Di Storie e (Dis)Amore: i Perturbazione riportano la Musica in Circolo
“Il disamore non è mai
reciproco
Uno dice che l’amore è finito
e l’altro è sempre stupito.”
(Franco Arminio)
Ogni ‘storia’ che si rispetti ha un inizio, uno svolgimento – che poi è la parte principale e succosa della narrazione – e una fine; certo, a volte ci sono i ‘sequel’ (il cinema ne è un esempio lampante) e altre ancora esistono i cosiddetti ‘prequel’ (o antefatti) e addirittura gli ‘spin off’, che altro non sono che intrecci più o meno casuali da cui poi possono nascere altre storie.
La nostra vita, a ben vedere, va in questa stessa direzione, in quella sua catena consequenziale e naturale dei fatti; e l’Amore – ineluttabilmente – è esso stesso una storia, che ha un andamento in tutto e per tutto omologo.
Anche questa ‘storia’ del Covid, prima o poi, avrà un capitolo finale e conclusivo, vedrete. Pure se per ora pare essere fatto di una lunga catena di sequel più o meno esaltanti e appassionanti alla Star Wars, con l’Impero mai del tutto domato e sconfitto. Ma se è vero che le battaglie e le lotte stellari appassionano generazioni di vecchi boomers e di giovani millenials da ormai quasi 50 anni, è altrettanto vero che l’Amore – quello con la A maiuscola – ha coinvolto la razza umana fin dalla notte dei tempi.
E forse si può dire quasi altrettanto della Musica, anche se a ben vedere di quel a volte incomprensibile calderone, che iconicamente viene rappresentato dalla forma di un cuore, essa ne è spesso solo corollario. Corollario però appassionante, spesso appassionato e a volte identico – nel suo andamento – a quello narrativo delle storie in letteratura.
A tutti noi è toccato prima o poi alla fine di una storia amorosa, dal primo batticuore alla conclusiva ‘linea piatta’, passando per una più o meno lunga e sempre determinata diegesi incarnata e partecipata, tirare le somme e capire se era il caso di piantarla lì con i sequel e gli spin-off, oppure se in fondo c’era ancora tempo per una piccola coda narrativa o – nei casi più eclatanti – per un nuovo inizio ancora più appassionato.
Io stesso ve ne potrei raccontare alcune e, fra queste, sceglierne almeno un paio che hanno avuto delle code lunghe e dolorose. Il saldo di ognuna ha significato sempre il resto di una ‘assenza’, ma ad ognuna di queste assenze – dalla più piccola alla più grande – ho sempre e comunque cercato di ‘dare un volto’: di mantenere cioè vivo e presente a me stesso il motivo e la realtà di quella assenza.
Perché se è vero che aver presente il ‘chi’ è spesso basilare in una relazione, è altrettanto essenziale conoscere il ‘perché’ portarla avanti e farla crescere, così come altrettanto le motivazioni che l’hanno fatta eclissare e morire. Insomma, ripercorrere e fissare, per fare in modo che non sia stato tutto inutile. Ascoltare nuovamente musica dal vivo, mi ha dato un po’ il senso di quanto questa assenza – quella della musica vissuta e fruita senza alcuna mediazione differita e tecnologica – sia stata davvero viva in me, in questo lungo anno di distanza forzata.
E devo ammetterlo: prima che il breve viaggio che mi distanzia dal luogo del rendez-vous musicale si compisse, ho avuto in me la verace paura che quell’amore tra me e la musica Live fosse in un certo qual senso ormai sopito. Che stessi insomma reagendo con un riflesso condizionato ad uno stimolo abitudinario, senza che in effetti vi fosse in me la medesima passione di sempre: quella che c’era quando si è brutalmente interrotta la Storia a febbraio dell’anno scorso.
Ma il volto dell’assenza, in questo caso impersonificato in quello dei bravissimi Perturbazione, mi ha subito dato la risposta che cercavo. Una risposta piena ed emozionata, almeno tanto quanto erano visibilmente emozionati e pieni di voglia Tommaso, Cristiano, Alex e Rossano al loro ingresso sul palco. Una emozione viva, simile al batticuore che ti prende quando al primo appuntamento di una storia che comincia (o ricomincia, nel caso) sai per certo – dopo il primo sguardo – di aver fatto bene a presentarti puntuale, e di non aver disdetto quell’appuntamento con la tua vita.
Tommaso Cerasuolo dalle prime note ha fatto entrare tutti i presenti in una storia, in cui Amore e il Non-Amore non sono altro che le facce opposte ma necessarie della vita di ognuno di noi. (DIs)Amore, per l’appunto, è il titolo del loro ultimo lavoro, uscito quasi in pieno lockdown durante il 2020: un album che non per nulla è costruito sulla linea temporale e vivente di una storia d’amore, che potrebbe essere quella di chiunque di noi. Un percorso mai facile (come non facili e mai banali sono le 23 canzoni che costituiscono “(Dis)Amore”), che ci porta ad un epilogo a volte scontato, a volte ineluttabile. Un concept, se vogliamo, mimesi estrema di due organismi – l’album musicale e la storia d’amore tipizzata – che mostrano un intreccio variegato ed emozionalmente coinvolgente. I quattro ragazzi, che a Rivoli sono certamente di casa, hanno preso per mano tutti i presenti al Circolo della Musica, e li hanno guidati dentro i percorsi musicali di brani non immediati ma volutamente coinvolgenti: e quindi dalle prime scintille de “Le spalle nell’abbraccio” (Ma è stato così facile\Stesse passioni e musica\Mandarsi messaggi e segnali su nuove agende\Andare a un concerto e sentire qualcosa che si arrende), passando poi per il fuoco vero e proprio di “Mostrami una donna” (Mostrami una donna che non ha qualcosa di lei\ Mostrami una donna che non ha qualcosa di lei…“), attraversando le fasi sublimi e quelle dolorose (Cercare ad ogni costo\Di distinguere il bene dal male\Nella tua nuova dieta\Parli seduta a tavola\Il senso di colpa e il piacere\Son come il formaggio e le pere…) in cui la dieta – che è sempre sottrazione – diventa metafora di una mancanza che poi, ovviamente, si tramuta in definitiva assenza (Cercando pornografia che ti assomigli un po’\Io mi domanderò\Che fine han fatto questi anni\E i sentimenti che son diventati affanni\Vorrei sapere se salvi le assenze e gli inganni\Le tele insidiose dei ragni…). Ed infatti, con “Le Assenze” si chiude una storia, e la storia narrata nell’album, così come spesso qualsiasi storia propriamente detta. E se non fosse che poi, a gran voce, i presenti hanno richiesto i doverosi “Bis”, dovremmo anche credere alla legge che tutte le storie d’amore prima o poi finiscano in una non presenza, una mancanza che però è anche pensiero latente. Per fortuna, dopo venerdì sera, a tutti i presenti è stato ben chiaro che per lo meno la Musica – in un certo qual modo – non ci abbandonerà mai. Quella buonissima, poi, crea invece sentimenti di vicinanza e coesione talmente forti da farti sapere con certezza – fin dalla prima nota (o dal primo sguardo) che quella storia tra noi e Lei non finirà mai. O, comunque, mai così facilmente, da non lasciare cicatrici o segni. O, come in questo caso, senza dolcissime, tenaci, durature Perturbazioni.