Live Reports

Nick Mason e il cerchio magico dei Pink Floyd

“Qualcuno di voi era con noi a Roma nel ’67?”, così Nick Mason, il batterista dei Pink Floyd, ci ha accolti allo Stupinigi Sonic Park. Di reduci di quella prima tournée non se ne contano ma su questo palco dentro il meraviglioso giardino della Palazzina di Caccia ci sono i Saucerful of Secrets, la terza via tra gli eterni litiganti Roger Waters e David Gilmour. Con il 78enne di Birmingham, Domenica 26 giugno 2022, suonano Gary Kemp (from Spandau Ballet) e Lee Harris alle chitarre, Dom Beken alle tastiere e il capobanda Guy Pratt, il bassista che ha sposato la causa dal 1987 e la figlia del compianto Rick Wright nel 1996.
Neanche a dirlo, si parte proprio con il riff di basso di One Of These Days, quello che ci aspetta è un viaggio extrasensoriale negli anni eroici e più psichedelici: dal primo singolo del 1967, quella Arnold Layne che è anche il secondo pezzo della scaletta, all’album Obscured by Clouds del 1972. Un attimo prima della consacrazione di The Dark Side of the Moon e di quegli altri tre dischi monumentali (Wish You Were Here, Animals e The Wall) con i quali Mason avrebbe davvero vinto facile.
Suonare, però, sembra davvero essere l’unica cosa che conta per questi signori che visti in spiaggia scambieresti tranquillamente per un gruppo di attempati inglesi in vacanza, perciò avanti con Fearless, Obscured by Clouds, When you’re In e Candy and a Currant Bun, il lato B del primo 45 giri. Ha ragione il mio ami o Federico: “Chi suonerà ancora questa musica dopo?”
Ora è però tempo presente, anzi assente che basta poco per uscire dal corpo e andarsene a zonzo tra i carpini e le stelle. Syd Barret è tra noi, i suoni sono ricercatamente quelli, compresa qualche compressione di frequenza delle voci che nel 2022 si fa un po’ fatica a digerire. Nulla a che fare comunque con l’idea di cover band, l’impressione è proprio quella di trovarsi in una palestra o in un teatro della Sweet London alla fine di quei fatidici anni ‘60. È la rivincita del batterista ma anche dei fan (pardon seguaci) che molti di questi brani mai hanno sentito dal vivo, alcuni perché dal vivo i Pink Floyd non li hanno nemmeno mai suonati.
“Per rimettere insieme Waters e Gilmour ci vorrebbe un Mandela”, ha dichiarato giusto qualche ora prima Mason ai giornali. Ad ascoltare i Sourceful of Secrets si capisce solo che gli assenti hanno torto e che difficilmente nella mia vita ci sarà un’altra serata del genere.
Sale la luna in cielo, tocca a Vegetable Man, a If (con in mezzo la suite di Atom Heart Mother), a Remeber a Day e poi la bocca resta spalancata per Set the Controls for the Heart of the Sun. Nick lo sa di averci tirato fuori un arrangiamento sontuoso, nicchia e si ferma a scherzare: “Stasera posso suonare anche quel gong che a Pompei Roger ha voluto per sé”.
Arriviamo alla pausa tutti piuttosto inebetiti, siamo in un posto bellissimo, tra la musica e l’immaginario psichedelico di luci e colori mancherebbe solo la doccia di aranciata all’LSD, pare la cosa non sia tanto legale e che gli stessi Floyd ci abbiano rinunciato da almeno cinque decenni. Si ricomincia con il viaggio spaziale ed è subito Astronomy Domine, poi avanti con The Nile Song, Burning Bridges, Childhood’s End, Lucifer Sam e quella Echoes nella quale brillerà per sempre il genio di Richard Wright. L’anello di congiunzione tra i pianeti litigiosi non c’è più dal 2008, l’unica reunion del quartetto storico risale al 2 luglio 2005 (a quasi un quarto di secolo dal tour di The Wall), dopo ci sono state pubblicazioni preziose (il cofanetto The Early Years 1965-1972, sicuramente, ma anche il live di Is There Anybody Out There?), altre discutibili (l’album di scarti, pardon inediti, The Endless River) e il brano di quest’anno nel quale ad essere buoni si salva giusto Mason con il suo One, Two, Three, Four di attacco iniziale.
I bis? Immancabile See Emily Play, con il pubblico finalmente in piedi, e A Saurceful of Secrets, l’ultimo giro è per Bike: “Let’s go into the other room and make them work”.
Io mi sono emozionato e guardando il palco direi anche loro, il batterista ha vinto la scommessa.