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Ezio Bosso: il ragazzo, l’uomo, l’artista raccontato da Naska.

“Stavamo facendo un pezzetto di storia anche se non lo sapevamo.
Ti ho conosciuto due volte: la prima quando eri Xico, quando giravi in Piazza Statuto adolescente, quando andavamo ai raduni Mod, quando suonavamo insieme in un momento clou per la carriera degli Statuto e spesso ci volavamo alla gola, con la tipica scriteriata arroganza dei ragazzetti che ce la stanno mettendo tutta per arrivare.
Poi dopo un po’ di anni ti ho ritrovato Ezio, un’altra persona, la persona che sapeva parlare arrivando a farti capire il senso delle cose come mai l’avevi scorto, anche se erano lì davanti ai tuoi occhi.
‘La porta del mio studio è sempre aperta, perchè io non sopporto le porte chiuse, io faccio entrare tutti’
Grazie Maestro Ezio”.

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Con queste parole, postate sul suo profilo Facebook, Giovanni Deidda, in arte Naska, batterista degli Statuto e grande amico di WeLoveRadioRock, ha sottolineato la commozione per l’improvvisa perdita di Ezio Bosso, personaggio noto al grande pubblico come divulgatore di Musica e superbo direttore d’orchestra.

Forse qualcuno si starà domandando per quale motivo, dopo aver letto quel post, io abbia immediatamente contattato Giovanni: Ezio, all’epoca giovanissimo, dopo l’incontro con Oskar, cantante della compagine torinese, fece parte della formazione degli Statuto che li condusse al primo LP.

Ecco cosa ci ha raccontato…

“Sono davvero commosso: lo conoscevo da quando entrambi frequentavamo Piazza Statuto (piazza che dalla fine degli anni 70 era divenuta luogo d’incontro dei mods torinesi, ndr). Era il più giovane della compagnia: ad invitarlo era stato Oskar, che l’aveva conosciuto al Conservatorio perché frequentavano entrambi il corso di contrabbasso, anche se Xico, come lo chiamavamo, era più giovane di cinque anni. Alla fine si diplomeranno entrambi, ma tra il 1987 e l’89 il basso negli Statuto lo suonerà quel ragazzino, compreso nel nostro primo album, “Vacanze” (1988).
Era un ragazzo sveglio, sapeva farsi apprezzare, anche se a vent’anni non era facile accettare le intemperanze e le cazzate di un quindicenne, ma era davvero di buon carattere. Magari si litigava, come da tradizione di ogni band che si rispetti, ma tutto si sistemava un attimo dopo. E poi era spassoso, divertente.
Quando se n’è andato siamo rimasti in ottimi rapporti, benché ci si fosse un po’ persi di vista. Poi, un giorno, non so più se lo lessi o me lo disse qualcuno, scoprii che dirigeva orchestre a Londra. Mi chiesi se fosse proprio lui: non perché non lo reputassi capace, ma il mio ricordo era rimasto a qualche anno prima.
Quando ci incontrammo, grazie ad Oskar che aveva mantenuto i rapporti più di me, trovai un uomo molto diverso da quell’adolescente, e fu lì che cominciai ad apprezzarne le qualità, professionali ma soprattutto umane: era maturato in maniera impressionante, aveva conquistato una capacità di approfondire ogni cosa che è dote rara.
Sono felice che il pubblico l’abbia apprezzato a dovere: il suo modo di esprimere le emozioni provocate dalla musica, l’invito all’ascolto in (e del) silenzio, la capacità di attrarre l’attenzione del pubblico generalista nei confronti della Musica Alta, rendendola di fatto pop…
A volte mi imbarazza persino parlarne in questi termini, perché temo di passare per retorico, ma la verità è che era proprio una grandissima persona, dotata di animo nobile, capace di catalizzare e ed emanare energia positiva, doti che si erano, se possibile, acuite maggiormente dopo l’insorgere della malattia, argomento che non vorrei trattare per rispetto della sua dignità personale, alla quale teneva molto. Dirò solo che una forza simile non la incontri spesso, nell’arco di una vita. E la sua autoironia, in quelle circostanze, ti costringeva a riflettere, ma contemporaneamente ti divertiva.
Mi mancherà, mi mancherà moltissimo”.

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Anche a noi, Naska. Grazie per il tuo ricordo e grazie a Ezio per gli insegnamenti che ci ha lasciato.

Sostenete con noi la petizione per intitolare i giardini di Piazza Statuto ad Ezio.

http://chng.it/BbP2pw7q

ezio e carlin

Massimo Perolini

Appassionato di musica, libri, cinema e Toro. Ex conduttore radiofonico per varie emittenti torinesi e manager di alcune band locali. Il suo motto l'ha preso da David Bowie: "I am the dj, I am what I play".