Live Reports

Giorgio Poi: Ultima data dello “Smog Tour” @HMA

Metto subito le mani avanti. Non sono un fan sfegatato dei dischi di Giorgio Poi. Trovo che componga in modo interessante, a volte molto interessante, ma che il suo habitat ideale siano i live. Credo che lo sappia anche lui quando dichiara che ha creato un disco come Smog perché aveva l’opportunità di inserire un quarto elemento (il tastierista) nella sua live band.
Il nostro amico di gavetta ne ha fatta ed anche abbondante. Un bell’esordio con i VadoinMessico, un bell’esordio con i Cairobi, tanti concerti e tutto rigorosamente in lingua anglosassone. Ma si sa…la nostalgia è canaglia…ed allora eccolo lì che mentre si alterna tra Londra e Berlino il richiamo della pasta asciutta di mammà è troppo forte. Si dice che ci si senta più italiani quando si vive all’estero. L’esperienza di Giorgio Poti in arte Giorgio Poi lo conferma appieno. Ancor prima di tornare a vivere in Italia inizia a scrivere per il suo terzo disco d’esordio. Questa volta però totalmente a suo nome, questa volta in italiano. Viene scritturato da Bomba Dischi, etichetta che insieme a 42 Records ha costruito quasi da zero la cosiddetta nuova musica pop italiana, l’etichetta di Calcutta con il quale ha duettato in Smog e per il quale ha fatto da chitarrista nel suo tour tra Stadio di Latina e Arena di Verona.
Il successo è notevole. Non un successo da classifica di vendita sia chiaro, non un successo assimilabile al suo compagno di giorgiopoi1scuderia, ma un successo da classifiche di critica musicale di fine anno, nelle quali il suo “Fa Niente” si ritrova spesso primo o sul podio tra i migliori dischi italiani del 2017. Con questo bagaglio apre le date oltre oceano dei Phoenix, fa un ottimo lavoro producendo l’album di Francesco De Leo “La Malanoche” e compone Smog, disco forse meno sperimentale ma solido e che ha come riferimento la musica cantautoriale italiana degli anni ’80. Il suo primo secondo disco in carriera. Ne sente tutto il peso. Tanto da dichiarare in modo confuso e felice queste parole: “Di dischi d’esordio se ne possono fare anche tre o quattro, con nomi sempre diversi. Invece i secondi dischi sono più rari, perché per fare un secondo disco non basta fare un disco, ma bisogna farne due, e mano a mano che si va avanti la situazione si complica. È un disco fatto in casa, e un disco è una delle poche cose fatte in casa a cui non si può aggiungere di seguito ‘come una volta’, perché una volta i dischi si facevano in studio. Quindi di questo disco si potrà dire quel che si vuole, ma non che non sia un disco moderno”.
I malanni di stagione hanno voluto che il concerto previsto inizialmente per l’8 Novembre a Torino sia stato rinviato al 24, rendendolo il concerto finale dello “Smog Tour”. L’ultimo prima di fermarsi per scrivere un nuovo disco.
La partita del mio Lecce contro il Cagliari è stata rinviata per maltempo ed è quindi con il cuore più sereno che mi accingo ad entrare in macchina sotto la copiosa pioggia che assale Torino da settimane. Non so perché ma il navigatore del mio telefono ha registrato l’Hiroshima Mon Amour come casa. Sorrido e gli dico allora di portarmi a casa. Forse è consapevole che è uno dei miei posti di Torino preferiti . Era il 2012 quando con la scusa di andare a vedere con lei, proprio lì, i Bud Spencer Blues Explosion, sono partito da Milano per andare a trovare per la prima volta quella santa donna che l’anno dopo è diventata mia moglie. Insomma, un posto del cuore.giorgiopoi4
Arrivo alle 22 spaccate e l’Hiroshima è già pieno per 2/3. L’atmosfera che si respira è molto piacevole. Il pubblico è perlopiù tra i 25 e i 35 anni. Mi sento perfettamente a mio agio. Le luci sono soffuse e tutto sembra già pronto per l’ingresso in scena di Poi. Alle 22.17 il telo presente sul palco si illumina mostrando un suggestivo sole che albeggia. Giusto il tempo di farlo albeggiare ed i nostri entrano in scena.
Appena parte la prima traccia “Non mi piace viaggiare”, che dà l’avvio anche al disco di Smog, mi accorgo subito che i 4 musicisti sono molto carichi e che l’acustica è stranamente perfetta. Su quel telo che prima mostrava l’albeggiare del sole iniziano ad alternarsi immagini variopinte e molto stilose e mi ricordo che proprio all’Hiroshima avevo percepito le stesse sensazioni al live de I Cani nel tour di “Aurora”, veri e propri alfieri del nuovo pop italiano. E tutto torna. Durante il secondo pezzo “Vinavil” la mia vicina inizia a scoppiare in lacrime. Sarà malinconica per tutto il concerto, consolata dal suo ragazzo. E penso che dentro quella sala ci sono tante storie, tante vite, tante emozioni quante persone sono presenti.
Le canzoni si susseguono e confermo la mia prima impressione. La band è veramente in palla e lo stesso Giorgio è in gran forma, talmente dinoccolato che sembra che balli mentre suoni, molto più sciolto e ironico di quanto abbia mostrato di sé nello splendido concerto che vidi allo Spazio 211 per il suo primo tour, di cui ho un bellissimo ricordo, in particolare della coda strumentale di “Niente di Strano”, pura avanguardia. L’emozione è palpabile, ma è un’emozione che assomiglia molto alla felicità, una felicità serena di una band molto affiatata che è consapevole di aver dato tutto sul palco durante le circa 50 date di questo tour. Ritorneranno spesso, durante la setlist, le parole di Poi che sottolineano che questa è l’ultima data e che daranno tutto loro stessi per far sì che sia una data speciale. Che l’obiettivo sia stato raggiunto lo si legge negli occhi dei partecipanti. E razionalizzo che questo è un concerto generazionale, che siamo così presi da questo concerto perché Giorgio, con le sue canzoni, senza forse neanche accorgersene, sta parlando a noi, ad ognuno di noi, a questa generazione di 30enni post-ideologica, post tutto, pervasa dalla noia esistenziale che ricerca nelle piccole cose il senso della vita, il motivo della sua esistenza. È per questo che le sue canzoni, quelle di Calcutta e compagnia cantante non parlano praticamente di niente eppure per noi sono così profonde, eppure le capiamo così bene…perché la verità è che parlano di noi…di questa specie di forzato approccio zen all’esistenza che è l’unico che ci rimane ma che poi alla fine non è così male.
Dopo 18 canzoni, comprensive di 3 bis, la band scoppia in lacrime e si abbraccia, consapevole che questi momenti così belli, così puri non torneranno più ma che forse, chissà, ne arriveranno di migliori.
Dopo un 1 ora e 20 minuti molto intensi il concerto finisce e io sotto la pioggia ritorno a casa, con la voglia però di ritornare presto a quella che il mio navigatore riconosce come casa…

SETLIST:
1. Non mi piace viaggiare
2. Vinavil
3. Ruga Fantasma
4. Napoleone
5. Paracadute
6. Il tuo vestito bianco
7. Solo per gioco
8. Abbronzatura
9. Missili (solo chitarra acustica)
10. La musica italiana
11. Smog (solo band senza Giorgio Poi)
12. Erica cuore ad elica
13. Acqua minerale
14. Maionese
15. Niente di strano
BIS:
16. Stella
17. Tubature
18. Vinavil (senza chitarra)

 

 

Andrea Castelli

“All I want in life is a little bit of love to take the pain away, getting strong today, a giant step each day” (“Ladies and Gentlemen we’re floating in space” - Spiritualized)