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La Vera Storia del Vagabondo

Bentornati! Oggi parliamo di una delle colonne portanti della cinematografia di tutti i tempi, Charlie Chaplin. Relegare Chaplin al solo ruolo di attore, o regista vorrebbe dire ridurre enormemente le sue innumerevoli capacità artistiche, che spaziarono in campo musicale, teatrale e molti altri settori.
Ma andiamo con ordine: Charles Spencer Chaplin nacque a Londra il 16 Aprile 1889; entrambe i genitori erano artisti di teatro, ma mentre il padre Charles Sr. era un cantante con un discreto livello di popolarità, la madre Hannah difettava di talento e faticava notevolmente ad ottenere parti anche di piccola entità. Due anni dopo la nascita di Charlie, i genitori si separarono, lasciando Hannah e i due figli (Sydney John, fratellastro di Charlie, era nato da un matrimonio precedente di Hannah) in una profonda miseria. All’età di sette anni, difettando completamente di mezzi di sostentamento, la madre lo inviò alla Lambeth Workhouse, una fabbrica per giovanissimi senza famiglia o con difficoltà economiche, e divenne un ospite della Central London District School, una istituzione per orfani e bambini estremamente poveri. In una sua biografia Chaplin ricorda quel periodo della sua vita con tristezza, descrivendolo con tratti cupi e disperati.
Nel 1898 la situazione si aggravò ulteriormente: Hannah Chaplin venne internata nell’ospedale psichiatrico di Cane Hill, con una grave psicosi derivata da malnutrizione e gli effetti della sifilide. Charlie e Sydney vennero quindi affidati al padre, che i due conoscevano a malapena, e che era affetto da un grave alcoolismo; due anni dopo il padre morì di cirrosi epatica.
Negli anni successivi Sydney si arruolò nella Marina Britannica, lasciando Charlie, a 12 anni, solo e nella miseria più completa, costretto a medicare e dormire in ricoveri di fortuna o sulla strada. Durante questo periodo il giovane Charlie iniziò a nutrire un interesse per la recitazione teatrale, il ballo e il canto; Charlie aveva già avuto modo di dimostrare un certo talento negli anni precedenti, quando ebbe occasione di esibirsi in alcune piccole rappresentazioni nel teatro dove recitava la madre, e in una piccola compagnia Londinese in parti da comparsa che richiedevano l’interpretazione di un bambino. Nel 1903 entra a far parte di una compagnia teatrale del West End, e il direttore della compagnia nota immediatamente le capacità del giovane, e gli assegna il primo ruolo vero della sua carriera, uno strillone, nella rappresentazione di “Jim, a romance of Cockayne”. La rappresentazione non ebbe alcun successo, e chiuse dopo solo due settimane, ma le capacità comiche di Charlie emersero dalla mediocrità della recitazione degli altri attori. Seguì quindi un altro ruolo nel “Sherlock Holmes” sempre della stessa compagnia; anche questa volta Charlie, che interpretava il valletto della residenza di Holmes, si fece notare, al punto che venne chiamato a interpretare la stessa parte nel ben più famoso Holmes del Teatro Duke of York nel centro di Londra, al fianco di William Gillette, il Sherlock più famoso dell’intera epoca teatrale.
Dopo due anni e mezzo di Holmes con la stessa compagnia, Chaplin cambiò genere e con il fratello Sydney, che nel frattempo era tornato dalla leva ed aveva anche lui intrapreso una carriera teatrale, entrò a far parte di una compagnia di Vaudeville e performance comiche. Grazie al suo notevole talento interpretativo Chaplin divenne ben presto la stella centrale dell’intero programma della compagnia, e a 18 anni iniziò ad acquisire una notevole popolarità negli ambienti teatrali non solo Londinesi.
Anche Sydney, che nel frattempo aveva cambiato compagnia per unirsi alla prestigiosa Fred Karno’s Comedy Company, aveva raggiunto una discreta popolarità, e nel 1908 riuscì ad ottenere un provino per il fratello, con Fred in persona. Questi aveva espresso notevoli dubbi sulle capacità di Charlie, e sul suo aspetto pallido e gracile, ma il provino andò bene, e Charlie debuttò in prova sullo stage del London Coliseum dove ottenne un riscontro molto positivo dal pubblico. In breve tempo Charlie divenne la star principale anche della Fred Karno’s; tra le varie macchiette interpretate sullo stage, la più popolare rimane senza dubbio quella dello spettatore ubriaco, che siede in uno dei palchi più vicino al palcoscenico, e che disturba la rappresentazione con rumori e evoluzioni acrobatiche, per venire poi chiamato sul palcoscenico dove interagisce con il presentatore in modo goffo e caotico; solo alla fine dell’atto viene rivelato che in realtà si tratta di un attore, scatenando l’ilarità del pubblico.
Nel 1910 Karno invitò Chaplin ad unirsi a una tournee negli Stati Uniti, di cui faceva anche parte Stan Laurel anche lui agli esordi. Il tour durò 21 mesi, ed ebbe un notevole successo, con la critica che celebrò a lungo il talento di Charlie, fino a convincere Fred Karno ad organizzare un secondo tour, nell’ottobre del 1912.
Proprio durante questo secondo tour, Chaplin venne notato da un agente della New York Motion Picture Company, che lo contattò proponendogli di lasciare il teatro e di entrare nella nascente arte della cinematografia. Chaplin accettò, ed il 5 Gennaio 1914 debuttò di fronte a una cinepresa a Los Angeles, per la Keystone Studios di Mack Sennett. Il primo cortometraggio in cui appare Chaplin, quasi irriconoscibile con un paio di lunghi baffi e il cappello a cilindro, si intitola “Making a living”. Fin da quel primo film, Chaplin dimostrò immediato interesse per le tecniche di ripresa ed il montaggio, trascorrendo lunghe ore con i tecnici della Keystone.
Per la seconda pellicola, intitolata “Kid auto races at Venice” Sennett lasciò a Chaplin la scelta del costume di scena; Chaplin trovò diversi componenti nel guardaroba della Keystone, e mise insieme quel che doveva diventare uno dei più famosi ed iconici costumi della storia del cinema: “Il Vagabondo” (The Tramp).
Per il film successivo “Mabel’s strange predicament” Chaplin entrò in conflitto con la regista Mabel Normand (che si dice aveva una relazione con Mack Sennett)  per questioni di tecnica di ripresa e caratterizzazione dei personaggi, e venne quasi licenziato; rimase solo grazie all’intervento dei distributori, che capirono il potenziale delle pellicole con il nuovo attore. Chaplin fu costretto ad investire fondi propri nella pellicola successiva “Caught in the rain”, e Sennett affidò a Chaplin stesso la regia del film, che fu un notevole successo, mettendo al sicuro la futura carriera artistica di Charlie. Negli otto mesi successivi Chaplin diresse parecchi cortometraggi, una media di uno alla settimana, dando alla comicità della Keystone, basata su azioni rapide e caotiche (basti pensare ai Keystone Cops), una impronta diversa, con sequenze focalizzate sulla sua individualità e su gag dall’apparenza molto meno improvvisata.
La strada per il successo era spianata, e la popolarità di Chaplin era cresciuta a tal punto che Mack Sennett non riuscì a soddisfare la sua richiesta per il rinnovo del contratto, e pertanto si fece avanti la Essanay Film Co. Di Chicago, che propose a Chaplin un contratto con una cifra molto elevata per l’epoca (1300 Dollari la settimana). La Essanay diede a Chaplin carta bianca su sceneggiature, regia e casting dei cortometraggi, e ben presto si formò un ristretto gruppo di attori con i quali girò diverse pellicole nei due anni successivi; tra gli altri Edna Purviance, una giovane attrice emergente che girò 35 film con Chaplin, e con il quale ebbe anche una relazione per i tre anni successivi. Con l’opportunità di esprimere liberamente il suo talento, Chaplin studiò a fondo nuove tecniche di ripresa, ed ogni pellicola era un miglioramento della precedente. Un altro aspetto nuovo, introdotto da Chaplin in quell’epoca in molti cortometraggi fu il mescolare sequenze comiche con scene toccanti, o comunque dalla connotazione seria; fino ad allora vi era una ben netta demarcazione tra i due concetti, e in nessuna pellicola venivano mescolati
Chaplin ed Edna Purviance (1916)

A fine 1915 Chaplin era uno dei personaggi più popolari del cinema, la critica ne esaltava ogni lavoro, ed i negozi rigurgitavano di oggetti ispirati al Vagabondo. Al termine del contratto con la Essanay, molte grandi case di produzione si fecero avanti con cifre da capogiro; la spuntò la Mutual Film co. con diecimila dollari la settimana più svariati bonus. A 26 anni Chaplin era improvvisamente diventato una delle persone più pagate al mondo. Mutual costruì un intero studio a Los Angeles ad uso esclusivo di Chaplin; qui girò circa venti pellicole, ed iniziò una collaborazione artistica con Henry Bergman, che gli fece da spalla in oltre un centinaio di film e per un periodo di trent’anni. In quel periodo e per la Mutual Chaplin girò quattro pellicole che sono a tutt’oggi considerate i suoi capolavori nel campo dei cortometraggi: “The immigrant”, “Easy Street”, “The cure” e “The adventurer”. L’attenzione ai particolari e la sua estrema pignoleria fecero lievitare notevolmente i tempi di completamento delle pellicole, e in un periodo in cui un cortometraggio si girava in 5 giorni lavorativi, Chaplin impiegava circa un mese per concepirne la sceneggiatura, girarlo e completarne il montaggio. I risultati sono evidenti, se avete visto le quattro pellicole in questione.
Purtroppo questo fattore non era gradito ai dirigenti della Mutual, e di comune accordo il contratto venne terminato prima della scadenza. Si fece immediatamente avanti la First National Exhibitor’s Circuit, che offri’ a Chaplin un milione di dollari per realizzare otto pellicole, senza imporre limiti ai contenuti, temi o tempi di realizzazione. Chaplin affittò quindi un capannone sul Sunset Boulevard e qui girò il primo film per la National, “A dog’s life”, celebrato a lungo dalla critica come “Il primo vero capolavoro del cinema”. Nello stesso periodo (era il 1918) Chaplin realizza un cortometraggio in cui interpreta un fante nelle trincee della Prima Guerra mondiale “Shoulder arms”; il ricavato del film venne devoluto da Chaplin ai reduci della Grande Guerra.

Dopo solo due film, una profonda discrepanza di vedute provocò la rottura dei rapporti con la National, e Chaplin capì che solo la creazione di una casa di produzione sotto il suo diretto controllo avrebbe potuto offrirgli quella libertà di realizzare i grandi progetti che aveva in mente. Nasce così nel Gennaio del 1919 la United Artists, fondata da Chaplin in società con Douglas Fairbanks (uno dei più famosi attori dell’epoca, e grande amico di Chaplin), David W. Griffith (il regista di “Birth of a nation”) e Mary Pickford (attrice che aveva acquisito una notevole popolarità e soprannominata “America’s sweetheart”). La United Artists costituì un grosso precedente nella storia di Hollywood e delle cinematografia in generale: per la prima volta una casa di produzione era capitanata da quattro astisti che potevano esprimere liberamente la loro arte e le loro capacità senza dover rendere conto a imprenditori che guardavano solo al profitto.
Poco prima la fondazione della UA, Chaplin sposò in nozze segrete Mildred Harris (allora sedicenne) che aveva dichiarato di aspettare un bambino da lui. La gravidanza si rivelò poi un falso, ma diventò reale l’anno dopo, il 1919; purtroppo il bambino nacque deforme e morì dopo soli tre giorni. È opinione diffusa che il trauma della perdita del figlio, e la sua infanzia travagliata e segnata dalla povertà furono i maggiori ispiratori del lungometraggio a cui Chaplin si dedicò a partire dall’agosto del 1919, e per i successivi dieci mesi: “The Kid” (“il Monello”).
The Kid” racchiude in 68 minuti tutto quello che Chaplin aveva imparato fino a quel momento, in termini di tecniche di ripresa e montaggio, ma soprattutto nell’arte di come far ridere e piangere il pubblico nello spazio di pochi minuti. La pellicola ha una carica emotiva notevole, la recitazione espressionista di Chaplin e del ragazzino quando interagiscono muove lo spettatore a sentire l’angoscia della situazione in prima persona. Il trovatello è ovviamente Jackie Coogan, che all’epoca aveva solo 4 anni, ma che nonostante la tenera età ci regala una interpretazione, sotto la direzione di Chaplin, che è entrata di prepotenza nella storia del cinema. Come molti sanno, Jackie Coogan molti anni dopo interpretò un altro fortunato personaggio questa volta televisivo: lo strampalato Zio Fester della Famiglia Addams. “The Kid” fu un successo di pubblico e critica immediato, e nel giro di meno di 12 mesi venne distribuito in 50 paesi del mondo.
Nell’anno successivo, mentre attivamente impegnato con la United Artists, Chaplin realizza tre pellicole per completare il contratto con la First National, e nell’aprile del 1920 divorzia da Mildred Harris, citando la profonda incompatibilità di carattere. Mildred morì nel 1944, dopo una vita burrascosa e altri tre matrimoni dopo quello con Chaplin.
Nell’anno successivo, dopo la chiusura definitiva del contratto con la First National e un viaggio in Inghilterra (il primo ritorno in patria dopo la partenza di alcuni anni prima) Chaplin gira “A woman of Paris”, una commedia romantica per la quale chiama a recitare la sua vecchia fiamma Edna Purviance, ma non appare personalmente. Mentre la critica ebbe parole di elogio per il film, il pubblico non gradì per nulla l’assenza di Chaplin in un film di Chaplin, e il film fu un grosso flop.
Per il film successivo Chaplin decide di tornare al genere comico, e realizza un’altra pietra miliare nella storia del cinema: “Gold rush” (“La febbre dell’oro”), in cui narra le disavventure di un cercatore d’oro e dei personaggi in cui si imbatte durante la grande corsa all’oro nel Klondike del 1898. Sempre nelle vesti dal vagabondo, Chaplin passa da momenti di puro “Slapstick” come le scene girate nella capanna in balia del vento, o il pasto a base di una scarpa, a sequenze toccanti, come il sogno ad occhi aperti in cui intrattiene il suo segreto amore con una danza improvvisata con due forchette e due pagnottine. Per la realizzazione del film Chaplin investì oltre un milione di dollari, e filmò in località remote della Sierra Nevada, facendo ricorso a numerose comparse ed effetti speciali. Durante la prima del film a Los Angeles, quando venne intervistato da un giornalista, Chaplin dichiarò “Questo e’ il mio miglior film, e quello per il quale voglio venire ricordato”. Forse non sapeva ancora che altri capolavori dovevano ancora arrivare negli anni a venire, ma “Gold rush” resta indubbiamente uno dei suoi film più famosi.
Durante le riprese di “Gold rush” Chaplin incontrò una giovane attrice, Lita Grey, con il quale convolò’ a nozze dopo l’annuncio da parte di Lita della sua gravidanza. Il matrimonio, e il ripetersi di una storia di solo qualche anno prima creò un notevole scandalo mediatico, considerando che Lita aveva 16 anni, e Charlie 35. Dall’unione nacquero due figli: Charles Spencer jr. e Sydney Earl, ma il matrimonio di rivelò un disastro, e Chaplin prese a trascorrere lunghe ore negli studios per evitare contatti con la moglie. L’inevitabile divorzio che ne seguì venne strumentalizzato da Lita e dai suoi avvocati, per massimizzare il compenso, con il risultato che Chaplin venne trascinato dai media al centro di uno scandalo che portò varie associazioni bigotte a chiedere di bandire tutti i film di Chaplin dalle sale. Per fortuna la popolarità di Chaplin all’epoca era superiore a qualsiasi movimento ostile, e con un generoso assegno di 600mila dollari (una cifra favolosa per l’epoca) Lita e i suoi avvocati chiusero la questione.
In quello stesso periodo Chaplin lavorò, sebbene molto a singhiozzo a causa del divorzio, sul film “The circus” in cui il vagabondo si trova a lavorare come acrobata in un circo, con tutte le conseguenze comiche del caso. Quando “The circus” inizio’ a venire distribuito nelle sale, in contemporanea il sonoro fece il suo debutto, con quello che da molti è considerato il primo film sonoro della storia: “The jazz singer” (1927) con Al Jolson.
Chaplin rifiutò la novità, dichiarando in più occasioni che l’aggiunta del sonoro avrebbe penalizzato il profondo espressionismo e la capacità degli attori di far capire allo spettatore cosa sta accadendo senza parlare. Il suo prossimo film fu pertanto una sfida con sé stesso e con l’establishment: mentre tutti i registi si proiettavano verso la nuova tecnica, Chaplin realizzò un altro capolavoro assoluto, interamente muto, ma che parla allo spettatore più di qualsiasi altro film sonoro: “City lights” (“Luci della città”); ed ancora una volta Chaplin ricorre all’altalena di emozioni che già aveva caratterizzato “The kid”. In questa pellicola il vagabondo conosce una ragazza cieca, e per trovare il denaro necessario per l’operazione che può ridarle la vista si imbarca in una serie di lavori e imprese, tra le quali un incontro di pugilato con un professionista, interpretato da Hank Mann. Il film contiene molte trovate inserite da Chaplin tese a dimostrare che il sonoro non è necessario per far capire al pubblico cosa sta succedendo. È da notare che nonostante avesse ripudiato il dialogo sonoro, per “City Lights” come per altri predecessori Chaplin ne scrisse anche la colonna sonora musicale, che in casi precedenti accompagnava il film con esecuzione, dal vivo o registrata, in sala. La popolare sequenza finale del film è di alto impatto emotivo, con il vagabondo che incontra nuovamente la ragazza, che ha recuperato la vista, e che lo riconosce toccandogli le mani. Questa sequenza finale è inclusa in questo articolo in uno dei link in fondo; guardate l’espressione di Virginia Cherrill quando riconosce il vagabondo, e capirete cosa intendeva Chaplin quando sosteneva la tesi che il sonoro non era necessario.
Nei due anni successivi Chaplin dedica il suo tempo ad un lungo viaggio intorno al mondo, visitando diversi paesi Europei, il Giappone, e la Cina. Durante il viaggio incontra diversi filosofi e pensatori dell’epoca, ed acquisisce una crescente sensibilità per problemi sociali quali lo sfruttamento dei lavoratori, la sicurezza sul lavoro e la crescita dell’automazione industriale. Nello stesso periodo incontra Paulette Goddard, allora ventunenne, con la quale inizia una relazione che sarebbe durata sette anni; secondo alcune fonti Chaplin e Paulette non si sposarono mai, secondo altre (compresa una mezza ammissione dello stesso Chaplin) un matrimonio segreto avvenne a Guangzhou (Canton) in Cina.
Resta il fatto che Paulette fu una musa ispiratrice, e co-protagonista, del successivo film di Chaplin, un altro capolavoro destinato ad entrare nella storia del cinema: “Modern times” (“Tempi moderni”, 1936). Il film è una denuncia del capitalismo e dell’industrializzazione a discapito dell’individualità, ed anche la prima pellicola di Chaplin ad avere contenuti sociali e politici; ciò attiro enormemente l’attenzione dei media dell’epoca, che focalizzarono la loro attenzione su questo aspetto piuttosto che su quello comico del film. Anche per “Modern times” la colonna sonora del film venne composta da Chaplin stesso, e comprende un brano portato poi al successo da Nat King Cole intitolato “Smile”.
Nello stesso anno Chaplin intraprese un altro viaggio in Oriente, e al ritorno anche il suo terzo matrimonio andò in crisi, sebbene riuscì a mantenere un rapporto professionale con Paulette, con la quale girò anche la pellicola successiva: “The great dictator”, una parodia del partito Nazista e di Adolf Hitler, che Chaplin odiava profondamente così come tutte le espressioni di nazionalismo dell’epoca. Il film venne anche suggerito da una serie di circostanze che accomunavano lui e Hitler: i due erano nati a distanza di quattro giorni, entrambi avevano conosciuto la miseria durante la loro infanzia e giovinezza, e tra i due c’era una certa somiglianza, accentuata dagli stessi baffetti. Per la prima volta Chaplin fece anche ricorso al sonoro, che reputò indispensabile per rendere chiaro il messaggio politico del film.
Il film fu un grande successo, e la famosa scena finale in cui Chaplin tiene un lungo discorso contro il fascismo e le dittature venne celebrato in tutto il mondo libero dell’epoca. Churchill stesso chiese a Chaplin di ripetere il discorso alla radio nel 1941.
Negli anni successivi a “Great dictator” Chaplin dovette fronteggiare ulteriori problemi di natura legale, che vennero in seguito strumentalizzati da J. Edgar Hoover e dalla sua FBI; Hoover aveva atteso a lungo di poter mettere Chaplin sotto i riflettori, non gradendo le sue idee socialiste e, a suo dire, antiamericane. I controversi processi che seguirono ebbero un impatto negativo sull’immagine di Chaplin, in un’America che stava attraversando uno dei suoi periodi più conservatori e bigotti. L’annuncio del quarto matrimonio di Chaplin con Oona O’Neill (figlia del commediografo Eugenne O’Neill) che allora era diciottenne peggiorò ulteriormente la situazione, e la popolarità di Chaplin negli Stati Uniti iniziò a declinare. Il suo film successivo, “Monsieur Verdoux”, una storia dal sapore noir ancora una volta carica di messaggi politici contro il capitalismo, non venne accolta affatto bene da critica e pubblico.
Gli attacchi a Chaplin da parte dei media e politici Americani si fecero sempre più frequenti, e l’avanzare del timore della guerra fredda e della minaccia rossa dall’est contribuirono notevolmente al deterioramento del rapporto tra Chaplin e gli Americani.
Nel 1951 Chaplin gira l’ultimo dei suoi film di Holllywood: “Limelight” (“Luci della ribalta”) che racconta la storia, in gran parte autobiografica, di un artista con una infanzia trascorsa in povertà, che raggiunge il successo e poi lo vede sfumare con l’avanzare dell’età. La colonna sonora del film, scritta da Chaplin, comprende il celeberrimo “Terry’s theme”.
Chaplin decise di tenere la prima di “Limelight” a Londra, in quanto il film è ambientato in Inghilterra. Il 18 Settembre 1952 Chaplin e la sua famiglia si imbarcarono per Londra, ed il giorno successivo il Procuratore Generale McGranery emise un ordine di revoca del permesso di soggiorno di Chaplin negli USA.
Chaplin decise di non tentare di rientrare negli USA, si stabilì invece con la famiglia a Vevey in Svizzera, ed inviò la moglie Oona a vendere tutte le proprietà negli USA (compreso il complesso dei Chaplin Studios di La Brea avenue ad Holllywood). Sul suo primo film Europeo, intitolato “The king of New York” Chaplin iniziò a lavorare nel 1954, e lo completò e distribuì tre anni dopo. Il film è un attacco diretto alle istituzioni Americane che esiliarono Chaplin, e ancora una volta al capitalismo e consumismo. Chaplin vietò ai giornalisti americani di partecipare alla premiere, e impedì la distribuzione del film negli Stati Uniti. Ciò limitò notevolmente gli incassi, sebbene in Europa il film fu comunque un successo commerciale.
Negli anni successivi Chaplin dedicò la maggior parte del suo tempo a rieditare le centinaia di cortometraggi e spezzoni vari della sua lunga carriera, per ridistribuirli in nuove vesti. Dedicò anche quattro anni a scrivere la sua biografia, uscita nel 1964 con il titolo “My Autobiography”, e nella quale Chaplin ripercorre in grande dettaglio tutta la sua vita e il suo lavoro. Nel 1967, dopo la pubblicazione della biografia, Chaplin dirige Marlon Brando e Sophia Loren in “A countess from Hong Kong”, una commedia romantica ambientata a bordo di una nave da crociera. Anche per questo film la colonna sonora venne scritta da Chaplin e comprende un famoso tema che porta lo stesso nome del film.
Dal 1969 la salute di Chaplin inizia a declinare, costringendolo su una sedia a rotelle per la maggior parte del tempo. Dopo due riconoscimenti alla sua carriera al festival di Cannes e a quello di Venezia, nel 1972 arriva l’Oscar alla carriera, consegnatogli da Jack Lemmon; per l’occasione Chaplin tornò negli Stati Uniti per la prima volta dal giorno dell’esilio, venti anni prima. Durante la lunga standing ovation che l’intero teatro gli volle tributare, Chaplin fu vistosamente commosso.
Charlie Spencer Chaplin ci lascia il giorno di Natale del 1977, circondato da Oona e dai loro otto figli. La sua eredità al mondo dell’arte è immensa, e spazia dal cinema alla musica, dal teatro alla poesia. In oltre sessanta anni di carriera ci ha regalato emozioni infinite: ci ha fatto ridere con “The Immigrant” e piangere con “The kid”, ci ha fatto sognare in “Gold Rush” e riflettere in “Modern times”. Le sue musiche accompagnano ancora oggi innumerevoli spot pubblicitari, eventi televisivi, clip di ogni genere. Il Vagabondo viene impersonato regolarmente da artisti di tutto il mondo, ed è raffigurato in statue in numerose città del mondo. E’ opinione diffusa tra numerosi critici passati e presenti che il contributo di Chaplin alla cinematografia del ventesimo secolo è il più significativo in assoluto.

Marco Quaranta

Marco Quaranta è nato a Torino, più di 20 e meno di 80 anni fa. 25 anni fa ha deciso che voleva vedere il mondo, e da allora ha vissuto dieci anni in Asia e quindici in Australia. Al momento vive a Melbourne. Marco é pazzo per la fantascienza, in tutte le sue forme. Gli piacciono anche il cinema, la musica e i giochi di ruolo.