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La voce di Albertone è un raggio di luce anche in un giorno di pioggia.

Aaaah, un disco bello come il primo non l’hanno più fatto. Si dice spesso, nella musica: a volte è vero, perché la freschezza, l’ispirazione, l’età, la verve fisica e soprattutto l’urgenza espressiva non si comprano al mercato. Altre volte invece è una stupidaggine, figlia di uno snobismo da fans della prima ora che non vogliono confondersi con i neofiti e magari arrivano a incensare opere immature o addirittura scadenti pur di non ammettere che in seguito sono state realizzate cose migliori. Non in questo caso, però. Perché sfido chiunque a dire che i Modena City Ramblers abbiano sfornato, dal 1994 a oggi, qualcosa di minimamente all’altezza di “Riportando tutto a casa”, album d’esordio che – appunto 25 anni fa – contribuì a diffondere in Italia la magia del folk’n’roll irlandese, nella scia di band straordinarie quali Waterboys e Pogues.alberto morselli
Non era (solo) questione di militanza politica, di mode, di antiberlusconismo un tanto al chilo con tanto di copia del Manifesto nell’iconica copertina. È che il disco era veramente figo, non c’era un pezzo buttato via, testi efficaci e/o poetici, cover azzeccate (da Contessa a Bella ciao fino a Bob Geldof), arrangiamenti scintillanti. E un paio di capolavori: Canto di Natale, ballata strappacuore ai confini della commozione, e In un giorno di pioggia, ouverture dell’album che ti proiettava immediatamente sulle scogliere di Moher. Ecco, quella canzoni davvero possedevano una magia fuori dal comune, e ancora oggi spaccano alla grande. Cos’avevano di speciale, oltre al fatto di essere proprio liricamente perfette? Avevano che le cantava Alberto Morselli. Mors. Albertone. Passato dalla spillatrice di birra d’un pub di Sassuolo al microfono per regalare caverosi brividi d’emozione.
Una voce straordinaria. Come pochissime ce ne sono oggi e non molte ce ne sono state in un pur glorioso passato. Una sorta di baritono celtico. Che però fuggiva dai cliché del genere per seguire un’ispirazione molto personale, sempre originale malgrado una struttura compositiva derivativa – appunto dal folk gaelico – nel senso più nobile del termine. Specie allorché si fondeva mirabilmente con le sonorità italiche di provincia e il dialetto emiliano, vedi la trascinante Delinqueint ed Modna, tra Mau Mau e Les Negresses Verts. E poi? Poi è successo che Albertone e gli altri Modena – sempre più identificati nel barricaderismo da palco del leader Cisco – hanno litigato, Per questioni personali e divergenze anche politiche, s’è detto. Qualcosa di vero c’è, ma chi se ne frega. Nel senso che la musica è musica, l’arte è arte, e – appunto – i MCR un disco bello come il primo non l’hanno più fatto. Né, probabilmente, mai più lo faranno.
Nel frattempo Alberto Morselli, oggi 53enne di professione grafico, tra una lezione in qualità di sommeiller e la gestione da socio di una fabbrica di liquori, ha continuato a fare musica, scrivendola e interpretandola, sempre con quella voce spaziale abbinata a un profilo basso che evidentemente poco si addiceva al combat folk oltranzista dei Modena. È, come si dice, sparito dalla circolazione. Del resto è un timido pure in concerto, malgrado quel timbro vocale che lo renderebbe protagonista su qualsivoglia palcoscenico. Un unico disco – Da un’altra parte, 2005, con alcuni brani magnifici: andatevi ad ascoltare sul tubo “Chiunque, comunque, dovunque” o la title-track – e poi giusto qualche suonata tra amici: perché gliene sono rimasti tanti, alcuni pure brillanti musicisti. Con alcuni di questi ha messo su una band che si chiama The Morsellis. Suonano qui e là: chi li conosce li applaude con affetto e partecipazione, chi non li conosce ma se li trova davanti resta sbalordito e sedotto da quella voce. Una voce che X Factor ci fa una pippa. Una voce che, a saperla vendere, faresti il botto. Ma siccome nessuno ha ancora avuto la voglia o la capacità di saperla vendere, la si può sempre comprare, o anche solo ascoltare. E godere.
alberto morselliNel gennaio scorso, in quell’Esagono di Rubiera che aveva visto gli albori live dei MCR, i Morsellis hanno fatto due concerti. Avevano in testa un disco in studio, poi risentendo quelle registrazioni hanno deciso di prendere un po’ di roba così com’era venuta – cioè magnificamente bene, con tutte le perfette imperfezioni del caso – e l’hanno incisa. Quello che è venuto fuori si chiama The Primavera Session, per quanto abbiano suonato in inverno, forse in un giorno di pioggia. Quel pezzo peraltro Albertone nemmeno ha voluto inserirlo nel disco, perché va bene essere legati al passato ma non esageriamo. In compenso ha messo Canto di Natale e – diosanto, ragazze e ragazzi – andatevela ad ascoltare e poi fatemi sapere. Ci sono un paio di cover dei Waterboys, Fisherman’s blues e Bring’em all in, più la Ninnananna rivisitata del primo album, mutuata da When we will be married. Quindi, una reinterpretazione superba di One tongue degli adorati Hothouse Flowers, che qui si intitola Cosa credi che sia, col permesso gratificato dell’amico Liam O Maonlai. Così come sono amici Mike Scott, tuttora leader dei Waterboys, e il grande, misconosciuto Andy White, citati nei credits. Ci sono un paio di canzoni nuove e altre chicche recuperate dagli anni dell’oblio. In cui Albertone non è che stia male, eh? Considerati il suo carattere e la sua natura, ci sguazza pure bene. Però, cavolo: stiamo meglio noi quando lo sentiamo cantare. E ve lo dice uno che di italiano preferisce ancora mettere su i dischi di Bennato e Rino Gaetano o Finardi piuttosto che dirottare su certo indie da latte alle ginocchia.
Ricapitolando, anzi, riportando tutto a casa: Aridatece Albertone. O, almeno, andatevelo a riprendere.(The Primavera Session si può richiedere all’indirizzo di posta elettronica info@mondomusica.re.it, oppure trovare ai concerti dei Morsellis. Prossimi appuntamenti domenica 29 settembre a Carpi (Mattatoyo); nei weekend successivi in Veneto, a Montegrotto Terme e Lugo di Vicenza).

Andrea Pavan

"Voi critici voi personaggi austeri militanti severi, chiedo scusa a vossía". Pace, amore, Pulici, film, libri, viaggi e rock'n'pop'n'punk'n'roll. E tanti, tanti gatti".