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Tradizione e Tradimento – Niccolò Fabi (2019)

Niccolò Fabi è riuscito negli ultimi dieci anni a conquistarsi con la sola forza della sua scrittura una situazione privilegiata condivisa da pochissimi altri artisti, forse da nessuno al medesimo livello, nel panorama musicale nazionale.
E’ sufficiente partecipare ad uno dei suoi concerti per rendersi conto che il pubblico che lo segue quasi con devozione copre uno spettro che va dall’ascoltatore medio che si nutre esclusivamente di quanto proposto dai network radiofonici, alla ragazza toccata dalle sue prime acerbe prove cantautorali e, perché’ no, attratta dal suo innegabile appeal anche fisico, al musicista che ne apprezza le scelte di arrangiamento mai banali, all’appassionato di musica “colta” con la puzza sotto il naso che senza dubbio avrebbe rigettato senza appello le sue prime prove, al rockettaro illuminato di ampie vedute.niccolò fabi
Il percorso di crescita affrontato con estrema naturalezza da Fabi negli ultimi quattro dischi, da “Solo un uomo” (2009 ) a quest’ultimo album, passando da “Ecco” (2013) a “Una somma di piccole cose” (2016) e’ tra le cose più preziose a cui si è potuto assistere nell’ambito della musica italiana degli anni duemila.
Gran parte di questo progresso prende le mosse da un talento naturale che Fabi ha dimostrato di possedere sin dalle prime prove, quello di riuscire a rendere con grande semplicità e altrettanta poesia situazioni e riflessioni personali in cui quasi chiunque riesce a ritrovarsi. La dote di trasformare l’intimo in universale con espressioni spesso ricercate ma mai troppo involute è ciò che permette a Niccolò di entrare in immediata connessione con l’ascoltatore che difficilmente resta del tutto insensibile al suo modo di narrare.
Ad affiancare questo talento c’è da anni un lavoro indefesso sulla scrittura e sull’arrangiamento molto attento nel confrontarsi con le più valide proposte internazionali. Un lavoro compiuto insieme a collaboratori di grande talento ormai consolidati che sono ben più di un gruppo di session men costituendo di fatto una vera e propria band estremamente affiatata: Roberto Angelini e Pier Cortese, collaboratori anche in sede di arrangiamento e produzione, alle chitarre, Fabio Rondanini alla batteria, Max Dedo ai fiati, Daniele Rossi alle tastiere, Alberto Bianco al Basso.
Il successo sia critico che di vendite di “Una somma di piccole cose” ha portato con se’ oltre alla presumibile enorme soddisfazione una sorta di blocco creativo, fenomeno frequente quando in qualche modo si raggiunge uno zenith e il rischio diventa quello di diventare, da allora in poi, una specie di cliché se non addirittura una caricatura di se stessi.
L’impeto primario è stato naturalmente quello di cambiare tutto allontanandosi radicalmente dalla formula acustica che aveva contraddistinto il precedente disco. Per questo Fabi si è rivolto a Costanza Francavilla, musicista e produttrice romana domiciliata ad Ibiza con alle spalle colonne sonore di primo piano e collaborazioni prestigiose con Tricky, per sondare la via elettronica.
Il matrimonio non ha tuttavia funzionato del tutto per il timore di Niccolò di snaturare troppo le proprie modalità di scrittura. Di questo lavoro incentrato su sequencer e sintetizzatori analogici tuttavia restano vari contributi in “Tradizione e Tradimento”, in particolare nel viaggio di “Amori con le ali” inteso come allontanamento da qualcuno e avvicinamento a qualcun altro, nella riflessione su come viviamo il tempo e sui tempi che viviamo di “A prescindere da me”, e nel racconto di un incontro tra due anime ferite in “Nel Blu”.

Anche il primo singolo “Io sono l’altro”, una “Mio fratello che guardi il mondo” a ventisette anni di distanza (non e’ peraltro l’unica eco “Fossatiana” del disco), si avvale di una lunga e suggestiva coda in cui l’arrangiamento elettronico, questa volta a cura del compositore Yakamoto Kotsuga, si sposa brillantemente con il caratteristico suono elettroacustico di Fabi.
Il tessuto armonico e timbrico dell’album è quindi in gran parte costruito su questo riuscito incontro tra sintetico e organico, quasi un riflesso sonoro del tema del disco: la convivenza nell’animo umano della Tradizione intesa come stabilità e il Tradimento inteso come cambiamento. Entrambi termini che, pur avendo significati opposti, trovano radice nel verbo latino Tradere vale a dire trasmettere, tramandare, affidare.
Un’altra caratteristica del disco è il suo affidarsi spesso a lunghe code strumentali di notevole suggestione come accade sin dal brano di apertura “Scotta”, un omaggio per nulla velato ai Sigur Ros, che conta su un breve testo in cui viene esposto quello che Fabi ritiene sia il ruolo dell’opera d’arte in questo momento storico: “Scotta una penna quando scrive l’imprevisto quando scopre quello che è nascosto quando non si gira dall’altra parte l’arte non è una posa ma resistenza alla mano che ti affoga” prima di lasciare spazio ad una sequenza finale con un crescendo “trattenuto” letteralmente da pelle d’oca.
Simile impronta strutturale, seppur rimanendo in un alveo sonoro più tradizionalmente “Fabico”, ha la title track che chiude il disco riassumendo il tema principale dell’album : “Se potessi fare a meno di decidere non sarei di certo così stanco ogni volta è una conquista riconoscere quale sia la mia metà del campo guardo i fogli ancora bianchi sul mio tavolo
non ho idea di cosa farci e quindi sto come un uomo che davanti ad un citofono e non ricorda più il cognome”niccolò fabi
Il “non voltarsi dall’altra parte” nel disco è evidentemente sottotraccia un po’ ovunque diventa tuttavia molto esplicito nell’acquerello di “Migrazioni” pur nel suo essere comunque espresso non in forma di denuncia ma in quella di metaforica riflessione, vale a dire parlando di uccelli ove si intende ovviamente riferirsi ad altro (Voleremo nella notte per sfuggire ai predatori. Sfruttando le correnti saremo più veloci. Sfideremo gli uragani, i tetti, i vetri ed i fucili. Non siamo certo i primi perché accade da millenni dalla notte verso il giorno, dal freddo verso il caldo per il cibo e per la pace, per i figli e per la specie al sopravvivere è tutto qui).
Anche i due brani più vicini alla forma tradizionale codificata dall’ensemble di Fabi in questi anni vale a dire “I giorni dello smarrimento” (Sono i giorni del vagabondo di un mondo brutto e chiuso a riccio
cittadino di un bel niente straniero dappertutto del pacifico e determinato esercizio del dissenso i giorni in cui capirsi è complicato i giorni fuori dal tempo) e “Prima della tempesta” (Cercheranno i miliardari di sfuggire al campo santo ma uno scherzo del destino li accomuna ai mendicanti cominciamo ad insegnare la gentilezza nelle scuole che non è dote da educande ma virtù da cavalieri) non mancano di mantenere alta la soglia di attenzione sui tempi crudi che stiamo vivendo.
In conclusione Niccolò Fabi resta sospeso tra Tradizione e Tradimento non solo a livello testuale ma anche sonoro decidendo di lavorare su un ibrido tra la formula vicina a certo cantautorato americano (Bon Iver, Sufjan Stevens) codificata nell’precedente album e nuove sperimentazioni sintetiche vicine a quanto propone ad esempio Nils Frahm.
Il leggero retrogusto amaro lasciato all’ascolto da questa mancanza di audacia e’ tuttavia ampiamente compensato dalla freschezza di una scrittura ben lungi da essere ingabbiata nel manierismo e da una ricchezza in termini di arrangiamento e di tessitura timbrica tali da garantire a Fabi di poter mantenere quella posizione di privilegio in termini di riscontro di cui si dissertava in apertura, che gli permette di riuscire a parlare a pubblici estremamente differenti. Una posizione molto difficile da conquistare ma altresì tutt’altro che facile da mantenere.
Crediamo non ci saranno sorprese in questo senso e che il tour in arrivo, già parzialmente sold out, confermerà questo status frutto esclusivo della qualità dell’artista e della sincerità dell’uomo.

 

 

Ettore Craca

"Nel suono, nella pagina, nel viaggio, nell'amore io sono. In ogni altro luogo e tempo non sono".