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Un saluto a Bill Withers che ci ha lasciati oggi.

Per certi versi è proprio vero che l’America è il paese delle grandi opportunità.
Sulla copertina di “Just As I Am”, il suo primo e indimenticabile album, Bill Withers è ritratto in abiti da lavoro assieme alla sua trousse da montatore aeronautico. Sì perché al momento delle registrazioni di quel capolavoro uscito per la Sussex nel 1971 quello era il suo lavoro: installare le toilette sui velivoli per la Douglas Aircraft Corporation (poi inglobata dalla Boeing). Dopo un’infanzia a dir poco difficile, orfano di padre e allevato da mamma e nonna a Slab Fork, una piccola cittadina mineraria della Virginia Occidentale, visse praticamente in povertà, si arruolò in Marina dalla quale si licenziò per andare a lavorare per varie aziende fino a quando non decise di spostarsi a Los Angeles per cercare fortuna nell’ambiente musicale. Perché l’amore per la musica era forte, almeno quanto la propria autostima che lo spinse a imparare a suonare una chitarra e cominciare a scrivere canzoni.
La fortuna, arrivò davvero. Clarence Avant, proprietario di quella piccola etichetta ricevette una demo, credette in lui e convocò nientemeno che Booker T. Jones della Stax a produrre quello scrigno di meraviglie che fu il suo primo album.
Perché è di quello che si parla, uno dei caposaldi assoluti di tutta la musica che amiamo. Il disco è stracolmo di belle canzoni, miscela perfetta di funky, soul e canzone d’autore: la straordinaria Ain’t No Sunshine numero 6 nelle classifiche R&B, 3 un quelle Pop e vincitrice del Grammy come miglior canzone Ryhtm & Blues, e poi Harlem, Moanin’ and Groanin’ e quella Grandma’s Hands amorevolmente dedicata alla nonna che lo allevò.
Seguirono altri successi, su tutte Lean on Me scritta pensando alle difficoltà della vita vissuta in West Virginia (“I tempi erano duri e quando un vicino aveva bisogno di qualcosa al di là delle proprie possibilità, il resto della comunità si lasciava coinvolgere per aiutare” e contenuta nel secondo album “Still Bill”, bello quasi quanto il primo e numero 1 nelle classifiche. Vennero altri successi, come il bellissimo “Live at Carnegie Hall” e altri album molto interessanti ma meno fortunati commercialmente.
Bill Whiters era malato di cuore e ci ha lasciati oggi all’età di 81 anni.
Da come lo ricordano la moglie e i figli nell’annuncio che hanno diramato si ha la conferma che Bill fosse proprio una bella persona, semplice e riservata.
Non può essere diverso un uomo che con un contratto discografico in mano e un album avviato a diventare Disco d’Oro continuò ancora per un po’ a installare rivetti e pavimenti sugli aeroplani insieme ai colleghi che lo prendevano in giro: pensava che il mercato discografico non fosse abbastanza stabile.
Il tuo bellissimo sorriso mancherà a tutti. Grazie Bill, per la musica e per la straordinaria storia che hai voluto raccontarci.

P.S. Purtroppo non cambia nulla il fatto che la famiglia abbi reso noto oggi il decesso avvenuto già il 30 marzo.

Roberto Remondino

"Wishin' and hopin' and thinkin' and prayin' Plannin' and dreamin' each night of her charms That won't get you into her arms So if you're lookin' to find love you can share All you gotta do is hold her and kiss her and love her And show her that you care".