L’esordio dei Black Pumas
Formare un gruppo composto da sole due persone da tempo non è più una novità. Ai vari White Stripes, Black Keys e The Kills e quanti altri ne conosciamo vanno ad aggiungersi questi texani Black Pumas e il loro esordio è uno di quelli davvero rimarchevoli.
I Black Pumas sono di Austin, Texas e sono formati da Adrian Quesada e Eric Burton, il primo chitarrista di vaglia, produttore e proprietario degli studi di registrazione Electric Deluxe, il secondo vocalist dalle grandi capacità tecniche e sceniche. Il duo si forma dopo una telefonata tra Eric Burton a Adrian durante la quale gli canta alcune parti delle canzoni che faranno parte dell’album con una tale energia e forza che convincono il chitarrista ad avviare le registrazioni. Queste sfociano nell’album che vi consiglio vivamente di ascoltare. Non siamo di fronte a una svolta epocale del modo di fare musica, ma dal disco emergono in modo prepotente la qualità e la genuinità della proposta. La formula che ha fatto la fortuna dei Black Keys per il rock e di Fantastic Negrito per il blues, si ripete qui in ambito soul e R’n’B anche se è davvero ingeneroso parlare solamente di retro-soul.
Le influenze del gruppo arrivano anche dal funky e dal rock sudista, dal gospel e dallo swamp-rock ma sono più marcate nelle esibizioni live per via dell’utilizzo più massiccio dell’Hammond, delle voci femminili e per gli spazi che il chitarrista ritaglia per se. Non mancano nemmeno cose ascrivibili ad altri contesti: il Neil Young più cantautorale, certe acusticherie alla Bill Whiters e raffinatezze alla Terry Callier. La miscela è davvero esplosiva e chi frequenta il genere non fatica a riconoscerne all’interno le prestigiose matrici di derivazione Stax e Motown, e le canzoni sono di una tale qualità compositiva che mantiene a distanza di sicurezza il dubbio di di avere a che fare con un mero esercizio di bella calligrafia. Non siamo di fronte ad un altro Leon Bridges, dove anche l’amido usato per stirare la camicia e la marca di brillantina per i capelli arrivano ora dal Sam Cooke di You Send Me, ora dal Marvin Gaye quando divideva palco e sentimenti con Tammi Terrel. Non me ne vogliano i suoi estimatori ma credo che qui il livello sia davvero più alto. Tra le dieci canzoni proposte non se ne butta via davvero nessuna. E poi un gruppo con un nome che richiama i Black Panthers e ha nel titolo di una canzone un omaggio ai Creedence Clearwater Revival (Black Moon Rising) merita rispetto incondizionato e la migliore delle accoglienze.