Live Reports

Bodega – Rock’n’Roll Attitude – Rivoli 20/04/2022

 

Circolo della Musica, Rivoli 20/04/22

Il quintetto newyorkese è approdato in Italia per presentare il nuovo album “Broken Equipment”, un disco fresco e gradevole che si avvale della produzione del chitarrista Ben Hozie e da lui mixato con l’aiuto di Bryce Goggin, già alla consolle per Pavement e Swans. L’album, come i lavori che lo hanno preceduto è pieno di belle canzoni, ottimi arrangiamenti, testi mai banali, mostra anche un certo appeal radio-friendly per nulla ruffiano e ha il pregio di scorrere  benissimo. Però non rende nemmeno lontanamente l’idea della quantità di energia che il gruppo riesce ad esprimere nei loro live. La prova è avvenuta ieri sera al Circolo della Musica di Rivoli, purtroppo davanti a non troppi testimoni. La band è in possesso della formula perfetta per rendere elettrizzanti i loro concerti: attitudine, presenza scenica, abilità tecniche e un tiro formidabile. Insomma, per farla semplice, spaccano di brutto. Inquadrabili nel filone Post-Punk o Alternative o chiamatelo come volete, i Bodega hanno un groove fantastico e un’abilità fuori dal comune nel coinvolgere il pubblico. Forti di un grande senso del ritmo e dotati di un suono piuttosto originale, i ragazzi di Brooklyn ipnotizzano gli spettatori dall’inizio alla fine del concerto. E’ vero, sono derivativi. Ma anche vero che sono un concentrato di tutte le band più fighe che vi vengono in mente: Sonic Youth? Sì. Pixies? Certo. The B-52’s, Devo? In dosi massicce. E ancora, i migliori Strokes e Interpol.
Il basso pulsante di stampo new-wave di Adam See e due batterie, o meglio una batteria divisa in due, una metà è suonata dalla frontman Nikki Belfiglio a supporto della stand-up drum dell’indiavolata Tai Lee, e l’incessante base ritmica è organizzata. A sinistra Ben Hozie, il più compassato dei cinque, suona la chitarra ritmica e declama liriche in coppia, o alternandosi, con la Belfiglio; a destra c’è quello che sembra il figlio di Andy Warhol: la chitarra solista di Dan Ryan disegna traiettorie imprevedibili con un stile che appare come la fusione di quelli attribuibili a Richard Lloyd e Tom Verlaine. Davvero bravissimo, una vera sorpresa.


In una scaletta estesa che non ha concesso momenti di pausa, “Thrown”, “Territorial Call of the Female” e “Statuette on the Console”, come le più vecchie “How Did This Happen?!”, “Jack In Titanic” e “Warhol” hanno fanno saltare in aria il pubblico e fatto il pieno di applausi. Chiusura affidata alla folgorante cover di “Sympathy for the Devil”, interpretata come avrebbero fatto i Velvet Underground. Il concerto più divertente a cui ho assistito da molto tempo a questa parte.
Ci sono altre date in programma in Italia, non perdeteli.








Roberto Remondino

"Wishin' and hopin' and thinkin' and prayin' Plannin' and dreamin' each night of her charms That won't get you into her arms So if you're lookin' to find love you can share All you gotta do is hold her and kiss her and love her And show her that you care".