Reviews

Dario Lombardo & The Blues Gang

WAR DEVIL’S BLUES

(Cluster / New Generation, luglio 2019)

Parliamoci chiaro: credete che vi sia ancora bisogno di album di blues? Prima di rispondere, permettete qualche considerazione. Dario Lombardo non è certo un nome qualsiasi, nel campo: attivo dalla fine degli anni 70, dalla metà del decennio successivo milita in quella formidabile macchina da guerra che era la Model “T” Boogie (band facente capo all’armonicista Giancarlo Crea che ebbe l’ardire di declinare il Chicago blues più sanguigno che si potesse trovare in terra sabauda, prima, e a livello nazionale, poi, fino a ottenere i giusti riconoscimenti a livello internazionale), la voce e la chitarra di questo silenzioso personaggio sono quindi ben note agli appassionati delle 12 battute.

Archiviata quell’esperienza, eccolo tornare sulla scena in qualità di leader a tutto tondo, accompagnato dalla Blues Gang, il cui terzo disco veniva pubblicato nel 2003 da “Il Popolo Del Blues” del mai troppo lodato Ernesto De Pascale, che si prendeva anche il lusso di suonarvi le tastiere e di comporre a quattro mani col leader alcune canzoni, tra le quali la title track, Searchin’ For Gold, proprio la stessa canzone che dopo una breve (ma affascinante) intro acustica inaugura questa nuova fatica. “War Devil’s Blues” è una sorta di summa della carriera di Dario, in cui vengono ripresi brani del passato, qui re incisi con convinzione, e qualche inedito. Carriera lunga e soddisfacente, basti pensare alle collaborazioni, paritetiche, con personaggi del calibro di Phil Guy, oggi scomparso e fratello di Buddy, e Liz Mandeville, o al fortunato sodalizio, ormai ultra ventennale, con l’armonicista extraordinaire Andrea Scagliarini, uno che ha scritto manuali per lo studio dello strumento e tiene seminari proprio nella Windy City. L’attuale formazione vede, oltre ai due sodali, il contributo di Giacomo Lauria alle tastiere (nonché in qualità di ingegnere del suono e co-produttore dell’album assieme a Lombardo) e della usuale, collaudata,sezione ritmica composta dal basso (e contrabbasso, quando è il caso) di Daniele Nesi, dal batterista Mario Marmugi e dell’ulteriore coloritura offerta dalle percussioni del solito Karim ‘Mboulla ‘Mboulla.

Raramente, negli ultimi anni, ci è capitato di apprezzare tanto un disco di blues, quindi la risposta alla domanda iniziale è: sì, ce ne sarà sempre bisogno, se il livello è questo. La chitarra e la voce di Lombardo, ora morbide, ora più aggressive, sostenute da una ritmica sempre precisa e adeguata al tono delle canzoni, gli interventi di organo (ascoltate Bring Back Your Love, apparsa la prima volta sul disco precedente, “The Pop Life Sessions – Vol 2”, risalente al 2012, e qui splendidamente rinnovata), le punteggiature del piano, l’armonica (Froglicker Blues, scritta assieme a Phil Guy e sinora inedita, potrebbe farne a meno?),l’uso dell’acustica in brani dal sapore quasi folk (la magnifica Strange Earrings Woman) o classici blues da juke joint come la title track, tutta giocata sul dialogo tra il dobro e l’armonica sul tappeto ritmico ossessivo tipico del genere, più nervosa rispetto all’originale che era sul primo parto targato Blues Gang, “I Don’t Want 2 Lose” (1998). O ancora la rilettura di Come On Please, comparsa la prima volta su “Born To Get Down”, il disco che nel 1989 portava alla ribalta la Model “T” Boogie, il classico shuffle Oh Darling (P. Guy), già interpretata all’epoca del disco pubblicato assieme all’autore, “Working Together” (1999), sul quale era già anche presente un classico neorlensiano del calibro di Ooh Pooh Pah Doo di Jesse Hill, interpretato in passato da Etta James, Ike & Tina Turner, Wilson Pickett, Taj Mahal, e qui reso in versione più rispettosa dei canoni chicagoani, mentre I Was Dreaming, luminosa perla new wave dei Blind Alley, ovvero quanto di più lontano dalla scena blues, è un omaggio sincero, acustico, inciso nel 2013 ai Blu Musica Studios di Torino e già sentito nella soudtrack del documentario “The Beautiful Loser”, realizzato da Diego Amodio nel 2014 per onorare il talento del compianto Gigi Restagno, bassista del gruppo e autore del brano. L’album è stato registrato al Valore Recording Studio di Pistoia tra maggio e giugno di quest’anno e il cd è impreziosito dalle foto di Massimo Forchino, che si è occupato anche dello scatto di copertina, ed è dedicato alla memoria di Giovanni Lombardo e del bassista Massimo Pavin, a lungo a fianco di Lombardo. Se non siete fanatici di blues, ma ogni tanto vi concedete una digressione nel settore, questo è l’album che fa per voi. Se, invece, siete cultori del genere, speriamo che ve lo stiate già godendo.

 

Massimo Perolini

Appassionato di musica, libri, cinema e Toro. Ex conduttore radiofonico per varie emittenti torinesi e manager di alcune band locali. Il suo motto l'ha preso da David Bowie: "I am the dj, I am what I play".