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Storm Damage – Ben Watt (Unmade Road 2020)

È l’8 dicembre, le otto di mattina, piove forte sul tetto di casa. Ho aperto gli occhi faticosamente nel buio, preso il cellulare e fatto ripartire la musica che stavo ascoltando ieri sera prima di sparire nel sonno.
Riprende “Irene” che era a metà della corsa, mi lascio cullare ancora tra lo scroscio dell’acqua e la voce calda di Ben Watt immerso in una conversazione immaginaria con una cantante che per qualche ragione che non ci è dato conoscere non c’è più, e nemmeno esiste più il club dove si esibiva, finito tutto.

Hey, Irene
Remember that club where you used to sing?
Red lampshades in the booths
Men whispering untruths
Well, they tore it down in the spring

I still remember your voice
I see the band playing up there on the stand
And all the smoke in the light
The music loud and the faces in the crowd

E sembra evocare quello che viviamo ora che nulla di quanto ci riempiva la vita fino a dodici mesi fa è più disponibile, un’evocazione ripetuta anche nella “Festival Song” che chiude il disco in un melanconico ricordo di un festival estivo. Ben-Watt
Storm Damage, il quarto album di Watt, metà esatta degli Everything but the Girl, è, parafrasando una vecchia canzone, un pugno in una carezza.
La sua avvolgente malinconia, così autunnale, veste un mondo di riflessioni (“Knife In The Drawer”, “Figures In The Landscape”), ricordi (“Festival Song”), nostalgie (“Summer Ghosts”), constatazioni di cambiamento (“You’ve Changed, I’ve Changed”) donando nell’ascolto una costante impressione di trovarsi in equilibrio su un filo, ancora in piedi ma vivendo nel rischio di poterlo perdere ad ogni passo (“Balanced On A Wire”).
Watt da quasi trent’anni convive con una malattia autoimmune che ne ha rivoluzionato la vita in modo drastico, ha camminato a lungo ferito, sa cosa significa trovarsi appesi a quel filo e riesce a trasmettere quella sensazione con grande “equilibrio” facendocene partecipi e in un momento come questo una mano (“Hand”) come questa, che ha conosciuto la paura ed il dolore, ma non si è mai lasciata andare, può essere la migliore compagna per affrontare paura, ansia e tristezza.

Quarant’anni fa un folle esplodeva un proiettile mortale verso John Lennon, un uomo che con le sue parole e la sua musica aveva cambiato il mondo.
Continueremo ad immaginare?
Scendo dal letto, vado in cucina, una goccia di sole si affaccia attraverso la finestra sul pavimento per sparire poco dopo, metto su la caffettiera per un nuovo giorno.

Ettore Craca

"Nel suono, nella pagina, nel viaggio, nell'amore io sono. In ogni altro luogo e tempo non sono".