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Mark Lanegan, we have (nearly) lost you.

La morte quasi mai ti coglie preparato: anche laddove è preventivata o quasi certa, sommessamente attesa, maledettamente indirizzata, quando infine giunge a destinazione non si può fare a meno di rimanerne scioccati, fosse anche solo per un secondo. Ieri sera parecchi di noi hanno accolto invece la dipartita di Mark Lanegan – eccezionale voce del rock che, fin dai primi anni ’90, era riuscito a portare certe vibrazioni ‘blues’ (fatte di whiskey, spleen, fumo e puro distillato di malinconica realtà) dal suo cuore dritte dritte sotto la nostra pelle, facendola vibrare – con quella sferzante incredulità che, di solito, appartiene a quegli eventi improvvisi e inattesi, e sulla cui possibilità nessuno si era mai soffermato prima.
In tantissimi avranno sentito di aver perso un caro amico anche se, dopotutto, non l’avevano mai incrociato se non sul palco di qualche concerto; tanti altri avranno stillato qualche lacrima di dolorosa tristezza, consapevoli di essere davvero un po’ più poveri, e di esserlo per sempre. Non è solo quella sensazione di memento mori, in questi casi, a farci sentire più soli e peggio accompagnati, non solo la certezza del tempo che passa e della gioventù che non arriverà mai più a far capolino in mezzo alle nostre rughe: in realtà, ciò che ci spinge a sentire il dolore della perdita di un artista come lui è soprattutto la certezza che certa ‘bellezza’ non verrà mai rimpiazzata né colmata del tutto. Dando anche solo un rapido sguardo ai social, stamattina, ci si rende conto di quanta ne avesse lasciata – di quella bellezza – anche nei cuori e nelle anime di quegli artisti e amici con cui aveva condiviso la sua voce, il suo spirito apparentemente rude ma intimamente gentile, e la sua capacità di toccarti nel profondo. Io e Daniele avevamo avuto l’opportunità di assistere per Weloveradiorock.com a quello che oramai rimarrà il suo ultimo concerto live in Italia, circa due anni e mezzo fa, in quel del Fabrique di Milano Era il 27 novembre 2019: di fronte a noi, un uomo e artista che dal palco riusciva ad esprimere senza fronzoli nè ‘occhiolini’ il proprio ‘blues’ di vivere. Qui di seguito, se vi va, potrete leggere il resoconto di quella serata. A noi sembra un primo piccolo tributo e un ringraziamento per aver condiviso con noi tutta quella musica, quelle sensazioni, quei pezzi d’anima liquefatti in note. Distillati di una vita, di una persona, e di un artista che nessuno mai riuscirà a rimpiazzare e dimenticare.

L’ultimo concerto di Mark Lanegan al Fabrique raccontato da Daniele Rosa Cardinal.

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".