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Uzeda’s Live Assault – Circolo della Musica Rivoli, 28/09/2019

Da Catania passando per Philadelphia e finalmente al Circolo Della Musica a Rivoli il ritorno alla dimensione live degli Uzeda.
Settembre è giunto al termine, le attività mondane e lavorative hanno oramai ripreso il normale ciclo cadenzando le ore del giorno e della mia smodata e godereccia vita notturna.
Il clima fuori ha un non so che di nostalgico ed ultimamente è un po’ il mio mood, vuoi per il nuovo percorso di vita e la nuova consapevolezza di me stesso oramai che ho compiuto quaranta primavere rendicontando il passato per affrontare il nuovo futuro che mi aspetta.
Ma non è comunque triste nostalgia del tempo andato e che non tornerà più giustamente, anzi, mi guardo indietro con il sorriso, vedo i necessari e giusti errori, gli amori andati, gli amici che purtroppo non ci sono più alla mia formazione sfacciatamente ed amorevolmente anarchica che mi ha insegnato a tenere a mente il passato ma con un piede sempre avanti nel futuro come quando Joey Ramone cantava sul palco per trovar linfa vitale per le nuove ed eccitanti sfide che la vita porterà sulla mia strada.
Oggi invece “Camminando di notte sulle impronte dei giganti” come direbbero i Kina che nell’ ultimo venerdì del mese ho avuto la fortuna di veder live e piangere di gioia per ogni loro verso con il sangue nelle vene che scorreva più forte vago per la Motorcity seguendo la Yellow Brick Road, spero sempre di incontrare Judy Garland alla fine dell’arcobaleno, ma, come sempre le deviazioni su quella strada mi portano sempre in altri ed esoterici luoghi ed io trovo sempre che perdersi sia bellissimo.
All’incrocio tra Fargo Street e Jackie Brown Square con la mia Banana Car e Lacca Splendor sul mio ciuffo splendido splendente imbocco la strada per Rivoli con destinazione Circolo Della Musica dove stasera concluderò la mia trilogia sugli Uzeda con il loro live act dopo essermi imbattuto nel loro album a Philadelphia, averlo recensito con infinito slancio d’amore e finalmente godere della loro potenza in versione live.
Parcheggio in testacoda come Elwood Blues, ritiro il pass press e svengo emozionato per due minuti, fortunatamente il buon Ivan Buratto mi soccorre e mi fa rinvenire con peanut butter.
Si entra nel locale e già intravedo ed ancora vedo noccioline ovunque mentre Roberto Mrt Remondino che saluto con il take five come i giovani è intento a montare strutture in ferro battuto per fare foto in cordata dal tetto della struttura del locale.
Ma come per incanto all’improvviso spunta come per magia la sinuosa ed affascinante Ilaria Galietti con i suoi leggins borchiati e canotta silver very rock ed è subito Banana Team Style.
Al bar intanto chiedo birra rossa al quadruplo malto se possibile di Oslo Alta ed una biondissima ed incantevole Sara Vermiglio volteggiando elegantemente me la porge intonando Papa Don’t Preach mentre i suoi innumerevoli tatuaggi si mescolano su tutto il corpo.
Con balzo felino ed in derapata come Barry Sheene conquisto la prima fila al cospetto del palco con Ilaria al mio fianco; aumenta il mio battito cardiaco ed intanto le luci viola si abbassano; con immensa gioia fan il loro ingresso sulle assi di legno del palco i catanesi Uzeda.
Subito il sound dei quattro catanesi invade le viscere e le sinapsi con il pulsare caldo, avvolgente di This Heat, al termine della quale dalla tasca di Raffaele Gulisano esce la cartacea scaletta dimenticata chissà come nei pantaloni dell’incredibile live che andremo a godere.
Gold è il secondo brano in scaletta ed è d’oro ed accorata la dedica a Marco Mathieu della cui presenza non presenza sarà ammantata l’atmosfera di tutta la performance.
Tutti insieme rivolgiamo insieme ai catanesi il nostro pensiero a Marco, forza ed ora più che mai Lo Spirito Continua.
La tracklist che i siciliani ci propongono è quasi una suite cadenzata da pause brevissime, i brani di “Quocumque Jeceris Stabit” si mescolano alle composizioni del passato creando un mantra ipnotico a cui è impossibile sottrarsi, il mio cranio in modalità headbanging detta il ritmo insieme a Raffaele Gulisano che suona il suo basso arancione come fosse una chitarra, ritmiche cadenzate a volte suonate con una sola corda che amplifica la profondità ed il greve groove che fa sussultare milza e reni e tutte le viscere del mio corpo; alla batteria invece Davide Oliveri aiuta le spesse corde di Gulisano con drumming chirurgico, secco e potente, l’esigua batteria viene percossa a dovere sfondando con amore i nostri timpani e le bacchette di Oliveri letteralmente si sbriciolano sempre più ad ogni brano, tant’è che a fine live il legno diventerà polvere alla polvere.
Nel frattempo si stanno raggiungendo vette stellari durante la performance con Agostino Tilotta alla chitarra che crea riff ed assoli che provengono da chissà quale mente e pianeta, le nera sei corde con paletta intagliata viene stuprata, abbracciata, baciata e suonata in ogni suo centimetro, le note che escono portano a stringere i pugni ed alzarli al cielo mentre Agostino con il suo corpo ritratto modifica il suo viso con smorfie che seguono la musica facendolo assomigliare a Walter Matthau in “Chi Ucciderà Charlie Varrick?” mentre io devo e chiudo gli occhi per perdermi nell’amalgama sonoro ipnotico.
A dar voce ai suoni dei musici alle sue spalle la voce potente, decisa di Giovanna Cacciola, vera donna del sud Giovanna ha il potere di incantare le anime degli uomini più scafati e duri, se all’annuncio dei brani ha una flebile voce durante l’esecuzione invece la sua voce muta in un grido di energia coinvolgente come un pugno nella bocca dello stomaco, il filo del suo microfono crea con lei una coreografia perfetta e sinuosa che dona a tutta la performance un ingrediente in più e tremendamente necessario.
Gli Uzeda ci regalano ancora uno di quei live indimenticabili, quattro persone che della coesione ne han fatto una bandiera ed una ragione di vita, lo scambio tra loro sul palco e godere della loro arte provoca una nuova forma di vita ed energia il necessario parto per qualcosa di unico che farà parte sempre e per sempre delle vite di noi presenti in questo ventotto settembre duemiladiciannove anno domini in stato di grazia assoluto.
A live finito e con le luci oramai accese io ed Ilaria con gli sguardi e senza alcuna parola che risultano futili esprimiamo felicità ed orgasmica beatitudine per la venuta dei catanesi Uzeda ed aver vissuto una performance intensa ed indimenticabile, salutando gli amici accorsi ci imbattiamo in Agostino Tilotta congratulandoci, e, lui a sua volta si congratula con noi sottolineando l’importanza del necessario e linfatico scambio energetico tra pubblico e band e viceversa; quest’atteggiamento che mi riporta ai tempi della mia formazione basica è quello che fa della band di Catania e di persone del loro spessore umano in primis e culturale quello che la musica dovrebbe trasmettere, l’amore per l’arte e per la vera interattività comunicativa.
L’abbraccio accorato con Agostino è spontaneo e d’uopo, e, a ruota il ringraziamento a mani giunte va anche agli altri componenti della band sparsi per il Circolo Della Musica, ringraziamenti sentiti anche a Gianluca Gozzi artefice della Loro venuta in terra sabauda a due passi dall’ affascinante Augusta Taurinorum.
Si esce con un’immane ricchezza interiore dal Circolo Della Musica, accompagno Ilaria alla sua maison scollinando il Castello di Rivoli, sulle sue pareti tele di Mondrian, opere di Pomodoro ed i tagli di Fontana ci salutano su versi di Dino Campana.
Ilaria entra nel suo palazzo barocco di metà ottocento e la saluto con inchino e baciamano.
Riporto me stesso verso la mia tenuta di caccia alla patata siberiana in quel di Tetti Neirotti dove fuori dall’uscio di betulla di Borgaretto mi attendono Otto Preminger e Julie Andrews per propormi un inedito copione.
Li faccio entrare nella mia lussuosa bicocca e servo loro il mio famoso pasticcio di patate siberiane con sciroppo d’acero mantecato con il grasso del bacon; Otto e Julie sembrano gradire il lauto e salutare pasto, ai lati delle loro labbra il grasso cola ambrato e copioso.
Nel frattempo preparo del caffè americano vista oramai la mia dimestichezza con i prodotti degli appalachi.
Ci sediamo nel salotto e cominciamo una lettura creativa del sopracitato copione; già con voce impostata e maglione a collo alto la sinossi del soggetto ha un che di veramente innovativo ed eccitante, innanzitutto il protagonista maschile è un uomo bello in modo assurdo, intelligente però con difficoltà nella punteggiatura tipo me.
Ha un ciuffo scolpito e delle basette alla Wolverine tipo me.
Se la cava sul dancefloor tipo me.
È ricco da fare schifo l’opposto di me, contornato da femmine bellissime, intelligenti e geniali tipo me.
Piú vado avanti con la lettura e mi accorgo di essere entrato in un meta racconto lacchè mentre mi leggete io vi sto parlando di un film che gireró con Quentin Tarantino e sarà il suo decimo film dal titolo… e con protagonista…
Ma questa è un’altra ed incredibile storia Ragassi e Ragasse.

Stay Tuned from more Rock n Roll.

 

Daniele Rosa Cardinal

Banana : in azione sul dancefloor sotto la mirrorball,in prima fila nei live act,ovunque ci sia rock n roll vibrations e movida life girls i'm yours