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After the Gold Rush: Neil Young (1970)

Il Topanga Canyon nel 1970 è “IL LUOGO” dove fuggire dal moloch losangelino.
Il Laurel Canyon è troppo vicino al caos del Sunset Strip. E’ natura si ma ti ci muovi con i veicoli a motore, Il Topanga è un’altra cosa, è’ davvero selvaggio e ci vuole il cavallo per raggiungerlo.
E’ li che si trasferisce, alla fine degli anni ’60, una comunità di musicisti alla ricerca di una stretta sintonia con la natura e di un suono acustico con un piede nel folk ed uno nel country, qualcosa di molto lontano dal rumore dei motori e degli amplificatori di L.A., ne fanno parte, Stephen Stills, Joni Mitchell, i Canned Heat, Taj Mahal, i Flying Burrito Brothers di Gram Parsons.
Nell’estate del 70 vi si trasferisce anche Neil Young reduce dal successo e dai conflitti di DEJA VU l’album con cui, in compagnia di CROSBY, STILLS e NASH, ha appena raggiunto la superstardom.
Con la moglie – dalla quale a breve si separerà- occupa un ranch. Insieme a lui ci sono i Crazy Horse, Nils Lofgren e Jack Nietzsche. L’obiettivo è rimettere mano alla musica che aveva preparato per accompagnare un disaster movie scritto da Dean Stockwell che aveva fatto alzare più di un sopracciglio negli studios hollywoodiani per risolversi alla fine in un nulla di fatto.
Quello che esce da quel ranch-studio è “AFTER THE GOLD RUSH” una delle indiscusse pietre miliari del canadese. Trentaquattro minuti di pura magia in cui e’ letteralmente liofilizzata l’aria del Topanga.
La title track è il brano in cui, seppure ammantata da simbolismi e misteriosi riferimenti a diverse epoche storiche, emerge chiara la preoccupazione di Neil per il destino di un pianeta che rischia di scomparire sotto il maglio distruttore dell’uomo del ventesimo secolo.
L’ossatura del brano è estremamente scarna: Due soli strumenti pianoforte e corno inglese accompagnano il leggendario falsetto di Young mentre dipinge tre scene distinte.
La prima è collocata in un medioevo in cui si muovono cavalieri in armatura, regine, menestrelli, tamburini. Un’ era quasi da paradiso terrestre in cui vigeva un pieno equilibrio nel rapporto tra umanità e natura. La cesura tra questa e la scena successiva è tuttavia per contrasto segnata da un chiaro monito all’ascoltatore: “osserva Madre Natura in fuga negli anni settanta”.
La seconda scena si svolge in uno scenario da battaglia, racconta di un soldato che mentre aspetta il rimpiazzo nel corso di un turno di guardia assiste ad un’esplosione nel cielo. Il riferimento immediato in quegli anni, quando si parla di scenari di guerra, è il Vietnam, l’esplosione probabilmente napalm. Il soldato sente musica in testa e si sente sballato quasi avesse assunto stupefacenti. L’ultima frase è sibillina e si presta a plurime interpretazioni: “stavo pensando a quello che mi aveva detto un amico e speravo fosse una bugia”, il tono bucolico della prima strofa è diventato più amaro, amarezza solo in parte addolcita dal solo di corno inglese.
L’ultima strofa sposta l’azione in un futuro onirico, tra colori volanti e bambini che piangono, in cui astronavi in fuga da un pianeta distrutto portano con sé i semi argentati di Madre Natura verso il sole, alla ricerca di un nuovo luogo dove i sopravvissuti possano avere una seconda possibilità.
Young a meta’ degli anni 90 dichiarerà: “Quel che mi fa arrabbiare è la gente che pianifica di fare delle cose che inquineranno il pianeta. Quel che è già successo è il risultato di molte cose sulle quali non abbiamo alcun controllo… io guardo il pianeta e tutto quello che si vede è la prova che dobbiamo cambiare strada….
After the Gold Rush è una canzone ambientalista ormai riconosco in essa un filo che attraversa tante mie canzoni, parlo del viaggio nel tempo. E la ragione per cui ora lo riconosco è che l’ho sentito nella canzone di un altro e mi sono detto, “Wow, che sballo, sembra quasi una cosa mia.” Poi ho capito che lo facevo davvero anche io”.
Il messaggio ecologico che sottende “After the gold rush”, utopico e vagamente naif, è pienamente figlio dell’epoca hippy e della filosofia da “comune” che si era sviluppata nell’area del Topanga Canyon e fa il paio con un altro brano uscito nello stesso anno dalla stessa area, questa volta dalla penna di Joni Mitchell, un brano di cui parleremo nel prossimo episodio.

AFTER THE GOLD RUSH

Well I dreamed I saw the knights in armor coming
Saying something about a queen
There were peasants singing and drummers drumming
And the archer split the tree
There was a fanfare blowing to the sun
That was floating on the breeze

Look at Mother Nature on the run in the Nineteen Seventies
Look at Mother Nature on the run in the Nineteen Seventies

I was lying in a burned-out basement
With the full moon in my eye
I was hoping for replacement
When the sun burst through the sky
There was a band playing in my head
And I felt like getting high

I was thinking about what a friend had said
I was hoping it was a lie
Thinking about what a friend had said
I was hoping it was a lie

Well I dreamed I saw the silver spaceships lying
In the yellow haze of the sun
There were children crying and colors flying
All around the chosen ones
All in a dream, all in a dream
The loading had begun

They were flying Mother Nature’s silver seed to a new home in the sun
Flying Mother Nature’s silver seed to a new home

DOPO LA CORSA ALL’ORO

Ebbene, ho sognato di vedere arrivare cavalieri in armatura

dicendo qualcosa a proposito di una regina…
C’erano contadini che cantavano e tamburi che rullavano
e l’arciere divise in due l’albero…
C’era uno squillo di tromba che soffiava verso il sole,
che fluttuava nella brezza…

Guarda Madre Natura in fuga nel corso degli anni settanta
Guarda Madre Natura in fuga nel corso degli anni settanta

Giacevo in uno scantinato bruciato
con la luna piena nei miei occhi…
Stavo attendendo il rimpiazzo
Quando un sole infiammò il cielo…
C’era una band che suonava nella mia testa
e mi sentivo come se fossi sballato…

Stavo pensando a quello che aveva detto un amico…
Speravo fosse una bugia.
Stavo pensando a quello che aveva detto un amico…
Speravo fosse una bugia.

Ebbene, ho sognato di vedere le argentee navi spaziali volare nell’alone giallo del Sole…
C’erano bambini che piangevano e colori che volavano
tutto intorno a quelli prescelti…
Tutto in un sogno…tutto in un sogno,
l’imbarco ebbe inizio…

Erano argentei semi di Madre Natura che volavano verso una nuova casa, nel Sole…
Argentei semi di Madre Natura che volavano verso una nuova casa, nel Sole…

Ettore Craca

"Nel suono, nella pagina, nel viaggio, nell'amore io sono. In ogni altro luogo e tempo non sono".