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La dolcezza di essere idioti: Neil Innes, 1944 – 2019.

 

Era iniziato tutto con un gruppo di jazzisti tentati dallo skiffle: la Bonzo Dog Doo-Dah Band divenne il complesso musicale di Neil Innes solo grazie al fatto che lui era coinquilino di un altro musicista del giro. Essendo lui il più dotato dal punto di vista della composizione, fu inevitabile che il materiale autografo proposto avesse la sua firma. Erano molto considerati nel circuito dei pub londinesi, dato che durante le loro serate gli avventori tendevano a fermarsi nei locali, col conseguente aumento di litri di birra erogati e la completa soddisfazione dei gestori. Persino Paul McCartney, notoriamente apprezzabile anche in qualità di talent scout, ne rimase colpito, tanto da volerli nel film “Magical Mistery Tour” (1967).
Lucidamente pazzo come tutti i componenti dei Monty Python, la celeberrima compagine comico-satirica cui si sarebbe legato conoscendoli sul set di una trasmissione televisiva per bambini, Innes rimarrà affascinato dall’esperienza beatlesiana al punto di creare, una decina di anni dopo, i Rutles, parodia del quartetto di Liverpool. Partorita assieme ad Idle, l’idea si concretizzerà nella pubblicazione di un album omonimo (“The Rutles”, 1977) composto da più che discrete canzoni originali “in stile” e dotato di un booklet intitolato “All You Need Is Cash”.
Neil avrà anche una buona carriera musicale solista, oltre all’affermazione coi Python e ai discreti riconoscimenti in altri campi artistici.
Un altro pezzo della nostra storia che ci abbandona, dopo averci accompagnati per un lungo tratto, a partire dalla Swingin’ London fino al nuovo millennio.
So long, Neil.

 

 

Massimo Perolini

Appassionato di musica, libri, cinema e Toro. Ex conduttore radiofonico per varie emittenti torinesi e manager di alcune band locali. Il suo motto l'ha preso da David Bowie: "I am the dj, I am what I play".