scrive l’autore è proprio vero.
Posso garantire che lo è, e le scoperte preziose sono continue.

“1000 dischi per un secolo” è stato pubblicato nel 2012; di recente, l’8 dicembre 2023, ne è uscita la seconda edizione, debitamente rivista ed aggiornata, già in ristampa. Con l’occasione, abbiamo rivolto qualche domanda all’autore, Enrico Merlin.

Weloveradiorock.com: Buongiorno Enrico. Prima di tutto, grazie per la tua disponibilità. “1000 dischi per un secolo: 1900-2000” dopo 11 anni arriva alla seconda edizione, che nel giro di pochi mesi è già in ristampa. Per un testo tutto sommato tecnico e pubblicato esclusivamente in formato cartaceo è un bel successo, non trovi?

Enrico Merlin: Grazie a te, è sempre un piacere avere l’occasione per poter raccontare qualcosa delle mie attività. In merito alla ristampa del libro, devo dire di esserne molto felice e orgoglioso. Quando è nata, oltre un anno fa, l’idea di farne una nuova edizione, ne sono stato immediatamente entusiasta. A quel punto però ho pensato di rinnovare anche i contenuti, aggiornandoli e operando diverse correzioni e sostituzioni.

WLRR: Quali sono le principali differenze tra prima e seconda edizione? Hai sostituito molti album?

EM: Sì, siamo di fronte a circa un 30% di differenze tra aggiunte, aggiornamenti e sostituzioni. Infatti le statistiche ci dicono che i primi acquirenti della nuova edizione sono stati in gran parte quelli che già possedevano la prima. Ora il libro si sta facendo rapidamente strada nel mercato e sembrerebbe collocarsi tra i libri italiani più venduti nel campo dei libri di storia della musica, tanto che siamo – come hai anticipato – già in ristampa.

WWLRR: Da cosa è nata l’idea di scrivere un libro dedicato al commento di 1000 album, che pochi non sono?

EM: Mi sembrava un bel numero. Poi (giochetto interno), il numero di “Zero” e lettere “O”, nel titolo completo (1000 dischi per un secolo, 1900-2000) è pari al numero di decenni del secolo. Tutto è nato già negli anni ’90, quando mi è partita la fissa di indagare l’evoluzione della musica del ‘900.

WLRR: Il criterio di selezione degli album è dichiaratamente il loro carattere innovativo, ma in un secolo sono stati pubblicati certamente più di 1000 album innovativi. Quanto è stato difficile sceglierli? Hai dovuto fare delle “rinunce”?

EM: Questa è la domanda più difficile a cui rispondere. Chiaramente sì, anche se su alcune opere non possono esserci molti dubbi, per altre è necessario raccontare il perché siano innovative. E spesso mi accade anche di dover spiegare perché altri album considerati iconici non siano stati inseriti. Però, a fronte di appassionati come te e me, che ritengono che 1000 siano pochi, ci sono anche quelli che sono assolutamente convinti che siano davvero troppi (ricordo una delle prime recensioni nel 2012, da parte di un noto critico jazz, che scrisse proprio così)… Risi, ovviamente.

WLRR: Sono tutti album che possiedi?

EM: Ehm, certo, altrimenti parlarne sarebbe complicato. In un formato o nell’altro sì. A parte qualche rarità assoluta (troppo costosa in attesa di ristampa), che magari mi è stata gentilmente “prestata”.

WLRR: Se non erro, l’anno scorso hai anche curato una mostra dedicata alle copertine dei 1000 dischi. Vuoi parlarcene brevemente e, soprattutto, dirci se pensi di portarla “in tournée”?

EM: La mostra omonima è una sorta di spin-off del libro. Organizzata con lo staff del Festival Jazzinsieme di Pordenone (città che in qualche modo mi ha recentemente adottato) più che una mostra di copertine è una mostra sonora che si presenta attraverso l’iconografia del supporto fonografico. Non è infatti un’esposizione, come molte, di pezzi rari a livello collezionistico (che so, la prima edizione di “The Dark Side of the Moon” o la copia autografata dall’artista – a volte c’è anche quello, ma non è il target della mostra), quanto più un viaggio nel tempo per dare anche una dimensione visiva e tattile all’evoluzione del suono del ‘900. Infatti parte integrante della mostra sono le guide all’ascolto da me condotte, che ne sono il vero cuore pulsante.
Dopo le migliaia di presenze e il successo straordinario, che ha fatto sì che l’amministrazione comunale richiedesse espressamente una proroga della durata, siamo sempre più convinti che sarebbe importante poterla portare in giro per l’Italia e non solo. E ci siamo già mossi.

WLRR: Bene! Allora attendiamo fiduciosi. E considerato che difficilmente tu ed io avremo il piacere di vedere l’alba del prossimo secolo… ma che, in fondo, tra un anno sarà trascorso un quarto del XXI, che ne diresti di un “mini-sequel”, tipo “250 dischi per i primi 25 anni di questo secolo”, o qualcosa del genere? Ci stai pensando?

EM: Ci penso da tempo. A questo riguardo ho curato per alcuni anni due rubriche sulla rivista Jazzit in cui indagavo centinaia di dischi usciti negli ultimi i anni. Il mio ovviamente è più un approccio da storico, non ritenendomi un critico musicale. Quindi credo che per fissare in un libro alcune idee in merito ai principi innovati, sia necessario del tempo e della distanza. In alcuni casi però appare evidente immediatamente come certe opere possano essere dei veri spartiacque o dei lavori di sintesi per un artista o rampe di lancio verso il futuro.

WLRR: Facciamo il vecchio gioco dell’isola deserta. Se tu potessi portare con te solo 10 album, li sceglieresti tutti tra quei mille? Ce ne vuoi elencare qualcuno che ritieni imprescindibile?

EM: Ahhhh, altra domanda delle mille pistole. In realtà la lista è dinamica e cambia a seconda del momento e dello stato d’animo. Poi fondamentalmente nella testa ho sempre almeno tre liste
1. i dischi che ritengo siano fondamentali nell’evoluzione della storia della musica
2. i dischi che hanno rappresentato qualcosa di speciale nella mia vita e sono come delle copertine di Linus (e qui ci entrano dischi come Hejira di Joni Mitchell, Blue Valentine di Tom Waits, Thanks I’ll Eat It Here di Lowell George… che possono esserci o non esserci tra i 1000)
3. i dischi che in questo momento sono qui che mi guardano…

Facendo una sintesi delle tre liste… forse (oggi 14 febbraio 2024, alle 10:37) potrei dire (in ordine alfabetico):

The Beatles – Revolver
Jeff Buckley – Grace
Ry Cooder – Paris Texas
Miles Davis – Bitches Brew
Claude Debussy – Preludes, con Arturo Benedetti Michelangeli
John Fahey – The Return of the Repressed
Jimi Hendrix – Electric Ladyland
King Crimson – Discipline
Sun Ra – The Singles
Frank Zappa – Hot Rats Complete Sessions

Poi fuori concorso non può mancare l’integrale Nick Drake.
Se non piace Nick Drake è una patologia grave, talmente grave che solo l’anatomopatologo può fare qualcosa per voi. Ed egli constaterà che avete un cuore di pietra…

WLRR: Fortunatamente la mia lista si sovrappone in buona parte alla tua. Visto che ormai siamo scivolati sul personale, in chiusura un piccolo off-topic: quali sono i progetti che, da chitarrista, stai portando avanti in questo periodo?

EM: Sicuramente il mio solo (dove suono melodie popolari e brani miei, tra acustica ed elettrica), il BEJE Project (un quintetto italo-britannico di stanza a Bristol, con cui a ottobre faremo il terzo tour) e il duo con Luca Fattori (cantante straordinario di Bologna con cui ho registrato anni fa). Tra i progetti che mi piacerebbe rimettere in pista a breve ci sono il duetto con Roberto Bindoni e quello con Pierpaolo Martino. Sulle formazioni invece il trio Miles Ahaed e il quintetto di stanza torinese che tu ben conosci, Miles Legacy Band (con Alfredo Ponissi, Cesare Mecca, Roberto Chiriaco e Gaetano Fasano).

WLRR: Sì, sono onorato di conoscere la Miles Legacy Band e non vedo l’ora di ascoltarvi in concerto… Enrico, grazie ancora per il tuo tempo. In bocca al lupo per ogni cosa e, soprattutto, per il successo della seconda edizione. Alla prossima!

EM: È stato un vero piacere e ti ringrazio moltissimo per questo spazio e questa opportunità. A prestissimo, spero.

Enrico Merlin -1000 DISCHI PER UN SECOLO: 1900-2000
Ed. Il Saggiatore, 2023
ISBN: 978-884281711-6

Stefano Barni

Curo le foglie. Saranno forti, se riesco a ignorare che gli alberi son morti.