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Un giorno verrò a lanciare musica alla tua finestra

Questo è un romanzo che parla una lingua diversa da quella in cui è scritto e facendolo forza fino a spezzarli alcuni meccanismi narrativi in cui confesso di essermi spesso accomodata anch’io, scegliendo autori italiani.

Perché Claudia Durastanti è italiana e padroneggia uno stile ricco, fatto di immagini e metafore suggestive, ma è anche nata negli Stati Uniti e da quella atmosfera con la sua musica leggendaria trae ispirazione quasi per ogni pagina, in una colonna sonora che ne è sfondo e filo conduttore: impossibile non sentire pulsare il rock di Patti Smith, la poesia intossicata di Jim Carroll, il grunge sporco dei Nirvana, gli anni Settanta e poi Ottanta e il Duemila in una psichedelica alternanza. È italiana, ma scrive storie americane con uno stile cinematografico denso di punti di vista, inquadrature, ambientazioni, obbligando il lettore ad essere attento, spingendolo ad essere empatico oltre ogni somiglianza reale, oltre ogni tempo e dettaglio. La Durastanti è alla regia di un’opera corale, questo senza dubbio, che potrebbe durare altre mille pagine, ma che sceglie sapientemente di non riportare ad una forma circolare che si chiuda attorno ad un prevedibile lieto fine: ci sono personaggi che compaiono e spariscono, altri che non si incroceranno mai, qualcuno muore, alcuni si sfiorano soltanto, superficialmente, con la spontanea leggerezza di chi non sa affatto di essere parte dello stesso romanzo. Sono le storie di tre coppie (e molto molto di più) diverse per estrazione sociale, carattere, epoca, stile e scelte di vita, eppure nelle loro storie d’amore (perché di questo si tratta, per chi ancora non avesse raggiunto la consapevolezza che è nei sentimenti la miccia di ogni fuoco e dei destini) c’è qualcosa di comune: la desolazione rude di quanto crescere sia difficile, diventare finalmente adulti e maturi più raro di quanto sembrerebbe, e amare la persona giusta fino ad essere con lei davvero felice praticamente impossibile. Le voci che urlano e bisbigliano tra le pagine sono quelle di uomini e donne ancora adolescenti, artisti, disadattati, arrabbiati e delusi, poveri e ricchi, tristi e confusi. Ma tutti, descritti nel loro modo di amare, tenerissimi, anche quando spiazzanti e crudeli, disponibili comunque a rimettersi in gioco, seppure per una sorta di distruttiva roulette russa del cuore, in cui si crogiolano nell’attesa, da un momento all’altro, del colpo fatale.

È un romanzo che alterna pennellate appassionate a scatti fotografici quasi asettici, un kolossal potenzialmente infinito in cui trova spazio una dolcissima, limpida anima europea, intima e intensa.

Alla fine, all’ultima pagina, è difficile riconoscere chi ha amato chi. Ma ogni lettore, nessuno escluso, chiudendolo, ha perfettamente chiaro a quale finestra sarebbe pronto a lanciare sassi.

Un giorno.

Valeria Di Tano

"Vivo circondata da storie e parole per lavoro e soprattutto per passione. Le uso come mattoni per costruire, come labbra da baciare e come aria da respirare. Leggo, scrivo e sorrido. Tutto in equilibrio sui tacchi a spillo."