TOdays 2019, giorno uno
” Goodbye United States ” sono queste le prime parole che pronuncio quando tocco di nuovo il suolo italico che mi ha dato i natali, sicuramente ritornerò in quel mondo a parte e con gli stessi compagni di viaggio ed oramai fratelli di sangue, sudore, pioggia e s… , Fabio Frontino (MUSICIAN BOY), Elisa Francesca Sinis SBARBINA BIG GIRL, CALAMITY Marzia Donzy Jane Pocket Girl ; ringraziandoli in queste righe con affettuosi hugs , kiss and more many love hearts per i momenti indimenticabili passati insieme il ricordo di questa On The Road Holiday dovrà trovare modo di essere raccontata in separata sede, ma questa è un’altra ed incredibile storia Ragassi e Ragasse qui di seguito il resoconto del primo giorno del quinto TODAYS , quindi fuoco alle polveri mettetevi comodi e via con il Rock N Roll telling.
Da Caselle sbarcato dalla that’s alright, maccarone Te m ‘ hai provocato e mo te magno Ammerica il mio chauffeur di fiducia Troy Alveredo Minghella mi aspetta con la sua Fiat Duna color caffelatte con il motore accesso e nello stereo le note di Gladys Knight, con il lampeggiante blu sopra il tettuccio della mitica ed aerodinamica vettura arrivo a casa velocissimamente, dal momento in cui gli altri automobilisti capiscono la mia urgenza per ritirare il premio della scommessa del giro del mondo in ottanta giorni come Phil Fogg Io e Troy veniamo quasi scortati fino alle mura della mia Banana House con logistica e protezione impeccabile.
Entro in casa, disfo la valigia piena di lisciviatura ricoperta di sciroppo d’ acero e peanut butter come se piovesse mi butto sotto la doccia bollente acconciando la BANANA a regola d’arte e subito fuori casa sulla BANANA CAR via allo Spazio 211 per la quinta edizione del TODAYS ; parcheggio tattico e strategico dribblo come un fuoriclasse del pallone i primi avventori arrivati al festival, ritiro il mio abbonamento per l’ intera kermesse con super braccialetto magico passpartout e sono il primo davanti alla transenna e di corsa sono il primo ad entrare nel verde prato di Spazio 211 e come da rito e consuetudine conquisto la mia adorata prima fila a centro transenna, appoggiato alla ferrosa struttura cominciano ad arrivare gli amici che non vedevo da un po’ ed in ordine sparso arrivano lo stile innato di Federico Sacchi piroettando freneticamente, Caterina Testa ovvero stile ed eleganza innata, Andrea Pavan con sua splendida e fluttuante bianca chioma, I Fiori di Azzariti , Pisu e Serra raccolti di fresco dal campo dell’ Hardcore Farm, Sabrina Stella Zambardi Stella che brilla di nome e di fatto, Roberto Mrt Remondino armato di innumerevoli teleobiettivi ed Anna Alciati che ogni anno ci trova qui insieme per la musica e con la musica, dietro occhiali neri tondi con sfumature blu e l’ immancabile caschetto perfetto già preme il dito sul grilletto del suo obbiettivo fotografico pronto ad esser sviluppato e a prendere vita .
Vedo in lontananza le mie Banana Girl che mi raggiungono con acrobazie degne di Usain Bolt, Luana Gravina illumina la via con il suo sguardo blu che abbinato alla perfetta abbronzatura solare provoca spasmi d’ amore, dietro di Lei la frangetta di Ilenia Gradinello incornicia il suo sguardo affascinante ed onirico che esalta la sua figura atletica e fascinosa, con loro due sono pronto per il live Non prima però di avvistare dall’ alto la navicella spaziale della mia amata Doraemon che giunge in mezzo a Noi con il suo incantevole ciuffo blu e maglia da marinaretta, a righe bianche e rosse, altri personaggi si avvicendano mail jet lag statunitense gioca brutti scherzi e chi si riconosce in queste righe si tagghi se ne ha piacere ; e così comincia sul serio la tre giorni of music:
ad aprire le danze arriva Bob Mould in(im)perfetta solitudine, Bob da solo con la sua chitarra sembra sceso dall’ 11, collega il jack e via a sputare fuori rabbia ed urgenza punk che lo contraddistingue, al secondo brano è già madido di sudore non si contano le canzoni che l’ irsuto di Minneapolis snocciola lacerando la pelle di emozioni incontrollate per chi ha cominciato la rivoluzione a casa davanti ad uno specchio, i brani della sua carriera solista si amalgamano alla perfezione con il repertorio degli Hüsker Dü e viene ancora voglia di piangere lacrime grondanti sangue d’amore e sfasciare la casa a colpi di air – guitar ; zio Bob è un artista che non si risparmia mai e poi mai e come il buon vino più passano gli anni e più migliora e dà la giusta carica per affrontare il resto della giornata e sempre something i learn today, make no sense at all per finalmente delineare i chartered trips e infine i see a little light di speranza ; Bob ci saluta felice e Noi più di Lui per la sua immensa arte ed intanto si vede in lontananza e da ogni parte Vignani che sorseggia succo di luppolo beatamente , il palco si è intanto rinnovato per l’ arrivo dei Deerhunter , I cinque di Atlanta salgono sul palco e già fan breccia nel cuore già esteticamente per il semplice fatto che il loro outfit fatto di camice strette, pantaloni a tubo e capelli desueti ma fighissimi ci riporta alla mente i favolosi anni 80.
Appena parte il primo riff i cinque già portano le mie mani a formare cuoricini a profusione fotonica, Bradford Cox è un frontman dannatamente incredibile, dietro la sua sei corde si spertica in accordi zuccherosi iniettati di sognante e contagiosa psichedelia, a tratti sembra di essere davanti ad Ariel Pink che incrocia gli strumenti con gli MGMT degli esordi, i quattro sodali di Cox han perizia da vendere costruendo acquarelli che portano le natiche di marmo a ondeggiare selvaggiamente e continuamente; Cox nonostante il Marfan riempe il palco in modo sexy, una sorta di crooner un po’ stropicciato ma efficace e sciamanico e poi con pantalone a quadri e camicia rossa e che te lo dico a fare, i brani dei cinque di Atlanta han appeal e groove da vendere ed a Me la loro performance convice e seduce appieno.
È il momento del crepuscolo nel cielo della Taourinorum , la luce diurna ci saluta come i Deerhunter e sul palco è tutto pronto per gli Spiritualized .
Jason Pierce sale sul palco seguito da otto musicisti, Lui prende posto sulla destra del palco seduto dietro il suo leggio, la spiritualità ha un prezzo enorme è il buon Jason da come si evince ha pagato tutto il suo debito, dimesso su quella sedia mette un po’ tristezza ma lo Spaceman di un tempo tira fuori da cilindro una performance indimenticabile ed incredibile ; con vera e sentita spiritualità il repertorio di Pierce porta le sinapsi in una dimensione onirica pura, le tre chitarre sullo stage creano riff strabordanti sfavillante shoegaze psichedelico pieno di effetti e riverberi, le tastiere portano al suono della band di Rugby un’ innata vena mistica accompagnata da una sezione ritmica precisa, potente e chirurgicamente precisa e compatta, ma, la cifra stilistica di Pierce qui ci dimostra la sua devozione e sofferenza fatta ad arte ed affida il pathos delle composizioni a tre coriste che sembrano arrivare direttamente dalla Bethel Gospel Assembly di Harlem, le tre ragazze dalla pelle color ebano belle come un tesoro prezioso con le loro voci intrise di soul pieno di quel sentimento immenso e devoto riempono le composizioni di un pathos contagioso che rimette il cuore e l’ anima in pace con il mondo, si capisce appieno l’ innato dono delle tre quando parte a sorpresa l’ accorata Oh Happy Day che con il suo incidere soave ma pieno di black vibrations porta a fare ammenda ed introspezione durante tutta la durata della performance ; gli Spiritualized raggiungono davvero le corde dell’ anima accarezzando il cuore e l’ anima grazie davvero tantissimo Jason .
A poco a poco ci si riprende dal mantra di Pierce e sul palco son pronti a salire direttamente da Oxford i mitici Ride ed è subito ninenties mood ; i quattro inglesi a cinque anni dalla reunion e a ventitré dallo scioglimento sono fautori di una performance cazzutissima e coinvolgente , perfetto anello di congiunzione tra il C86 e quel che diventerà poi Britpop gli ex ragazzi di Oxford oramai uomini fatto e finiti ci inondano di quel suono grasso e gonfio di riff distorti e strascicati a dovere , Mark Gardener alla chitarra ritmica tesse la melodia e la sua voce ancora seduce come un tempo limpida e bellissima e porta a cantare in coro gli anthem mandati a memoria e via con i ricordi a fiume nella corteccia cerebrale ; alla batteria Laurence Colbert con t-shirt con l’ effige cover dell’ opera d’arte di Robert Indiana LOVE detta il ritmo con energia e potenza contagiosa, durante il suo drumming è d’ obbligo il claphandig che parte come un party atteso con impazienza , tutti i pezzi della batteria vengono suonati ed è una goduria assoluta imitare con enfasi i movimenti di Colbert ; completa la sezione ritmica Steve Queralt che con semplici ma determinati giri ammanta di profondità il sound granitico, ma su tutti è Andy Bell che domina il suono e le composizioni, invecchiato non benissimo tant’è che stento a riconoscerlo sotto il suo cappellino, la rada barbetta grigia ma questo non ferma il suo estro e determinata missione di far sanguinare le orecchie, il nostro con le sue chitarre riempie Spazio 211 di feedback, effetti e riff che sembrano arrivare da un’altro pianeta, non si può fare a meno di intonare air guitar a profusione tanto è contagioso Andy dietro quel suo fantastico e bellissimo wall of sound ; ci videro giusto i Gallagher a portarselo dietro fino allo scioglimento degli Oasis, i Ride han riportato gli anni novanta nella Motorcity e la loro esibizione rimarrà nei ricordi per molto molto tempo a venire, inchino doveroso e sentito ; così si conclude il primo giorno del TODAYS e già i livelli sono altissimi, Io e le mie Banana Girl gigioneggiamo ancora un po’ scambiandoci i rispettivi feedback sulle band, decidiamo di ritornare alle rispettive abitazioni per godere appieno i prossimi due giorn , in particolare Io a causa del jet lag comincio a sonnecchiare e a vedere cose che ancora non posso narrare, solo a fine racconto svelero’ le visioni che nel futuro avranno conseguenze per tutti voi che vi apprestate a leggere per ora un sincero thank you and goodnight .