Mono

I Contain Multitudes e Murder Most Foul Revisited

Quante volte Bob Dylan ha già affrontato Walt Whitman? L’opera di Whitman è un ponte tra il trascendentalismo e il realismo dalla scuola russa. Sta sulla mensola di Dylan. E quante volte l’ha addirittura superato, celebrando in ogni brano la capacità di reinventare se stesso come la più alta forma di libertà. “He not busy being born is busy dying”, cantava in “It’s All Right, Ma (I’m Only Bleeding)”. Ha trovato un milione di modi per dire la stessa cosa.Walt Whitman
“Like a Rolling Stone”, ad esempio, ha un testo brutale, esulta nella sofferenza di qualcuno. Con quell’inizio vergato con un ghigno: “Once upon a time you dressed so fine/You threw the bums a dime in your prime/ Didn’t you? The first stanza ends: Now you don’t talk so loud/Now you don’t seem so proud/About having to be scrounging for your next meal”. In una vecchia intervista ricordava che la canzone ebbe origine in un “lungo rigetto” con un odio costante per il conformismo e finì in una sorta di vendetta, catturata nel famoso refrain: “How does it feel/To be on your own/With no direction home/Like a complete unknown/Like a rolling stone?”. E il coro? un grido di sfida: “When you ain’t got nothing, you got nothing to lose”. “Like a Rolling Stone” era diventata una dichiarazione di indipendenza. E se quello era il suo Amleto, “Desolation Row” rappresentava il “Re Lear”, ancora oggi, un sogno febbrile, una lettera d’amore, sulla rassegna di una umanità corrotta – Cenerentola, Ofelia, Einstein, il buon samaritano, il funambolo, un monaco geloso, il commissario cieco, il dottor Filth e la sua infermiera che “keeps the cards that read ‘Have Mercy on His Soul’”. E quel cambiamento radicale dell’ultima strofa. Il sogno finisce nella quotidianità: “Yes, I received your letter yesterday/About the time the door knob broke/When you asked me how I was doing/Or was that some kind of joke?”. Coglieva ciò che più amava nel Kerouac che scriveva: “Le persone per me sono i pazzi, quelli che sono pazzi nel vivere, pazzi nel parlare, pazzi per essere salvati, desiderosi di tutto allo stesso tempo”. Anche se a volte crudele, Dylan è anche capace di grandi tenerezze: “Buckets of Rain” è la canzone più romantica, a suo modo una celebrazione della libertà: “I like your smile/And your fingertips/I like the way that you move your hips/I like the cool way you look at me/Everything about you is bringing me/Misery”.
O la dolcezza di “Forever Young”, scritta per il figlio: “May your hands always be busy/May your feet always be swift/May you have a strong foundation/When the winds of changes shift/May your heart always be joyful/And may your song always be sung/May you stay forever young”. Non aveva intenzione di smuovere le cose, ma pensava che la cultura tradizionale fosse un grande trucco, come un mare gelato fuori da una finestra. Bisognava accendere una fiamma per attraversarlo.
Per la sua seconda uscita in lockdown, Dylan canta del suo corpo elettrico, degli eserciti di coloro che lo inghiottono e che lui inghiotte. “I Contain Multitudes” è infestata dallo spettro di Whitman. Walt Whitman - Song of Myself 51In “Song of Myself (Canto di me stesso)”, al paragrafo 51, Whitman si rivolge al “Listener up there!” chiedendogli: “What have you to confide to me? Look in my face while I snuff the sidle of evening, (Talk honestly, no one else hears you, and I stay only a minute longer.) Do I contradict myself? Very well then I contradict myself, (I am large, I contain multitudes.)”. Nel 2003 aveva scritto una canzone intitolata “Cross The Green Mountain” per il film “Gods And Generals”, un’epopea di otto minuti che trattava dell’assassinio di un altro presidente oltre a John Kennedy, Abraham Lincoln: “The great leader is laid low”. Whitman aveva scritto “Come Up From The Fields, Father” ed entrambi fanno riferimento a una “ferita d’arma da fuoco nel petto della nazione”. E l’America fu colpita due volte, una al Ford’s Theatre nel 1865, l’altra nella Dealey Plaza nel 1963.
“I Contain Multitudes” è un brano quasi blues, un lontano parente, liricamente, di Robert Johnson e Son House o, in un altro contesto, “I’ve Been Everywhere” di Johnny Cash, un diario di viaggio di una intera esistenza. La musica è morbida, le chitarre raccolte nel suono di una pedal steel.
“Today and tomorrow and yesterday too, the flowers are dying, like all things do”, come per Whitman, gli uomini hanno ancora qualcosa da dire prima che scenda l’oscurità. Come accade per il cuore rivelatore, ancor vivo, nel “Tell-Tale Heart” di Edgar Allan Poe. Non può essere soppresso. “I sing the songs of experience like William Blake”. Come Blake vede l’esperienza come assenza di innocenza, l’innocenza bandita dalla corruzione della società, cosa che ci riporta di nuovo al trascendentalismo di Whitman. “Everything’s flowing all at the same time” rimanda al panta rei di Eraclito. Tutto scorre e tutto cambia o, come diceva Shelley, “lo ieri dell’uomo non può mai essere simile al domani”. Il classico di Warren Smith “Red Cadillac And A Black Moustache”, i Rolling Stones in rima con Indiana Jones, un uomo che un minuto prima può parlare dei Mott The Hoople e quello dopo di Beethoven e Chopin. Sarà anche in lockdown, ma Dylan sta ancora divertendosi e si infuria contro la morte della luce. Dorme con la vita e la morte nello stesso letto, contiene moltitudini.

Bob Dylan, I Contain Multitudes

Today and tomorrow, and yesterday, too
The flowers are dyin’ like all things do
Follow me close, I’m going to Balian Bali
I’ll lose my mind if you don’t come with me
I fuss with my hair, and I fight blood feuds
I contain multitudes

Got a tell-tale heart, like Mr. Poe
Got skeletons in the walls of people you know
I’ll drink to the truth and the things we said
I’ll drink to the man that shares your bed
I paint landscapes, and I paint nudes
I contain multitudes

Red Cadillac and a black moustache
Rings on my fingers that sparkle and flash
Tell me, what’s next? What shall we do?
Half my soul, baby, belongs to you
I relic and I frolic with all the young dudes
I contain multitudes

I’m just like Anne Frank, like Indiana Jones
And them British bad boys, The Rolling Stones
I go right to the edge, I go right to the end
I go right where all things lost are made good again
I sing the songs of experience like William Blake
I have no apologies to make
Everything’s flowing all at the same time
I live on the boulevard of crime
I drive fast cars, and I eat fast foods
I contain multitudes

Pink petal-pushers, red blue jeans
All the pretty maids, and all the old queens
All the old queens from all my past lives
I carry four pistols and two large knives
I’m a man of contradictions, I’m a man of many moods
I contain multitudes

You greedy old wolf, I’ll show you my heart
But not all of it, only the hateful part
I’ll sell you down the river, I’ll put a price on your head
What more can I tell you? I sleep with life and death in the same bed
Get lost, madame, get up off my knee
Keep your mouth away from me
I’ll keep the path open, the path in my mind
I’ll see to it that there’s no love left behind
I’ll play Beethoven’s sonatas, and Chopin’s preludes
I contain multitudes

***

Ho ripensato al messaggio di “Murder Most Foul”. Bob Dylan (79 anni a maggio) è convinto che la sua generazione sia stata distratta dai lucenti elementi della cultura pop in maniera tale da ignorare un vero e proprio colpo di stato. “Murder Most Foul” è, in realtà, l’affermazione dell’impotenza di una generazione. E, infatti, termina con un terribile monito: due degli ultimi quattro versi sono riferimenti alla guerra civile americana (“Marching Through Georgia” e “The Blood-Stained Banner”). Non è un caso. È un segnale molto chiaro che ci indirizza verso il significato più grande della canzone. Dylan ci sta dicendo che sta capitando qualcosa di grave e anche in questa occasione rischiamo di dimenticarcene completamente.
Il reiterato interpolare titoli di canzoni nella vicenda di un noto omicidio evidenzia le sue intenzioni. Mentre la sua generazione, trovandosi di fronte a un crimine sanguinario pari alla decapitazione di un re, ha fatto ricorso al conforto delle popstar. Questo – non il vocabolario della rivoluzione – era il vernacolo con il quale si sentivano a loro agio. Era il modo più semplice per affrontare questi drammi. Abbattere le barricate sarebbe stato troppo difficile. E si potrebbe ripetere.
Ecco l’elenco delle canzoni nominate in “Murder Most Foul”:

Children’s Music – “Hush Little Baby”
The Beatles – “I Want To Hold Your Hand”
Gerry & The Pacemakers – “Ferry Cross the Mersey”
Joni Mitchell – “Woodstock”
The 5th Dimension – “Aquarius/Let The Sunshine In (The Flesh Failures)”
Shirley & Lee – “Let The Good Times Roll”
Wanda Jackson – “There’s A Party Goin’ On”
Robert Johnson – “Crossroads”
The Grateful Dead – “Deep Ellum Blues”
Jr. Walker & The All Stars – “Shotgun”
Kay Kyser – “The Wise Old Owl”
The Who – “Tommy Can You Hear Me?”
The Who – “The Acid Queen”
Elvis Presley – “Long Black Limousine”
Roomful of Blues – “Backseat Blues”
John Michael King – “On the Street Where You Live”
Joan Baez – “Oh, Freedom”
Little Richard – “Send Me Some Lovin’”
Burt Bacharach – “Walk On By”
The Everly Brothers – “Wake up Little Susie”
Larry Williams – “Dizzy Miss Lizzy”
Billie Holiday – “You Go To My Head”
Patsy Cline – “Crazy”
The Kingston Trio – “The New Frontier”
Tom Jones – “What’s New Pussycat?”
Ray Charles – “What’d I Say”
Wolfman Jack – “Dust My Broom”
Billy Joel – “Only the Good Die Young”
The Kingston Trio – “Tom Dooley”
Louis Armstrong – “St. James Infirmary (Gambler’s Blues)”
Etta James – “Tell Mama”
John Lee Hooker – “Boom Boom”
Slim Harpo – “Baby Scratch My Back”
Guitar Slim – “The Things That I Used To Do”
Marilyn Monroe – “I Wanna Be Loved By You”
Nina Simone – “Don’t Let Me Be Misunderstood”
Warren Zevon – “Desperados Under the Eaves”
Eagles – “Take It to the Limit”
Elvis Presley – “Mystery Train”
The Platters – “Twilight Time”
Bob Wills – “Take Me Back To Tulsa”
Queen – “Another One Bites The Dust”
Jo Stafford – “The Old Rugged Cross”
Gaither Carlton – “Look Down That Lonesome Road”
Oscar Peterson – “Stormy Weather”
Stan Getz – “The Girl From Ipanema”
Dickie Betts – “Blue Sky”
Thelonious Monk – “ ‘Round Midnight”
Charlie Parker – “All The Things You Are”
Chicago Cast – “All That Jazz”
Charlie Chaplin – “Chaplin and Keaton Piano and Violin Duet”
The Allman Brothers Band – “Blue Sky”
Woody Guthrie – “Pretty Boy Floyd”
Ella Fitzgerald – “Cry Me A River”
The Beatles – “Revolution 9”
Nat King Cole – “Nature Boy”
Nancy Sinatra – “Bang Bang (My Baby Shot Me Down)”
Stevie Nicks – “Rooms on Fire”
Billy Joe Royal – “Down in the Boondocks”
Elvis Presley – “One Night Of Sin”
Miles Davis – “Stella By Starlight”
The Animals – “House of the Rising Sun”
Erroll Garner – “Misty”
Miles Davis Quartet – “That Old Devil Moon”
Eileen Rodgers – “Anything Goes”
Benny Goodman – “King Porter Stomp”
Little Richard – “Lucille”
Chet Baker – “Deep In A Dream”
Randy Newman – “Lonely at the Top”
Ludwig van Beethoven – “Moonlight Sonata (1st Movement)”
Little Walter – “Key to the Highway”
Tennessee Ernie Ford – “Marching Through Georgia”
The Corries – “Dumbarton’s Drums”
Hoagy Carmichael – “Memphis In June”

E no, “Murder Most Foul” non è un semplice e prolisso resoconto dell’assassinio di JFK. Se così fosse, avrebbe aspettato tanto per scriverne? Non credo nemmeno che Dylan abbia una conoscenza particolare dell’assassinio. Sta usando quel fatto come una tribuna per dire che si è trattato di un evento “gigantic ugly, cruel, deceitful and mean” (in rapida successione, usa tutte queste parole per descriverlo), ma ecco che arrivano i Beatles, e Woodstock non è lontana. Deponete lo sdegno e compratevi una camicia a fiori. A un certo punto, il fiume di riferimenti diventa così fitto da rendere la narrazione quasi oscura, ma questa è una conferma del suo significato: perché assistere a questa tragedia, a questo colpo di stato, quando abbiamo così tante belle canzoni da ascoltare?

Turn on the radio, don’t touch the dials
Parkland hospital, only six more miles
You got me dizzy, Miss Lizzy, you fill me with lead
That magic bullet of yours has gone to my head
I’m just a Patsy, like Patsy Cline

Questo si potrebbe chiamare “nascondere il messaggio”. Uno dei punti centrali sull’omicidio è Oswald-as-Patsy. Lee Oswald avvicinato da un giornalista durante un’improvvisata conferenza stampa nella quale aveva richiesto assistenza legale, sostenne di essere un semplice un capro espiatorio “I’m just a patsy”. Eppure qui Dylan lo usa come un punto di partenza per un gioco di parole. Non è Dylan che fa il timido; è Dylan che afferma che usiamo il pop per offuscare la storia, come fosse una maschera tra noi e la realtà.
È molto probabile che Dylan stia costruendo qui un Anti-Imagine, un oscuro e terribile avvertimento di ciò che accade quando una generazione è distratta. Dylan vuole che ci confrontiamo con ciò che ci rifiutiamo di concepire: che la colonna sonora della nostra immaginazione ci ha sempre portato a rimuovere gli orrori.
Mentre riascoltavo “Murder Most Foul”, mi sono ritrovato a pensare a “Crucifixion”, il capolavoro di Phil Ochs dedicato all’assassinio di JFK, uscito nel 1967. Il messaggio là era piuttosto semplice. L’America avrebbe dovuto uccidere i suoi idoli. Sebbene entrambe le canzoni siano sensibilmente diverse nelle intenzioni, c’è un’idea centrale che “Crucifixion” e “Murder Most Foul” condividono. Ochs dice che il fascino per i dettagli del crimine ci ha fatto oscurare il significato più grande del delitto e ciò è il danno che ha causato a una generazione; e Dylan dice che abbiamo usato il rumore superficiale della cultura pop per distrarci dal colpo di stato che è avvenuto proprio davanti ai nostri occhi.
L’attrazione e la definitiva insofferenza per lo spettacolo culturale ha consumato le nostre vite. E questo è il messaggio di “Murder Most Foul”. Anche ora quando l’orrore non si sta solo ammassando all’orizzonte, ma esce in streaming dallo schermo del computer e dalla TV, non distriamoci con storie solo apparentemente significative. Dylan e la sua generazione sono stati i testimoni di un assassinio, di una lunga e inutile guerra in Vietnam e del Watergate; hanno risposto con Woodstock.
Robert Allen Zimmerman di Hibbing, Minnesota, ha preso una costola dal suo stesso fianco e ha creato Bob Dylan per contenere più moltitudini di quante Walt Whitman potesse immaginare. Un genio prodigioso di inesauribile abbondanza e varietà, furiosamente resistente a qualsiasi tentativo di analisi e categorizzazione.

You lose yourself, you reappear
You suddenly find you got nothing to fear
Alone you stand with nobody near
When a trembling distant voice, unclear
Startles your sleeping ears to hear
That somebody thinks they really found you

It’s Alright, Ma (I’m Only Bleeding)

Riccardo Magagna

"Credo in internet, diffido dello smartphone e della nuova destra, sono per la rivalutazione del romanticismo e dei baci appassionati e ho una grande paura dell'information overload"