Live Reports

Iosonouncane IRA Live – OGR Torino 22/04/22

Non era certo questa la volontà di Jacopo Incani. Avrebbe voluto presentare la sua monumentale opera, la sua personale odissea “IRA”, dal vivo, in forma integrale, replicata pedissequamente come fosse una registrazione in presa diretta con tutti i musicisti con cui è stata registrata la versione in studio. Voleva farlo prima che l’album potesse essere ascoltato in qualunque formato di fruizione diverso da un concerto. Voleva farlo ad Aprile 2020…già… Ha ritardato l’uscita dell’album di un anno per tentare, testardamente, da buon sardo, di fare come la sua mente aveva partorito l’idea in origine, ovvero con 7 concerti esclusivi di presentazione. Niente da fare: a Maggio 2021 si è arreso. L’album è uscito e il resto è storia. “IRA” si è consacrato come uno spartiacque unico nella storia della musica italiana. Anche se questa definizione non è forse quella più calzante. Spartiacque lo è ma di una lingua indefinita. Precaria. Con tracce di arabo, inglese, francese, che di italiano ha solo la costruzione grammaticale delle frasi. Il misto di elettronica, industrial, musica tribale, ma anche di droni ambient e canzone d’autore alla francese è nato per essere suonato dal vivo e non credo ai miei occhi quando finalmente tutto questo si concretizza.

Le OGR rivestono sempre più il fascino di Torino. Tra eleganza e avanguardia sembrano la location perfetta per l’evento, anche da seduti (una menzione particolare alle sedie comode e spaziose). L’artista Daniela Pes introduce il concerto da sola, accompagnata solo da una chitarra. La sua voce e il suo stile ricordano da vicino Elizabeth Fraser e i Cocteau Twins. Che sia pronta a pubblicare un disco con la neonata etichetta Tanca, sotto l’egida di Iosonouncane? Glielo auguriamo. Il suo futuro sarà sicuramente roseo. Dopo 20 minuti di esibizione le luci diventano blu, in attesa dell’evento della serata, di un blu accecante, quasi disturbante. Tra il pubblico ci si chiede se si tratti di un esperimento antropologico. Dopo qualche minuto entra la band di 7 elementi, compreso Iosonouncane. Rimarrà dall’inizio alla fine coperto dal suo cappuccio. Mi ricorda un po’ il Kanye West di Yeezus (e musicalmente non siamo poi così lontani come possa sembrare). La tracklist è esattamente quella dell’album (ça va sans dire) e il mio cuore musicale si sente finalmente appagato tra i deliri di “ashes”, “jabal”, “prison” e “hajar” come non mi succedeva da tanto, troppo tempo. Mi lascio piacevolmente ipnotizzare da “foule”, “ojos”,“prière” e “sangre” mentre Incani si destreggia tra synth di vario tipo e chitarre elettriche e acustiche. I suoi compagni veleggiano anche loro tra synth, batterie e percussioni di vario genere. La dolcezza malinconica di “hiver” e “cri”, l’alpha e l’omega dell’epopea “IRA”, sono il modo perfetto per iniziare e finire questo viaggio durato quasi due ore. Un’esperienza unica, un flusso sonoro e visivo per sua stessa natura (e per volontà del suo autore) irripetibile. Personalmente ritengo che esperienze del genere, anche da sole, rendano la vita meritevole di essere vissuta. Ricorderò per sempre questi momenti magici. Ringraziando per sempre Iosonouncane di essere vissuto nello stesso lembo temporale in cui anche io attraverso questo pianeta chiamato Terra.

Andrea Castelli

“All I want in life is a little bit of love to take the pain away, getting strong today, a giant step each day” (“Ladies and Gentlemen we’re floating in space” - Spiritualized)