rO2XYGENETop Stories

Ok | kO

Dentro un ring o fuori non c’è niente di male a cadere.
È sbagliato rimanere a terra.
(Muhammad Ali)

Andrà tutto bene alla fine. E se non va bene, non è la fine (Eeverything will be ok in the end if it’s not ok it’s not the end.)
(John Lennon)

“I said hey, what’s your name baby
Maybe we can see things the same
Now don’t you wait or hesitate
Let’s move before they raise the parking rate
All right now baby, it’s all right now
All right now baby, it’s all right now”
(Free, “All right now”)

Secondo molte credenze e teorie – religiose, fisiche, matematiche e filosofiche – non può esistere nulla a questo mondo che non abbia anche il suo esatto opposto. E’ quello che banalmente potremmo definire come la “teoria dello specchio”; come è noto, lo specchio riflette l’esatta immagine di ciò che gli si para di fronte, che sia oggetto o essere vivente. Cioè, in effetti, non esattamente la stessa: perché, per il fenomeno ottico della riflessione, l’immagine apparirà ai nostri occhi “invertita”, sicchè se ci spostiamo verso sinistra la nostra immagine allo specchio parrà spostarsi verso la propria destra. Nella antica filosofia cinese, questo concetto veniva essenzialmente riassunto e reso ideogrammaticamente, in maniera quasi perfetta, nel ‘Taijitu’, ovvero nella rappresentazione visiva di Yin e Yang. In quel caso, Yang fa riferimento al “lato soleggiato della collina”, e pertanto corrisponde al giorno e alle funzioni più attive; mentre Yin, facendo riferimento al “lato in ombra della collina”, corrisponde alla notte e alle funzioni meno attive. Traducendo questo concetto in un elenco dicotomicamente verbale, potremmo dire che Yin è oscurità, notte, confusione, demoni, laddove invece Yang è luminosità, giorno, chiarezza e dèi. O, per dirla in due termini antitetici di origine occidentale, “K.O.” e “O.K.”. Curiosa come però, in questa contrapposizione speculare di termini, per il termine K.O. l’origine sia chiara, mentre altrettanto non si possa dire per il termine O.K. Come è ben noto infatti, K.O. è l’acronimo della locuzione “Knock Out”, costrutto mutuato dal linguaggio pugilistico che significa “messo al tappeto”, atterrato: sconfitto senza ombra di dubbio. Per O.K. – invece – le spiegazioni sulla sua origine si moltiplicano e si confondono tra di loro; se andate a fare una banalissima ricerca su wikipedia, scoprirete che esistono almeno una dozzina di diverse teorie. Vista così pertanto, pare quasi potersi desumere che nella ‘sconfitta’ ci sia sempre una certa dose di chiarezza, di linearità, di consapevole e serena apprensione; mentre nella vittoria (e, per estensione, nella felicità) esista invece spesso qualcosa di non ben definito, non individuabile, non completamente chiaro e limpido. Un ‘non so che’ di inconsapevole. Certo, anche questa è solo una banale teoria: e – nel caso non vi trovaste d’accordo – potrete di sicuro leggere la teoria contraria. onitorrA’lled koobecaF anigap alluS

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".