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LITFIBA 40!

Quando e come ci siamo incontrati? E chi lo sa, ho ricordi confusi e sovrapposti di quella adolescenza: un palco itinerante sopra ad un furgone, un concerto in teatro a Torino (forse l’Astra), un vecchio numero de Il Mucchio Selvaggio, la prima superiore e il traffico di dischi con Davide Salvatore (non ancora Assist né DJ Dave), Franceschino, Francescone e la cassetta che in vacanza al mare mandavamo avanti e indietro per urlare come una beffa contro il patriarcato che “dittatura e religione fanno l’orgia sul balcone”.
I Litfiba compiono 40 anni, croce e delizia (tanto per citare uno dei tanti, forse troppi, dischi live usciti negli anni ’90) della musica italiana rimangono comunque il detonatore senza il quale di “nuova” scena rock italiana non avremmo probabilmente nemmeno sentito parlare. Il loro 17 RE è uno dei dieci dischi fondamentali degli anni ’80.
Alla sua uscita erano passati già sei anni da quel 6 dicembre del 1980 (che si lasciò a lungo credere 8, giorno della scomparsa di John Lennon) in cui un acerbo quintetto scendeva le scale della Rokkoteca Brighton, tempio new wave aperto da Nicola Vannini (voce dei primissimi Diaframma) sotto la Casa del Popolo di Settignano, e accendeva per la prima volta gli amplificatori in pubblico. Due cover, nove brani originali, uno solo (Under the Moon) entrato nel primo EP dell’82. Altri tempi, si dirà, in cui era possibile rischiare le reazioni del pubblico sul materiale originale di una band nata da poco più di qualche settimana.
In principio, come è giusto che sia, c’è il mito: un annuncio sul giornale, no un equivoco, i ragazzi in realtà si conoscevano. Mille verità e una sola grande certezza, quello che la storia, lo ha ricordato in questi giorni Gianni Maroccolo, è iniziata “tra il Ponte alle Grazie e il Ponte Vecchio, a due passi dal bar Amici Miei, insomma in via de’ Bardi 32”.
Sulla sponda sinistra dell’Arno c’è ancora oggi, infatti, la celebre cantina (coperta oramai da migliaia di tributi murali a penna, pennarello e vernice spray) che un nobile fiorentino affittava a Ghigo Renzulli, probabilmente convinto dalla serietà dei suoi inusuali capelli corti in realtà frutto dell’incontro con la scena londinese. L come la sigla fissa del sistema di chiamata per telescrivente Iricon, IT come Italia, FI come  Firenze e BA come le iniziali dell’indirizzo che sarebbe diventato la prima sala prova di un Ghigo reduce dall’esperienza con Raf nei Cafè Caracas, Marok Maroccolo, Antonio Aiazzi, del primo batterista Francesco Calamai e, ça va sans dire, dell’iconico e istrionico cantante Piero Pelù che solo qualche mese prima aveva esordito con i Mugnions. Stessa band dalla quale arriverà, nel 1983, il batterista (torinese di nascita) Ringo De Palma. il tassello ritmico perfetto per completare un assetto che fino all’89 inanellerà una serie di dischi e concerti determinanti.
La storia continuerà anche dopo, fino al 2000 come ditta Pelù & Renzulli, poi con il solo Ghigo e ottimi quanto transitori “compagni d’arme” (complessivamente nella storia del gruppo si contano una quarantina di componenti più o meno ufficiali), fino a un altro dicembre, quello del 2009, e al ritorno a casa di Pierrotten. Tra il 2013 e il 2014 poi una ventina di concerti con Il Marchese Aiazzi alle tastiere, Maroccolo al basso e Luca Martelli dietro ai tamburi orfani per sempre di Ringo passato al misterioso “altrove” il primo giugno del 1990.


Ora è difficile sintetizzare quante e quali influenze la band fiorentina ha regalato in quattro decenni, epigoni e correi certo non mancano e anche le filiazioni sono assolutamente interessanti: su tutti quei C.S.I. che rappresentarono una diretta evoluzione dell’esperienza degli ’80: con Ringo nell’ultimo capitolo a firma CCCP si contano infatti Gianni Maroccolo al basso, il fonico Giorgio Canali in versione chitarrista e Francesco Magnelli cui si dovevano molti arrangiamenti a suonare i tasti bianchi e neri delle tastiere.
Quel primo decennio rimane ancora indiscutibilmente la fase più interessante dei Litfiba, una amalgama creativa ed esecutiva davvero irripetibile che va dalla colonna sonora della Eneide teatrale dei Krypton fino a due LP dal vivo come Aprite i vostri occhi e Pirata che devono trovare posto negli scaffali di tutti gli appassionati di musica.


Gli anni ’90 sono quelli del grande successo, della predominanza sonora della chitarra distorta di Ghigo, hit parade e palazzetti pieni ma anche qualche ballad di rara intensità come Il Volo, Fata Morgana o Suona Fratello. La fine sarà letteralmente isterica: Monza Rock Festival, 11 luglio 1999, i due ormai letteralmente “separati in casa” e quasi all’insulto mediatico con la pietra tombale di Piero che manda a dire a Ghigo di andarsene a pescare.
Il decano dei Litfiba, il buon Federico è infatti del 1953, sceglierà contro ogni pronostico di portare comunque avanti la bottega, assume un nuovo cantante, Gianluigi “Cabo” Cavallo e vira verso il rock integralista. Un suono aspro cui nei concerti fa da contrappunto l’organo elettronico di Mauro Sabbione già lustro elettronico dei Matia Bazar a inizio anni ’80. A un certo punto rientrerà in organico anche Aiazzi, suo il contributo a Larasong, la colonna sonora ufficiale del videogioco Tomb Rider, e alle riletture del repertorio storico che danno un senso all’acquisto dell’immancabile, per chi lavorava con EMI in quegli anni, Platinum Collection.
Il decennio si chiude con un terzo cantante, Pippo Margheri, a calcare il palco in un paio di concerti e con la fine della guerra con Piero. L’avvisaglia è un disco con registrazioni dalla tournée del 1999, segue il ricongiungimento e un’ennesima pubblicazione di materiale dal vivo più due apprezzabili brani inediti: Sole Nero e Barcollo. Nel 2012 e nel 2016 seguiranno due album senza particolari sussulti, in mezzo la già citata e sicuramente apprezzabile “reunion” con Gianni Maroccolo al basso e Antonio Aiazzi alle tastiere, documentata (manco a dirlo) dal CD Trilogia 1983-1989 live 2013. Il decimo album dal vivo se contiamo la rara preziosa cassettina di Live in Berlin del 1984, a cui si aggiungono una marea di bootleg, video testimonianze e materiale da concerti inserito in uno sterminato oceano di raccolte.
Limitandoci alla discografia degli anni ’80, non mancano certo i trofei per collezionisti: dalle edizioni originali del 7’’ Luna/La Preda (1983) e degli EP Litfiba (1982), Yassassin (1984) e Transea (1986), fino all’album Eneide (1983) e alle edizioni francesi di Desaparecido (1985) e Lifiba 3 (1988). Il Penny Black, l’introvabile, è però una registrazione avvolta nel mistero, quella del brano 17 RE che avrebbe dovuto completare l’omonimo doppio LP nel quale si contano complessivamente 16 tracce.

Molti altri inediti sono oggi facilmente reperibili su YouTube, 17 RE rimane però un imprendibile fantasma che aggiunge fascino a una storia bellissima. La festa per i 40 anni, rimandata al 2021, a detta di molti potrebbe segnarne formalmente la fine ma perché non credere a un’altra reincarnazione dei ragazzacci fiorentini?

 

Link di You Tube:

Litfiba Live – 12/5/87 Aprite i vostri occhi (Concerto completo)

Traffic, Torino, 27/07/14 (Trilogia 83-89 tour)

Litfiba Reunion novembre 2019 “La Preda/ Resta”

I Metallica omaggiano El Diablo dei Litfiba, Ippodromo di San Siro Milano 8 maggio 1989

I primi videoclip

Dea del Fujiyama

Eroi nel vento

Cangaceiro