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Nothing – “The Great Dismal”

THE END IS NEAR.
È questa la scritta che campeggia nel video di “April Ha Ha”. È scritta a caratteri cubitali su Domenic Palermo, per l’occasione riconvertito in uomo sandwich, sempre più homeless, nell’attitudine e nell’aspetto. È rimasto senza i sodali Nick Bassett e Brandon Setta, ma sembra non cambiare nulla nel suo progetto. Il marchio Nothing rimane riconoscibilissimo, come un timbro marchiato a fuoco, un pugno nello stomaco, potente come una bomba atomica, lancinante come un taglio profondo sul corpo, come un proiettile in petto.
“Per i fan di My Bloody Valentine, Slowdive e Ride” era scritto nei credits del loro primo fulminante album del 2014 “Guilty of everything”. Quasi a mettere le mani avanti. In effetti sono una delle band simbolo del cosiddetto “Nu-gaze”. Ironico il fatto che proprio ora che ci sono band orgogliose di essere definite “Shoegaze” la stampa le abbia battezzate con un nome diverso, quasi a non voler dare loro la giusta gratificazione. La definizione è però riduttiva. Se è vero che l’ispirazione e il mood artistico è incredibilmente a fuoco su questo aspetto, i suoni profondamente hard-core ne fanno ben più che degli emuli delle band sopra citate, tanto da continuare a registrare per “Relapse Record”, un po’ per ragioni contingenti, un po’ per un legame forte con il loro lato più estremo.
Non c’è band migliore dei Nothing per rappresentare questo 2020. Il nichilismo, nella musica e nella vita, il colore nero che da sempre li contraddistingue e i suoni di una potenza inaudita, depurano dalle ferite della vita affondando il coltello in profondità, esautorando tutto il dolore, le lacrime e le paure senza accantonarle ma approfondendole ed esplorandole fino allo sfinimento, fino a non avere più lacrime per piangere, sino a non avere più pelle da essere squarciata, sino a non avere più paura di perdere niente perché si è ormai perso tutto. Un Nirvana provocato dall’estrema sconfitta, depurato da finte rassicurazioni, raggiunto proprio perché non cercato, abbandonato alla sua stessa parola vuota.
Dopo un terzo disco leggermente meno riuscito rispetto ai primi 2 “Guilty of everything” e “Tired of tomorrow” questo “The Great Dismal”, il Grande Triste, come rappresentato dalla bellissima foto in copertina che mostra un omaccione con sembianze gorillesche profondamente sconsolato, fa ritornare i Nothing ad un livello altissimo, impreziosito dai magnifici incipit della maggior parte dei pezzi (“Say Less”, “April Ha Ha”, “Famine Asylum”, “Bernie Sanders”, “Ask the rust” su tutti) e ci ricorda che il vero modo di uscire dal tunnel non è camminare verso la luce, ma correre dal lato opposto.

Andrea Castelli

“All I want in life is a little bit of love to take the pain away, getting strong today, a giant step each day” (“Ladies and Gentlemen we’re floating in space” - Spiritualized)