Live Reports

Godspeed You ! Black Emperor: HALL Padova 19/11/2019

La Hall è un capannone in mattoni nella zona industriale di Padova, ci arrivo zoppicando, la mia caviglia deve ancora riprendersi dal mese abbondante di ingessatura che mi ha costretto alle stampelle, abbandonate da poco.
Il tour bus è parcheggiato proprio a fianco dell’entrata attraverso cui accediamo ad una specie di piccola cattedrale dell’era industriale, semplice, cruda, austera, un luogo adatto a celebrare la benedizione all’Imperatore nero.
Siamo tra i primi ad entrare ma l’ampia sala non ci mette molto a riempirsi di un pubblico tutt’altro che casuale. Il seguito fedele dei Godspeed you ! Black Emperor costruito pezzo dopo pezzo, album dopo album, lungo un percorso di venticinque anni si è raccolto questa sera giungendo da tutto il Triveneto per immergersi ancora una volta in una delle esperienze emotive più potenti che la musica dal vivo riesca a donare in questo decennio che volge al termine
Un concerto dei Godspeed you ! Black Emperor e’ una sorta di rito, una liturgia ben nota a chi conosce l’ensemble canadese, che si svolge seguendo regole proprie lontane da quelle che governano la gran parte dei live set tradizionali.
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Il primo elemento a colpire sono le luci. Basse, ferme, monocolori, tali da creare una atmosfera di penombra, quasi ci si trovasse in una chiesa illuminata da candele.
Il secondo sono le proiezioni che si stagliano dietro il palco andando a disegnare sulla parete in fondo, a tratti, i profili dei musicisti, immagini mobili che si ripetono in loop: un aereo che cade, palazzi in costruzione, stormi di uccelli in volo, la scritta “Hope, gente che si azzuffa durante un raduno, rotaie che scorrono, rami di alberi scossi dal vento.
Il terzo sono loro, i musicisti, invisibili, lontani da qualsivoglia minimo accenno di glamour, celati nella penombra, chi seduto, chi in piedi, in semicerchio quasi ad ignorare il pubblico, totalmente concentrati nella costruzione dell’architettura sonora solida ma vibrante che costituirù per due ore l’unico ponte che li metterà in connessione con gli ascoltatori.
Il suono nasce piano. Ancora prima che i musicisti guadagnino la propria postazione un drone soffuso crea nel pubblico quella sottile inquietudine e quel senso di anticipazione che risveglia i sensi predisponendoli a ciò che sta per arrivare.
Sono in otto sul palco, salgono uno alla volta, e progressivamente la lenta fabbrica del suono si mette in moto aggiungendo mattone a mattone. Il contrabbasso ed il violino, una chitarra, una seconda chitarra, il basso elettrico, la batteria, una terza chitarra, un set di percussioni, ad un certo punto verranno introdotti anche due sassofoni . A tutto questo si aggiungono, a momenti, registrazioni di voci che narrano, che discutono, che borbottano, che urlano,
Il pianeta sonoro dei Godspeed prevede spazi e tempi dilatati, crescendo progressivi, si ancora a melodie ripetute, riff epici, innodie insistite, passando da flebili echi lontani a montagne di suono invalicabile.
“Hope Drone” mai incisa, e “Bosses Hang” dall’ultimo “Luciferian Towers” con il suo andamento marziale ci mettono poco a rompere il ghiaccio guadagnando da subito l’approvazione convinta di un pubblico rapito.
L’inedita “Glacier”, destinata a probabile prossima pubblicazione, introduce altri due brani “luciferini”, “Fam/Famine” e “Undoing a Luciferian Towers” che avvolgono i presenti in uno spesso manto di suono bollente, arricchito anche dai fiati, che incanta e lascia storditi.
L’ultima mezz’ora e’ qualcosa di molto simile a cosa deve essere entrare in paradiso dopo il giudizio divino. La sequenza “Moya”/Blaise Bailey Finnegan 3” vale a dire la riproposizione integrale di “Slow Riot for New Zero Kanada”, forse il cuore più rovente di tutta la discografia dei GY ! BE, è da lacrime.
La cattedrale e’ eretta, il ponte verso il pubblico e’ completato, la Hall di Padova pare decollare nello spazio con tutti noi dentro mentre le ultime emotivamente potentissime note di “BBF3 “si sciolgono in un monolitico feedback che non lascia scampo.

Il rito si è compiuto.

L’Imperatore Nero sia benedetto

 

Ettore Craca

"Nel suono, nella pagina, nel viaggio, nell'amore io sono. In ogni altro luogo e tempo non sono".