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Grigliata di Ferragosto

 

Le parole suonano, spesso risuonano. La musica di certo parla: ai cuori vicini, alle anime affini, a chi ascolta davvero. Leggere e ascoltare musica sono lati consecutivi lungo il perimetro dello stesso solido appassionato, basta ascoltare tra le righe, leggere tra strofe e ritornelli per scovare storie. Abbiamo provato a giocarci anche noi di weloveradiorock: dai suggerimenti dei dieci romanzi della nostra lista abbiamo estratto dieci frasi e abbiamo lasciato che la musica prendesse il sopravvento. Il risultato è una colonna sonora buffa, curiosa e inconsueta. Ascoltate, e leggete.

di Valeria Di Tano e Roberto Remondino

 

SIMONE INNOCENTI, “L’anno capovolto” (Atlantide)  / / / /  Elliott SMITH,  “Miss Misery”

Bill ha una palla, di quelle morbide che servono per farsi i denti. La tiene serrata tra le mascelle e la agita di fronte a lui, ora che ha guadagnato la sua attenzione. Vuole giocarci, e vuole giocare con lui. Si avvicina alle mani di Emanuele, un pezzo di palla a favore delle sue dita che la afferrano. Il gioco al quale Bill vuole giocare è ‘chi non molla’. Chi molla per primo ha perso, questo è il gioco. Chi molla la palla per primo è il perdente, questo è il gioco. Chi molla Francesca per primo perde tutto. È così che realizza la sua condanna. E non sa bene che caspita di pensiero gli è venuto da pensare. Pensa solo che a guardare Bill prova delicatezza. Ed è per questo che molla la presa e lo lascia vincere. A volte anche perdere è un segno di delicatezza. Adesso che lo ha capito è pronto per alzarsi dalla poltrona. E per andare a ballare“.

 

GEMMA REEVES, “Victoria Park” (Atlantide)  / / / /  SERGE GAINSBOURG, “Je t’aime moi non plus”

Quando ero studentessa avevo energia da vendere, riuscivo a intrufolarmi in tutti i vernissage. Potevo a stento comprare i colori, spesso rubavamo nei negozi di articoli d’arte. Ma i miei lavori non erano granché.  Non sono mai riuscita a dare il massimo. Alla fine c’era sempre qualcos’altro che desideravo fare. Uscire con qualcuno che mi piaceva. Andare al cinema. Sdraiarmi al sole. Non riuscivo a darmi tutta alla pittura. Stavo sempre a chiedermi se ci fosse un’altra vita in serbo per me.”

 

EMIDIO CLEMENTI, “Gli anni di Bruno” (Playground)  / / / /  MARVIN GAYE, “Let’s get it on”

Convincersi da soli di essere speciali non è come sentirselo dire. C’è la stessa differenza che passa tra una sega e una scopata

 

JOSH RITTER, “Una grande gloriosa sfortuna (NN)  / / / /  BOB DYLAN, “Key West”

E poi lo sanno tutti: non è il buio in sé a fare spavento. È la cosa spaventosa  che è acquattata nel buio insieme a te.

 

WILLY VLAUTIN, “Verso Nord” (Jimenez)  / / / /  WILCO, “Via Chicago”

Non rimandare come rimandi tutto, stavolta non te lo puoi permettere.
Sei una brutta persona.
Hai rovinato tutte le cose belle che ti sono capitate nella vita e hai fatto andare tutto sempre più a rotoli.
Andrai all’inferno.
Non importa quel che succede, tu comunque vivrai all’inferno per sempre.”

 

DANIEL KEHLMANN, “Te ne dovevi andare”  / / / /  WILLIAM BASINSKI, “dlp 1.1”

Sono sola.
Se parlo mi sento solo io.”

 

GIULIA BALDELLI, “L’estate che resta” (Guanda)  / / / /  LAURA MARLING, “The valley”

E poiché in fondo so che in questa notte e nelle poche che mi restano tu non arriverai mai, farò a modo mio. Parlerò al limite del buio, mi chinerò verso la terra più scura pregandola di raccogliere la nostra storia, e quando avrò finito chiederò alle canne bagnate di disperdere le mie parole nel bosco. Nelle vie del paese, sul fondo dell’acqua, nel cielo. Perché ti raggiungano, ovunque tu sia“.

 

SILVIA COSSU, “Il confine”  / / / /  BURIAL,  “raver”

Se il riflesso che si muove in controluce reclama con troppa insistenza di venir fuori e mostrarsi, e mi impedisce di capire davvero con chi sto parlando, cominciare è pericoloso. Come se ci si chinasse per strada a prestare soccorso, e dopo un istante l’ombra della persona stesa allungasse le mani afferrandoti per la gola. La cautela è essenziale“.
Silvia Cossu, “Il confine” (Neo)

 

 

HERNAN DIAZ, “Trust”  / / / /  RANDY NEWMAN, “Luisiana 1927”

Se si fanno convergere abbastanza individui egoisti nella stessa direzione, il risultato somiglierà molto a una volontà collettiva o a una causa universale. Ma una volta che questo illusorio interesse pubblico è all’opera, la gente dimentica una cosa importatissima: il fatto che i miei bisogni, i miei desideri e le mie voglie possano rispecchiare i suoi non significa che abbiamo un obiettivo comune. Significa semplicemente che abbiamo lo stesso obiettivo. Questa è una differenza cruciale. Io collaborerò con lei solo finché mi servirà. Al di là di questo, ci può essere solo rivalità o indifferenza“.

 

DEBORAH LEVY, “L’uomo che aveva visto tutto”  / / / /  THE BEATLES, “I am the walrus”

Bisogna godere della parola, sperimentare vari modi di esprimersi, essere esuberanti anche quando non se ne ha voglia perché il linguaggio può rendere il mondo un posto migliore in cui vivere”.
Deborah Levy, “L’uomo che aveva visto tutto” (NN)

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