Live Reports

Tra Spiriti e Serpenti a sonagli: in mezzo, The Strumbellas

Se vi dovesse mai capitare di andare in Canada, tra una confezione formato famiglia di sciroppo d’acero, una felpa raffigurante la tipica silhouette d’alce che cammina tra le immense foreste nazionali, e una tazza griffata Tim Hortons (catena canadese di caffetterie nota per il suo caffè “american style”, i suoi Doughnut e per i timbits), il consiglio che può assolutamente darvi uno che in loco non c’è mai stato – ma che qualcosa in più della musica che si produce da quelle parti, invece, ha ascoltato – è quello di mettere in valigia anche una versione locale (magari in formato vinile, che con il loro genere di musica si accoppia assai bene) di un disco dei briosi, spumeggianti, e autenticamente sorprendenti The Strumbellas. In questa maniera otterrete almeno due risultati: comprare ottima musica (il che è sempre un bene), e alleggerirvi le vostre presenti e future giornate rinfrescandovi la memoria del vostro viaggio con l’ascolto delle loro ossigenanti melodie a metà tra il folk e rock. E chissà che la presenza del disco, tra la vostra roba, non alleggerisca anche il bagaglio! Siamo stati a vederli suonare live, sabato 5 ottobre scorso, in quel del Circolo della Musica di Rivoli: luogo adeguatissimo a fruire egregiamente della loro musica e della loro empatica energia.
Perché The Strumbellas sono il tipico gruppo che tende a saltare le barriere – o ad abbatterle, laddove possibile – con la forza del loro muro sonoro fatto di chitarre, tastiere, violini e canto corale. I sei ragazzi canadesi hanno convinto tutti i presenti con la forza briosa della loro musica, con la loro allegria e simpatia (i “PREGO!” alla fine di ogni brano rivolti con sorriso sornione ad un pubblico divertito lo stavano a testimoniare, quasi quanto le battute ad alta voce che si lanciavano da una parte all’altra del palco) e i loro visi aperti da simpatici “pazzi canadesi” (come loro si sono direttamente autodefiniti). Esulando dalla loro simpatia e bravura, il palco non mente mai: e lì sopra, il loro affiatamento è chiaro e lampante, sia musicalmente che umanamente parlando. Dev’essere per forza così, soprattutto quando sei impegnato in un tour intorno al mondo che dalla tua isolata casetta di una piccola cittadina canadese ti porta a scavalcare continenti passando per Inghilterra, Belgio, Italia, Germania e Svizzera, e poi ancora in volo in Canada via USA; tour promozionale per il loro ultimo lavoro, “Rattlesnake”, quarto e – fino ad oggi – più intimo e personale album della band capitanata da Simon Ward, voce e ‘spirit’ degli Strumbellas.
Un album che parte proprio da lì, dal concetto di viaggio e famiglia; scritto dal punto di vista di un personaggio principale, “questo ragazzo (me stesso) che è là fuori con il suo sogno di far sentire la sua musica e che, allo stesso tempo, sta solo cercando di tornare a casa” come lo stesso Simon ha poi dichiarato. E a vederlo lì a fine concerto, nel centro di un allegro sobborgo di Torino, al di fuori della vecchia “Casa della Musica” di Rivoli (all’improvviso diventata una piccola Casa Ward) in attesa che il ragazzo delle consegne porti nelle sue e nelle mani del chitarrista del gruppo Jon Hembrey le loro adorate pizze italiane (più volte citate all’interno del set del concerto appena terminato come “la cosa che più amiamo dell’Italia”), pare quasi di vederlo per un attimo tornato nella sua casa di quella piccola cittadina canadese, mentre tu sei lì a complimentarti con lui e a condividere la vostra passione comune per i Blind Melon.
Passione che ha tenuto a rendere esplicita anche durante il concerto, eseguendo tra i due bis – in coda al set principale di 14 pezzi ormai terminato – una bellissima e solitaria versione acustica di “Soup”. Un set in cui hanno eseguito alcuni dei brani più belli della loro discografia passata, tra cui “We don’t know” e “Shovels” tratte dal loro penultimo lavoro
Hope (lor maggior successo fino ad ora, da cui hanno selezionato ben sette canzoni suonate nel concerto) , “In this life” e “Sailor’s blues” rispettivamente dal loro secondo e primo lavoro (due canzoni per album) e una scelta di 4 pezzi da Rattlesnake.
Di cui certamente, chi si è trovato lì con me sabato scorso, non potrà dimenticare una bellissima versione acustica e corale accompagnata da chitarra e violino e suonata in mezzo al pubblico, giù dal palco: questo, non prima di aver tranquillizzato tutti con l’annuncio “non preoccupatevi di ciò che stiamo per fare adesso: lo facciamo tutte le volte, è normale!”. Insomma: se l’intenzione di questi simpatici ragazzotti canadesi era quella di lasciarci un “spirit in the head” qui, che rimanesse nel cuore e nella nostra testa, non è assolutamente possibile affermare che non vi siano riusciti. 
“Serpenti a sonagli” canadesi con lo spirito di chi, del mondo, sa oltrepassare confini in realtà inesistenti.

 

 

Stefano Carsen

"Sentimentalmente legato al rock, nasco musicalmente e morirò solo dopo parecchi "encore". Dal prog rock all'alternative via grunge, ogni sfumatura è la mia".