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Sotto pelle, nudi.


Benjamin Clementine – Monfortinjazz – Monforte D’Alba 28-07-2022

Si può essere profondamente nudi anche al centro di un palco durante una calda serata di luglio, sotto un cielo soffice di nuvole bianche e gentili. Nudo come Benjamin Clementine, quasi spaesato dentro il suo completo a quadri di un grigio luminoso, quasi cangiante sotto le luci, pantaloni lunghi e giacca aperta sulla pelle scurissima, i piedi scalzi sui pedali del pianoforte, il viso come disegnato da una matita appuntita che ha aggiunto spigoli agli zigomi, agli occhi, al sorriso; entra in scena avvolto da un silenzio che lo accompagna come un amico fidato, riempiendo gli istanti prima del suono con una atmosfera rarefatta di attesa sospesa in cui c’è spazio solo per i respiri. Forse da qualche parte per i sospiri.


Quando suona, le dita lunghe si riflettono delicate nel legno lucido del pianoforte e improvvisamente è come se non fosse più solo sul palco ma circondato dai poeti che lo hanno ispirato, materializzati nei versi densi e ricchi delle sue canzoni: le sue non sono storie ma suggestioni, ricami di parole intorno alla sua anima rimasta nuda, timida, quasi imbarazzata.
Osservarlo suonare è come assistere a una conversazione intima tra lui e quella parte di sé duplicata nel suo riflesso, fra l’adolescente artista di strada a Parigi e il cantautore raffinato che incanta il pubblico fin dalla prima canzone.
C’è qualcosa di inconsueto nella sua figura sottile che suona, nella voce tenorile che canta con una intensità spirituale e allo stesso tempo profondamente carnale.
Nuda, anche questa.
C’è talmente tanta verità nel modo semplice e spoglio di chi vuole fare musica, senza orpelli né esibizionismo che partecipare a un concerto di Benjamin Clementine è abbandonarsi alla sua seduzione nel senso etimologico più puro e limpido: lasciarsi condurre altrove, immergersi nella dolcezza romantica di immagini poetiche che ballano tra i tasti bianchi e neri del pianoforte.
E in quell’altrove, lentamente, ricominciare a vestirsi della sua musica che ha la consistenza del velluto, il profumo delle spezie, le sfumature di un rock sperimentale, contaminato da pop e classica.
Ed è così che ci si trova dopo poco più di un’ora vestiti, sotto pelle, di musica nuova.


 

Valeria Di Tano

"Vivo circondata da storie e parole per lavoro e soprattutto per passione. Le uso come mattoni per costruire, come labbra da baciare e come aria da respirare. Leggo, scrivo e sorrido. Tutto in equilibrio sui tacchi a spillo."