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“Growin’up with Bruce”. I 70 anni di Springsteen.

Oggi l’uomo di Freehold, uno dei più grandi cantori dell’America del dopoguerra, compie 70 anni.
E li compie proprio nell’anno in cui si è realizzato il suo comeback più inatteso e convincente

A Bruce Springsteen si potrebbe facilmente consigliare di chiudere la carriera con Western Stars l’ultimo suo album uscito in primavera.
Un picco di questo livello, come qualità e ricezione generale, dopo quasi un decennio di dischi deboli e confusi nella direzione e nella produzione, e’ quasi un miracolo e forse sfidarsi ulteriormente potrebbe portare a nuove delusioni.
Lasciare in questo modo potrebbe essere la cosa migliore.
Ma non sarebbe da Springsteen e non credo accadrà.
E onestamente, dopo questa sontuosa prova, il riuscire a vedere un Bruce che racconta se stesso mentre veleggia verso gli ottant’anni e’ qualcosa che a questo punto incuriosisce parecchio.
Springsteen e’ uno degli artisti più celebri ad avere con costanza raccontato la propria vicenda umana dall’adolescenza ai settant’anni, in modo aperto, vero, reale, senza infingimenti, cantando in parole chiare e semplici ma non prive di poesia cosa significa affrontare passo dopo passo le varie fasi della vita.Springsteen
Dallo scapestrato sognatore dei primi due album, al romantico ribelle nato per correre, al deluso giovane adulto che si scontra con il buio ai margini della città, all’uomo che vive gioie e turbamenti dei 30 anni aggrappandosi ai legami che uniscono per cercare di non cadere nel fiume, al loner di Nebraska che esplora le pieghe del grande sogno americano quando diventa incubo, al celebrato, ipervitaminico vincitore che decanta pregi e difetti di un America in pieno trip reganiano, all’adulto che uscendo dal Tunnel dell’amore si confronta con l’amaro disincanto di un matrimonio finito nel peggiore dei modi, al quarantenne confuso che lascia i compagni di sempre alla ricerca di una nuova città fortunata, all’uomo che riscopre l’amore vero mantenendo un lungo silenzio, all’hobo che torna a narrare la solitudine e il dolore dei perdenti e dei dimenticati sulle orme della famiglia Joad di “Furore”, al “patriota” che risponde al richiamo della sua America ferita tornando sui palchi con la riunita band per portare al paese i semi per una rinascita ma che subito dopo sente il bisogno di tornare in solitudine a raccontare storie di uomini che combattono tra i demoni e la polvere del quotidiano, all’uomo di mezza eta’ che affronta la propria depressione cercando nuova magia, lavorando su sogni che forse non possono più essere realizzati, rendendosi conto che prima o poi arriverà la palla da demolizione a distruggere le speranze più grandi, al settantenne che trova nei grandi spazi della sua terra sotto le stelle un nuovo equilibrio, una pacificazione che non e’ mera resa ma un prendere atto della ricchezza della esistenza anche quando il traguardo finale si avvicina.
A questo punto speriamo vada fino in fondo e continui a raccontare anche gli anni a venire con la stessa voce sincera che ha narrato anno dopo anno la propria vita in modo talmente vero da permetterci di riconoscere in essa anche la nostra.

Buon compleanno Bruce

Ettore Craca

"Nel suono, nella pagina, nel viaggio, nell'amore io sono. In ogni altro luogo e tempo non sono".