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J Dilla – “Donuts”

 

Questa è la storia di un testamento artistico.
Mica, però, di un testamento artistico di un David Bowie qualsiasi ma il testamento di J Dilla. Chinate il capo per la benedizione o per muoverlo a ritmo. James è sempre stato un ragazzo umile, avrebbe approvato comunque. James Yancey è morto il 10 Febbraio 2006, tre giorni dopo aver compiuto 32 anni, 3 giorni dopo l’uscita di “Donuts”.
Gravemente malato da tempo, ha passato l’intero 31esimo anno di vita in ospedale, costruendo un album epocale, un lascito davvero speciale. 31 tracce, proprio come i suoi anni mentre lo forgiava, 30 delle quali inferiori ai 2 minuti, per 43 minuti e 38 secondi in totale. 31 accenni di canzoni volutamente incompiute, 31 pezzi corredati da centinaia di beat, sample e campionamenti che pescano dalla black music di inizio secolo, passando dai Doors e arrivando alle sperimentazioni sonore più ardite dell’avanguardia psichedelica internazionale, senza mai dimenticare la base di tutto: quelle pulsazioni hip-hop old school che lui stesso ha contribuito a tramandare con le innumerevoli produzioni in ambito conscious-rap (Common) alternative (Erykah Badu) o mainstream (il primo Kanye West).
31 meravigliosi patchwork taglia e cuci che sfumano i confini tra una traccia e un’altra, tra una meravigliosa intuizione stilistica e un’altra, interscambiabili tra loro. Lo “Smile” del nostro millennio. Solo che questo disco è uscito, e non dopo 45 anni ma giusto in tempo per riscrivere la storia della musica black contemporanea. Un unicum immortale che avrebbe coronato perfettamente la sterminata e incalcolabile collezione di vinili di James. Un album ricco di gioia per la vita, quasi un ringraziamento per aver potuto godere di 31 anni intensi, ricco peraltro di tanti messaggi, nascosti e non (“Don’t cry”). 31 doni di J-Dilla all’umanità e prima di tutto a se stesso.
L’album inizia con l’Outro e termina con l’Intro. Con quella “Welcome to the show” che si riallaccia perfettamente con la prima traccia “Donuts (outro)”. In un circuito senza fine che profuma tanto di eternità.

Andrea Castelli

“All I want in life is a little bit of love to take the pain away, getting strong today, a giant step each day” (“Ladies and Gentlemen we’re floating in space” - Spiritualized)