Una collezione di dischi in eredità
if death is pretty final — I’m collecting vinyl (I’m gonna DJ R.e,m.)
Una collezione di dischi e’ come una casa di mattoni.
Sono mattoni simili nella forma e nelle dimensioni ma estremamente diversi uno dall’altro e non si acquistano tutti insieme in blocco, no davvero.
Vengono acquisiti uno ad uno con pazienza, scelti con cura nello scorrere degli anni, in luoghi e situazioni sempre diverse, macinando chilometri e chilometri nelle città di tutto il mondo, e raccontano la costruzione progressiva di quella casa che è la tua identità.
Alcuni di questi mattoni diventano parte di solide fondamenta, altri testate d’angolo, altri muri portanti, alcuni semplici muri divisori, altri ancora fanno parte di porte o arcate di ingresso, altri di finestre, alcuni sono soltanto decorativi utilizzati per costruire nicchie o fregi, altri ancora servono per il tetto per proteggere la casa dalle intemperie.
Certi mattoni dopo vari tentativi di inserimento nella costruzione vengono scartati e rivenduti.
Magari saranno più confacenti alla costruzione della casa di altri.
La costruzione di questa casa non termina mai.
E’ come la fabbrica della Sagrada Familia, un work in progress che non si conclude fino a quando la tua corsa non è terminata.
Quella che costruiamo infatti è una dimora che cambia costantemente cosi come cambiamo noi e che adattiamo a quello che siamo e che stiamo diventando man mano che la nostra vita procede.
Poi un giorno te ne vai.
Volente o nolente,
preparato o meno,
all’improvviso o meno.
Semplicemente come ci sei arrivato lasci questo mondo.
E lasci indietro tra le testimonianze di quello che sei stato anche questa collezione di dischi, un ritratto fedele di quello eri.
Un ritratto unico e inimitabile come un’impronta digitale.
Inconfondibile con altri.
E’ un eredità importante ed ingombrante con cui chi ti ha amato, che sia un figlio, un compagno/a, un fratello, un genitore, un amico, dovrà fare i conti passato il momento del dolore e del lutto.
E non tutti sono pronti, perché è qualcosa di delicato e che richiede molta attenzione il decidere cosa fare di una tale raccolta di emozioni.
E’ bello pensare che chi se ne prenderà’ cura sarà in grado di rendersi conto a fondo di quello che è nascosto in quei microsolchi o in quei codici binari: le lacrime, le risate, le danze, le spacconate, le dichiarazioni d’amore, di rabbia, di impegno civile, le ore di riflessione, di studio, di discorsi, di guida, di pianto, di allegria.
E’ una bella responsabilità per chiunque.
Da far tremare le vene ai polsi per come la vedo.
Perché alla fine per me è più importante sapere che ne sarà di questo pezzo così centrale di quella che è stata la mia identità piuttosto che di cosa sarà dei resti del mio corpo.
Vorrei naturalmente che questa impronta di me possa dare vera gioia ed essere seriamente utile a qualcuno.
Auspicherei possa restare un “unum” e quindi restare nelle mani di una sola persona e, va da se’, sarebbe un sogno che questa persona fosse mia figlia.
Ma chissà.
In alternativa mi piacerebbe che ogni persona per cui sono stato importante, si prenda una parte di questa collezione identitaria, grande o piccola che sia, e se la porti a casa ma non per lasciarla a prendere polvere bensì per ascoltarla e trarne emozioni simili, seppur diverse, a quelle che ho provato io.
E se ne avanzassero ancora di questi mattoni, vorrei che chi si prenderà cura di questo momento, inviti anche persone sconosciute a prenderne una parte. Ma gratis, niente denaro.
L’unico prezzo che chiederei è che quello che viene preso sia davvero desiderato, voluto e possibilmente “amato” o almeno rispettato.
Mi piace pensare che i mattoni della mia casa possano un giorno diventare mattoni importanti per la costruzione e il completamento della casa di altri.
Mimi’ Clementi dei Massimo Volume a chi gli chiedeva se preferiva ascoltare la musica in streaming o in Cd o in vinile rispose: «Non so se svio dalla tua domanda, però la vedo così: io sono sposato, ma se fossi scapolo e invitassi a casa una donna vorrei che la mia abitazione fosse piena di libri e dischi che possano raccontarmi. Se invece avessi solo Spotify credo che, nella mia vecchiezza, lei penserebbe che quella musica è semplicemente online, che non si tratta dei “miei” dischi. Per questo continuo ad ascoltare e comprare sia vinile sia cd, perché attraverso il loro possesso è come se mi raccontassero di più».
E’ questo che significa collezionare dischi.