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I Need to talk about Him – Ben Harper & The Innocent Criminals, live a Stupinigi

Da quando scrivo con una parvenza di serietà professionale – e parlo di “parvenza”, non per l’incapacità o la poca convinzione del tentativo in corso, quanto per la mancanza di una remunerazione che, di fatto, renderebbe il termine in sé non utilizzabile – tra le azioni che ho imparato (o che, in effetti mi sono state insegnate) a non commettere mai c’è certamente quella di non parlare assolutamente della presenza numerica del pubblico ad un dato evento, soprattutto se questa è stata ben al di sotto delle aspettative del concerto, e della bravura, dell’impegno e della serietà con la quale l’artista in questione fa e ha fatto musica, e si è proposto al pubblico.
E’ uno di quei tabù impronunciabili, alla stregua del “Colui che non si deve nominare” nella saga di Harry Potter, o dell‘Innominato (da cui, presumibilmente, la Rowling ha preso in prestito la prassi, NDR) di manzoniana memoria: vi si attribuisce una sorta di damnatio memoriae, tacita quanto sottintesa, che cancella di fatto ogni dato numerico di presenze al concerto in questione.
Il quale verrà pertanto tramandato ai posteri con termini molto vaghi, quali ‘non eccezionale’, oppure ‘al di sotto del meritorio’ oppure ancora – con un ribaltone semantico da far invidia a Greg Louganis – “abbastanza nutrito da non farti sentire in completa solitudine”.
Ammettendo la immeritata paternità dell’ultima definizione, devo altresì addebitarmi una seconda malefatta, in questo caso: e cioè, segnalare che al concerto di Ben Harper e dei suoi ‘Criminali innocenti’ al quale ho avuto la fortuna di partecipare la settimana scorsa tra le mura (quasi nel vero senso della definizione, ndr) amiche della regale Palazzina di caccia di Stupinigi, le presenze spettatoriali non superavano il conto di duemila unità, pur arrotondando la cifra per eccesso.
E dico questo dato con una amarezza ‘contabile’ che qualche anno fa non mi sarebbe appartenuta, ma di cui invece sarei stato davvero contento. La motivazione non è da ricercare in qualche recondito sadismo ai danni dell’eccellente Ben – le cui dita hanno accarezzato i padiglioni uditivi di tutti i fortunatissimi presenti, così come lo scintillio della sua Steel Guitar ha ammaliato sguardi di grandi e piccini – né tantomeno in una improbabile incapacità dei suoi cinque bravissimi strumentisti, quanto invece proprio per l’opposta ragione: una erronea convinzione nel pensare che certa musica e certi artisti potessero appartenere solo al sottoscritto e, nel caso, ad un ristrettissimo numero di seguaci, con i quali avrei certamente potuto (anche se mal volentieri) condividere un piacere comunque elitario.
In effetti, sono passati parecchi anni da quando facevo ragionamenti simili, e un po’ più ragionevolmente mi sono riscoperto molto più generoso nel voler condividere conoscenze e opere che – di fatto – appartengono alla necessaria categoria della ‘Bellezza’.
E infatti, la mia disdetta e il mio disappunto, in casi come questo, provengono tutte da questo mio anelito di condivisione, e dalla necessità che questo genere di ‘incanti’ vadano propalati ‘urbi et orbi’, perché il Mondo intero – o per lo meno, una nutrita parte di esso – ne esca migliorato almeno di un’oncia ad ogni passaggio di orecchio.
Questo è stato l’unico disagio provato davanti ad un vero e proprio distillato di meraviglia, profuso da Ben Harper dal palco dello Stupinigi Sonic Park, in una ridondanza di umano splendore che – tra meraviglia sonora e fulgidezza architettonica – ha infuso sotto la pelle di ognuno dei presenti un sentimento di condivisa gratitudine, e di empatica forza.
In poco più di due ore, accompagnato dai suoi cinque Innocent Criminals – e in particolare dalla forza trascinante del percussionista Leon Mobley, e dalla bravura senza timori reverenziali del chitarrista Alex Painter, che dunque si assicurano qui una menzione d’onore – Ben Harper ha fatto capire alla porzione di mondo che lì lo ha ascoltato cosa significhi essere appassionato, capace, professionale e grato.
Si certo, proprio grato: perché la gratitudine che ha dimostrato e attribuito praticamente ad ogni spettatore presente di fronte al palco è stata palpabile, quasi quanto le note che vibravano dalle corde metalliche delle sue chitarre fin dentro le ‘corde’ spirituali di ognuno di noi.
Gratitudine anche ‘detta’ a voce emozionata, gratitudine espressa in ogni singolo movimento e in ogni assolo così come in ogni cambio di strumento. Emanata fino all’ultimo pezzo suonato, in ormai solitaria presenza, e con la chitarra acustica, sorprendendo quasi anche gli organizzatori e i ragazzi della security: rei, questi ultimi, di aver acceso i walkie talkie troppo in anticipo, producendo un rumore insopportabile per le orecchie dei presenti, e per l’orgoglio musicale e umano del cantautore di Pomona: essere rimbrottati con un “turn off those damned wlakie-talkie!” potrebbe fare curriculum solo se ci si trovasse in un altro contesto pseudo-musicale – che qui, per sacralità di circostanza, non menzionerò(ma si vada a vedere la line up del medesimo festival, giusto per intendere, ndr) – e non ad una funzione musicale che, con tanta sacrosanta ragione, il sanguigno Ben ha chiuso con le note melodiche e incantate di Waiting on an Angel:
“Hope you come to see me soon / ‘Cause I don’t wanna go alone / I don’t wanna go alone”.
E magari – anzi no, di certo – eravamo in pochi, davvero troppo pochi per tutta quella Bellezza: ma di certo, alla fine, anche parecchio meno soli, nel nostro gratissimo tragitto verso casa.

Set List del concerto @Stupinigi Sonic Park, 19/07/2022

Below Sea Level (a capella)
Jah Work
Burn One Down
We Need to Talk About It
Burn to Shine
Steal My Kisses
Need to Know Basis
Faded / The Ocean
Lebanon
Inland Empire (Ben Harper in solo)
Another Lonely Day (Ben Harper in solo)
Don’t Give Up on Me Now
Diamonds on the Inside
How Dark Is Gone
Finding Our Way
The Will to Live
Amen Omen

Bis:

When She Believes
It Ain’t No Use
Fly One Time
With My Own Two Hands
Walk Away

Bis #2

Waiting on an Angel (Ben Harper in solo)

 

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".