HAMMER! Pt.1.
Bentrovati. Oggi parliamo della casa di produzione cinematografica che ha lasciato una impronta indelebile nella storia della cinematografia Horror: la Hammer, e di una delle sue icone: Peter Cushing.
La Hammer Production Ltd. nasce a Londra nel 1934, da una idea dell’attore William Hinds. Il nome Hammer deriva dal nome d’arte di Hinds, Will Hammer, e dall’area in cui Hinds viveva a quel tempo, Hammersmith.
Il primo film della nuova casa viene distribuito nel 1935, e si intitola “The public life of Henry the ninth”. Il film e’ una commedia satirica, che prende in giro il famoso “The private life of Henry the eight” di due anni prima, con Charles Laughton; purtroppo del film ad oggi non esistono piu’ copie, ed e’ considerato perduto.
Siamo ovviamente ancora lontani dalla Hammer che tutti conosciamo, e anche le pellicole successive hanno una connotazione da commedie leggere, con una eccezione: “The mistery of the Mary Celeste” con Bela Lugosi, dove temi di mistero e di horror cominciano ad affiorare.
Il 1937 segna un anno nero per l’industria cinematografica Inglese, e la novella Hammer non viene risparmiata: una sentenza di bancarotta ne cancella l’esistenza; potrebbe essere la fine del progetto di Hinds, ma per fortuna un’altra azienda, creata dallo stesso Hinds con il suo socio Enrique Carreras, chiamata Exclusive, e operante nel campo della distribuzione cinematografica, riesce a sopravvivere alla crisi, ed acquisisce i beni e gli uffici della defunta Hammer. Nei mesi successivi Anthony, figlio di Will Hinds e James, figlio di Enrique Carreras entrano a far parte della Exclusive, mentre Enrique e Will assumono un ruolo di secondo piano.
La guerra ferma le attività della Exclusive, con Anthony Hinds e James Carreras impegnati sul fronte fino al 1946, anno in cui tornano ad occuparsi della casa produttrice, e concordano di rilanciare anche il marchio Hammer. Fu proprio in questo periodo, e in un dopoguerra in cui le risorse scarseggiavano, che la Hammer inizio’ ad implementare quelle strategie di risparmio che la resero poi famosa negli anni a venire. Ogni aspetto della produzione cinematografica tendeva alla massima efficienza con il minimo costo possibile: dal cast di attori di talento ma di scarsa popolarita’, all’uso di residenze private invece di costosi teatri di posa, all’acquisizione di sceneggiature di vecchi radiodrammi anziché ricorrere a costosi sceneggiatori; il risultato furono pellicole interessanti, quali “Death in high heels”, “Dick Barton srikes back” e “Dr. Morelle”.
Il ritorno ufficiale del nome Hammer avviene il 12 Febbraio 1949, quando il nome completo di Hammer Film Production viene registrato da James Hinds e James Carreras, con Will e Anthony nel ruolo di Direttori della nuova societa’.
Nel 1950 la Hammer cambia sede, e si sposta a Gilston Park nell’Essex; qui gira soltanto quattro pellicole, tra le quali soltanto “The Black Widow” riceve una risposta positiva dal pubblico. Un anno dopo la sede cambia ancora, e la produzione delle pellicole si sposta a Down Place, sulle rive del Tamigi. Il vasto terreno circostante, sovente avvolto dalla nebbia, e lo stato fatiscente di alcune delle stutture del complesso ebbero una influenza determinante sulla direzione artistica che la Hammer intraprese negli anni a venire.
Nello stesso anno la Hammer ingaggia un regista che aveva debuttato un paio di anni prima, e destinato a diventare uno dei nomi piu’ spesso associati alla Casa di Produzione: Terence Fisher. Proprio di Fisher, dello stesso anno “The last page” con George Brent e la controversa attrice Britannica Diana Dors.
Dopo due rapide incursioni nel campo della fantascienza cinematografica, entrambe dirette da Fisher, con le pellicole “Four sided triangle” (1953) e “Spaceways” (1953) con Eva Bartok, la Hammer inizia ad orientarsi verso quel genere Horror Gotico che dovra’ poi caratterizzarne tutti i lavori nei decenni seguenti. I due film seguenti sono ad oggi considerati pietre miliari del cinema di Fantascienza, sebbene contengano una notevole quantita’ di elementi horror: si tratta di due adattamenti di una serie TV delle BBC di alcuni anni prima, il cui protagonista e’ uno scienziato missilistico di nome Quatermass.
Nella prima pellicola, “The Quatermass Xperiment” del 1955 un astronauta subisce una strana trasformazione, e nella seconda “Quatermass 2” di due anni dopo Quatermass sventa una invasione aliena. La sceneggiatura di entrambe le pellicole venne scritta da Nigel Kneale, un veterano in tale campo, e per la parte di Quatermass venne scelto Brian Donlevy, un attore Americano, gia’ apparso in film importanti quali “Beau Geste” e “Wake Island”. Un terzo film venne programmato, ma Nigel Kneale nego’ il permesso di utilizzare il Prof. Quatermass giudicando la trama troppo labile e inadeguata; il film venne girato lo stesso, con il titolo “X The Unkknown”, con personaggi diversi ma con chiari riferimenti allo scienziato dei film originali. Si dovranno aspettare dieci anni prima di rivedere il professor Quatermass tornare sul grande schermo, sempre per la Hammer, con “Quatermass and the pit” diretto da Roy Ward Baker, e con Andrew Keir a rimpiazzare Brian Donlevy nel ruolo del professore, e questa volta con il benestare di Nigel Kneale.
Nel 1957 inizia ufficialmente la lunga avventura della Hammer nell’Horror Gotico, con l’ottima pellicola “The curse of Frankenstein”, con una coppia di attori ancora poco conosciuti al grande pubblico, ma destinati a lasciare una impronta indelebile nel cinema dei decenni successivi: Peter Cushing (di cui ci occuperemo nella seconda parte di questo articolo) e Christopher Lee, rispettivamente nella parte di Victor Frankenstein, e della sua Creatura. Il film e’ un adattamento della storia originale di Mary Shelley del 1818, con notevoli modifiche alla storia originale. Il film riscosse un notevole successo di pubblico, ma soprattutto di incassi; la strada era spianata per il futuro della Hammer!
Nella decade successiva la Hammer produce piu’ di 60 pellicole, una media di una ogni due mesi, e per riuscire a tenere il passo con un tale ritmo si avvale di collaboratori dalla eccezionale rapidita’ di esecuzione, quali Jimmy Sangsters per le sceneggiature, James Bernard per le colonne sonore e Roy Ward Baker per la regia.
Un anno dopo il grande successo di Curse of Frankenstein, la Hammer sfrutta un’altra icona della letteratura Horror, Dracula, e produce il film omonimo, e ancora con la coppia del film precedente: Peter Cushing nella parte di Van Helsing, e Christopher Lee in quella del Conte. Tra il cast un altro attore destinato ad apparire in numerose pellicole future della Hammer: Michael Gough. Dracula e’ un altro successo di pubblico e di botteghino, sia in Europa sia negli Stati Uniti (dove viene distribuito con il titolo di “Horror of Dracula”), e ancora una volta Jimmy Sangsters manipola la storia originale di Bram Stoker per adattarla ai personaggi e alla necessita’ di rendere il Conte Dracula un vero “villain” da cinema horror.
Per ridurre ulteriormente il costo delle produzioni, la Hammer sfrutta il successo delle sue pellicole di maggior sucesso, producendo lunghe serie di sequel, tra i quali ricordiamo sette film di Frankenstein, nove nella serie di Dracula, quattro nella serie della Mummia (il primo prodotto nel 1959, ancora con Peter Cushing e Christopher Lee, fu un remake del film omonimo del 1932 con Boris Karloff), e ancora la serie di Cave Girl con Raquel Welch, e i due film di She con Ursula Andress. Anche di rilevante importante nella storia della Hammer la trilogia di Karnstein, liberamente tratto dalla novella di Sheridan LeFanu “Carmilla”. Anche da ricordare incursioni sui temi dell’Uomo Lupo, Jack lo squartatore, Capitan Kronos, Sherlock Holmes, Zombie, Rasputin e molti altri, oltre a pellicole di tema puramente fantascientifico quali l’inquiteante “The Damned” (tratto dal romanzo di H.L. Lawrence, diretto da Joseph Losey, e con Oliver Reed) e “Moon zero-two” con Catherine Von Schell (che solo pochi anni piu’ tardi interpreta il ruolo di Maya nella seconda stagione di “Space 1999”).
Tra le strategie della Hammer per attirare il pubblico, l’utilizzo di attrici dall’aspetto molto attraente, solitamente ex-modelle, alcune delle quali acquisirono fama internazionale, come le già menzionate Raquel Welch e Ursula Andress; da ricordare anche Caroline Munro, Ingrid Pitt, Madeline Smith e Susan Denberg.
Verso la fine degli anni Sessanta, ed i primi anni settanta gli sforzi produttivi delle case Americane nel genere Horror inziarono ad assumere livelli ben più’ elevati: pellicole importanti come “Rosemary’s Baby”, “Night of the Living Dead” e “The Exorcist” forzarono la Hammer a tentare un aggiornamento delle tematiche e delle ambientazioni, ma purtroppo i mezzi a disposizione restavano limitati, ed il risultato furono pellicole come “The Satanic rites of Dracula”, che oltre allo scarso successo di pubblico e di critica, venne rinnegato dallo stesso Christopher Lee, che si rifiuto’ di intepretarne altri.
L’inesorabile declino della popolarita’ della Hammer era iniziato, e la ricerca di partner internazionali quali i Shaw Brothers di Hong Kong per la produzione di “The Legend of the seven Golden Vampires” del 1974, che sfruttava il popolarissimo filone delle arti marziali lanciato da Bruce Lee, non porto’ a nulla. L’ultima produzione ufficiale della Hammer e’ del 1979, con “The Lady Vanishes”, un remake di un film di Hitchcock del 1938, con Elliott Gould e Cibyl Sheppard.
Dopo questa pellicola, la Hammer cessa le attivita’, ma non viene dissolta; rimane invece in uno stato di stasi permanente, fino al 2007, quando il produttore Olandese Jon Demol acquista i diritti di tutti i film e del marchio. L’intenzione di Demol non e’ solo quella di rilanciare i piu’ di 300 film, cortometraggi ed episodi televisivi dell’archivio Hammer su DVD e Blue Ray, ma anche quella di riprendere la produzione di pellicole del genere che la resero popolare, distribuite tramite i nuovi ed emergenti metodi online.
Fino ad oggi, la nuova Hammer ha prodotto e distribuito otto pellicole, tra le quali ricordiamo “The Resident” del 2011, “The Woman in black” (2012) e il suo sequel “Angel of Death” (2015) e il più’ recente “The Lodge” (2019) con Alicia Silverstone.
Merita una menzione anche una serie di documentari divisi in due stagioni: “Hammer house of Horror” (1980) e “Hammer house of mystery and suspense” (1984) in cui la Hammer si racconta al suo pubbblico. Ed ancora, un libro autobiografico scritto da Jimmy Sangsters, che racconta la storia della sua collaborazione con la Hammer dai suoi inizi, e dall’eloquente titolo “Do you want it good or Tuesday?”.
Nei suoi 44 anni di storia (non contando quella del revival post-2007), la Hammer ha prodotto 158 lungometraggi in tutti i generi possibili, dei quali 108 hanno prodotto un bilancio positivo; ha lanciato decine di attori e attrici, ma soprattutto ha creato un modo di fare cinema che ha fatto scuola per quasi un cinquantennio, ed ha ispirato molte pellicole negli anni successivi.