Live Reports

Tinariwen ⵜⵏⵔⵓⵏ – Live a Hiroshima Mon Amour

Hiroshima Mon Amour, Torino 16/giugno 2023.


Proprio sabato 24 giugno i Tinariwen ⵜⵏⵔⵓⵏ sono tornati a suonare al prestigioso festival di Glastonbury che li aveva visti tra i protagonisti nel 2007, una tappa importante del loro tour che nel 2023 li sta portando negli Stati Uniti e in Europa.
All’italia è spettato l’onore di ospitarli per le date di Milano e Torino, quella di Firenze è stata purtroppo annullata causa maltempo.

I Tuareg hanno uno spirito nomade, uno spirito di libertà, di indipendenza. Sono i depositari della cultura libico-berbera ed è importante che il mondo sappia che questa cultura forse più antica delle culture dell’antica Grecia e di Roma. E’ una cultura che ha coabitato con i faraoni, coi fenici. Ora, gli elementi più caratteristici di quelle cultura si trovano nella popolazione Tuareg.
Tinariwen è un movimento che nacque da tutto il dolore e dall’umiliazione che i Tuareg hanno subito”.
Sono le parole del loro portavoce Issa Diko.

Di sabbia tra i capelli sempre folti ma un po’ ingrigiti di Ibrahim Ag Alhabib, capo-carovana e fondatore del gruppo, deve esserne passata davvero tanto da quel 1963 quando all’età di quattro anni fu testimone dell’uccisione del padre da parte del governo del Mali durante la rivolta.
Il trascorrere del tempo ha un po’ ingentilito i tratti somatici di Abaraybone, il “bambino straccione” come era stato soprannominato da piccolo quando imparò a suonare una chitarra costruita con un bastone, una tanica di combustibile e cavi di freni da bicicletta, ma la faccia da romantico delinquente è ancora quella.


Nel 1979 esule in Algeria, conobbe Alhassane Ag Touhami, Inteyeden Ag Ableline e suo fratello Liya e cominciò a suonare assieme al fratello musiche tradizionali ai matrimoni e alle feste per gli esiliati.
Quante deve averne viste Ibrahim. Negli anni ottanta rispose alla chiamata del Colonnello Gheddafi che incoraggiava i Tuareg a unirsi a una nuova legione islamica. Chitarre e mitra in spalla, i Tinariwen combatterono per l’istruzione, la libertà politica e l’indipendenza del loro popolo.
Attraverso il Sahara cominciarono a diffondersi le cassette con le canzoni che contenevano i loro messaggi ribelli messi in musica, presto bandite dal governo maliano.
Attacchi contro edifici governativi, imboscate: la ribellione ebbe inizio e durò sei mesi fino al raggiungimento di un accordo di pace quando i Tuareg si divisero in fazioni.
I Tinariwen deposero le armi e si dedicarono alla musica registrando i loro primi album nel Mali e in Costa d’Avorio.
Nel 1999 suonarono il loro primo spettacolo fuori dall’Africa, in Francia dove si presentarono come Azawad, il nome di uno stato indipendente, sogno non ancora realizzato.
La sigla Tinariwen cominciò a circolare nel mondo occidentale grazie al successo dell’album “Amassakoul” e all’aperto apprezzamento di musicisti come Robert Plant e Damon Albarn.
Come dei veri nomadi globali partirono per una tournée che li portò a suonare in Africa, Giappone, Canada, Stati Uniti ed Europa.
Seguirono altri album in un tempo di relativa pace fino al 2010 quando la minaccia di Al Qaida diventò davvero pesante.
E’ in questo periodo che registrarono nel parco nazionale algerino Tassili N’Ajjer ritenuto relativamente sicuro uno dei loro album più importanti.


“Tassili” è formato da canzoni prevalentemente acustiche, quasi un ritorno alle origini quando il gruppo suonava e cantava attorno a un falò acceso nel deserto.
L’album si avvalse della collaborazione di Nels Cline dei Wilco alla chitarra e della Dirty Dozen Brass Band ospite ai fiati, di Tunde Adebimpe e Kyp Malone di TV on the Radio e permise loro la conquista del Grammy Award del 2009 come miglior album nella categoria “World”.
Dal loro sito ufficiale si legge che
“Nel gennaio 2012, una nuova ribellione Tuareg ha avuto luogo nel nord del Mali, un gruppo noto come Movimento Nazionale per la Liberazione dell’Azawad (MNLA) dichiarando l’indipendenza e annunciando la formazione di un nuovo stato Tuareg indipendente, l’Azawad. Questa volta, Tinariwen è stato un bersaglio, grazie alle macchinazioni di un gruppo militante, Ansar Dine, che ha cercato di imporre la rigida legge della Sharia in tutta la regione. Ci sono state segnalazioni di milizie locali che hanno visitato le case di musicisti, hanno preso chitarre e batterie, le hanno cosparse di benzina e le hanno incendiate. Ad agosto, gli islamisti hanno emesso un decreto che recita: “Non vogliamo la musica di Satana. I versetti coranici devono prendere il suo posto. Lo richiede la Sharia”.

Nel 2013 il gruppo cadde in un’imboscata, la maggior parte dei membri della band riuscì a fuggire ma Abdallah Ag Lamida venne rapito mentre cercava di salvare le sue chitarre, fu poi rilasciato indenne dopo alcune settimane.
Ma i loro ipnotici groove, il loro desert-blues e i loro testi trasportati dal vento non conoscono ostacoli e confini.
Pur in esilio la loro attività discografica e concertistica non conobbe sosta.
C’è un ambiente adatto a loro negli Stati Uniti: è il deserto di Joshua Tree dove registrano il loro sesto album intitolato “Emmar” con il contributo di Josh Klinghoffer dei Red Hot Chili Peppers e, Matt Sweeney dei Chavez, il rapper Saul Williams e il multistrumentista Fats Kaplin.
Le canzoni contenute nel disco si concentravano sul conflitto politico che stava avvenendo in patria perché:

Gli ideali del popolo sono stati svenduti a buon mercato, amici miei
Qualsiasi pace imposta con la forza è destinata a fallire
E lasciare il posto all’odio

L’album pur avendo un tono più cupo ed introspettivo era comunque un richiamo al risveglio delle coscienze di un popolo che non conosce pace, supportato dalle dinamiche di quattro stupende chitarre e da una sezione ritmica inarrestabile.


Per arrivare ai nostri giorni, a fine maggio è uscito il nuovo album a loro nome.
Nelle intenzioni del gruppo “Amatssou” doveva essere registrato a Nashville nello studio di Jack White ma la pandemia globale li costrinse a rivedere i piani.
Caricati gli strumenti sui loro 4×4 il gruppo si mise in movimento sulle piste tracciate nel deserto e si fermò a registrare presso l’oasi di Djanet in Mauritania, all’interno dei confini del deserto meridionale dell’Algeria e del Parco Nazionale del Tassili N’Ajjer.
Quanto possa essere bello ascoltare queste musiche in mezzo al nulla sotto a un incredibile cielo stellato possiamo solo immaginarlo.
I nastri furono poi inviati a Daniel Lanois che organizzò l’aggiunta in post-produzione di strumenti come violino e steel-guitar e banjo.
Suoni che portano a un avvicinamento del loro blues desertico alle tradizioni country-blues americane ma in realtà il risultato è quello di una classica produzione di marca Tinariwen perché la mano del grande produttore americano ha il difetto di essere fin troppo trasparente.
Non c’è traccia degli echi e dei riverberi che espandevano in profondità i suoni degli album di Bob Dylan, di Neil Young e degli U2 prodotti da lui.
Sulla carta poteva essere una giocata vincente ma se le intenzioni erano quelle di replicare quella straordinaria commistione di stili che fu il disco di Ry Cooder insieme ad Ali Farka Tourè Amatssou non centra in pieno il bersaglio. Rimane un ottimo disco dei Tinariwen, composto da belle canzoni dove a tratti affiora un po’ di mestiere.


Proposte a Torino in un Hiroshima Mon Amour pieno all’inverosimile queste si sono amalgamate a quelle tratte dagli altri album del gruppo senza soluzione di continuità, facendosi però riconoscere per un approccio più dolce e rilassato.
In concerto l’amata banda di Tuareg, elegantissima nei loro abiti tradizionali, è sempre sinonimo di garanzia, ancora vincente coi suoi ipnotici e ostinati cluster ritmici e l’amalgama delle voci non ha perso un grammo dell’antico fascino.
Dalle chitarre partono come di consueto delle impetuose sciabolate, forti quanto i venti che soffiano sul deserto che quando si placano lasciano sulla sabbia tante piccole onde parallele.

Tinariwen HMA 16/06/2023
Author: Roberto Remondino
Copyright: www.weloveradiorock.com
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Roberto Remondino

"Wishin' and hopin' and thinkin' and prayin' Plannin' and dreamin' each night of her charms That won't get you into her arms So if you're lookin' to find love you can share All you gotta do is hold her and kiss her and love her And show her that you care".